La vita di Ipazia, scienziata-filosofa uccisa nel 415 ad Alessandria d’Egitto dai “parabolani”, un gruppo di fanatici cristiani guidati dal vescovo Cirillo. Sono gli anni della distruzione della biblioteca di Alessandria e di pesanti conflitti religiosi e politici.
Dopo un film da camera ambientato al giorno d’oggi, l’ultimo lavoro di Alejandro Amenábar è un kolossal ambientato intorno al 400 con imponenti scene di massa. In realtà, pur nelle differenze, le due opere sono unite da evidenti legami “contenutistici”: se Mare dentro era esplicitamente un film “a tesi” a favore della libertà di scelta in materia di eutanasia, contro imposizioni di tipo religioso, Agora è incentrato sul conflitto tra fanatismo religioso e libero pensiero.
Amenábar rievoca un capitolo del “libro nero del cristianesimo”, nel quale la religione, usata come strumento di potere, si rivela fonte di fanatismo, di violenza, di intolleranza. Sono evidenti i parallelismi tra i cristiani ritratti nel film e gli odierni talebani. Il film stigmatizza il ruolo subalterno che nei secoli è stato attribuito alla donna (Cirillo giustifica la sua opposizione a Ipazia leggendo un brano dalle lettere di San Paolo – uno di quei brani che gli odierni commenti biblici chiosano con qualche imbarazzo) e contrappone al dogma una ricerca, popperianamente, “senza fine”.
Gli esperti dell’epoca rilevano come nella ricostruzione – complessivamente accurata – vi siano diverse “licenze poetiche”. In particolare, il fatto che sia improbabile che Ipazia abbia davvero precorso Keplero e il fatto che la filosofa venga dipinta come paladina della razionalità in senso moderno, quando, invece, essendo esponente del neo-platonismo, era piuttosto portatrice di un pensiero in cui magia e spiritualità avevano un ruolo non secondario. Ma, insomma, uno spettatore accorto sa che un film non è un libro di storia e sa quindi che deve prendere i fatti narrati con beneficio d’inventario, per guardare piuttosto alla profondità e alla credibilità dei conflitti drammaturgici che il film costruisce a partire dai fatti storici.
Da questo punto di vista, pur con qualche schematismo, il film funziona. Se la costruzione della protagonista può talvolta apparire agiografica e priva di passione, è sufficiente il primo piano, davvero toccante, del viso della brava Rachel Weisz nel finale per conferire al personaggio l’emozione che in altri momenti era mancata. Sotto il profilo drammaturgico, un’invenzione che ci pare interessante è quella del personaggio dello schiavo Davus, che, per certi versi, “umanizza” i “parabolani” (fanatici e violenti, lo liberano però dalla condizione di schiavo) e quindi rende le contrapposizioni del film complesse, non manichee.
Non mancano momenti didascalici – quando un carrello in avanti sul volto sottolinea il proclama di Ipazia “credo nella filosofia” o quando la musica sottolinea le parole con cui la filosofa si differenzia dai cristiani, “voi non mettete in discussione quello in cui credete” – ma, complessivamente, Agora è un film che, unendo potenza spettacolare e qualità figurative (si veda la sequenza dell’assalto alla biblioteca), riesce ad accendere la curiosità su un personaggio storico decisamente poco noto.
Titolo originale: Agora
Nazione: Spagna
Anno: 2009
Genere: Storico
Durata: 126’
Regia: Alejandro Amenábar
Sito ufficiale: www.agoralapelicula.com
Sito italiano: www.agora.mikado.it
Cast: Rachel Weisz, Max Minghella, Oscar Isaac, Ashraf Barhom, Michael Lonsdale, Rupert Evans, Homayoun Ershadi, Sammy Samir, Richard Durden, Omar Mostafa, Oshri Cohen, Yousef Sweid
Produzione: Mod Producciones, Himenóptero, Telecinco Cinema
Distribuzione: Mikado
Data di uscita: 23 Aprile 2010 (cinema)