“COME UN UOMO SULLA TERRA” DI ANDREA SEGRE, DAGMAWI YIMER, RICCARDO BIADENE

La verità che, per una volta, potremmo anche non ignorare

Quanto orrore si nasconde dietro agli accordi Italia-Libia sui respingimenti? Quanto ne sanno, di tutto ciò, gli italiani? E quanto, se sapessero, potrebbe cambiare, per lo meno in termini di opinione pubblica? Siamo pigri, o distratti, o che? Eppure le informazioni ci sono, chiare, nette: tutto quel che c‘è da sapere è alla luce del sole, oscurato “solamente” dai media principali.

Tutto quello che c‘è da sapere si trova nel film documentario Come un uomo sulla terra, vincitore di una svariata quantità di premi, girato da Andrea Segre e prodotto dall’associazione Asinitas di Roma, dove è attiva una scuola di italiano per stranieri, in collaborazione con Zalab, un gruppo di autori video specializzati in video partecipativo e documentario sociale. E proprio da un laboratorio di espressione e comunicatività all’interno di Asinitas è nato il film.

Come un uomo sulla terra: ovvero come tutti noi, disarmati e identici al di là di provenienze, credo, sesso, razza; come tutti noi, attoniti di fronte ai disegni del potere, quello vero, e anche di quel potere fondato sulla paura, che solo la violenza sa procurare; come tutti noi, imbalsamati e distratti, impegnati a rimanere a galla in un orizzonte quotidiano: per qualcuno la normalità, per altri un sogno irraggiungibile.
Come un uomo sulla terra è il racconto di un futuro reclamato, cercato a tutti i costi, anche al prezzo più alto: la vita stessa. Un racconto duro, che spezza il fiato e mozza le parole in gola: sia a chi si carica sulle spalle l’oneroso compito di narrare, sia a chi siede davanti allo schermo, e osserva.

Perché è tutto vero. Il film, visto al Cantiere di Pace di Martellago (VE), ma in circolazione in dvd in tutta Italia attraverso una instancabile maratona di proiezioni spontanee cui fa spesso seguito un dibattito, racconta come avviene il viaggio di chi è costretto ad emigrare da suo paese. È costretto: ovvero non ha scelta, come tutti coloro che, provenienti ad esempio dall’Eritrea – paese tornato in questi giorni alle cronache per la vicenda dei migranti respinti in Libia – non hanno possibilità legali per lasciare il loro paese. Eppure, comunque, lo devono lasciare: a causa di guerre, dittature, persecuzioni politiche o razziali.

Sono gli occhi dei migranti a parlare, più che le parole. Basterebbero i loro silenzi e i loro sguardi, catturati da una regia mai invadente o insistente, ma metaforicamente, “in ascolto”, a zittire chi grida becero il diritto a respingere, violando impunemente la convenzione di Ginevra fondata sul principio opposto, quello del non respingimento.

Sono gli occhi di chi ha percorso il Sahara chiuso in container di ferro ed è stato detenuto nelle carceri libiche senza nessun capo d’accusa e senza nessun processo, senza sapere se e quando sarebbe stato liberato; sono gli occhi di chi è stato venduto dai poliziotti ai trasportatori, ha subito stupri, violenze, ha visto la sua dignità in balia di aguzzini legalizzati o tacitamente autorizzati.

Sono gli occhi di una donna che ferma il suo racconto, perché oltre non può più andare: perché, dice, dopo aver vissuto un’esperienza così, diventi un depresso, tutto ti fa schifo. Sono gli occhi, anche, di Dagmawi Yimer, tra i promotori e gli autori del video insieme a Segre e a Riccardo Biadene. Dag le risposte le cerca: le domanda al ministro Frattini in conferenza stampa, e poi ai responsabili di Frontex, l’agenzia dell’Unione Europea che coordina la cooperazione tra gli stati membri in materia di sicurezza alle frontiere. E riceve imbarazzanti giri di parole in cambio.

Si dovrebbe proiettare Come un uomo sulla terra in ogni scuola, consiglio comunale, riunione di partito, chiesa, vertice di stato, stadio; ovunque ci sia una gruppo di persone in ascolto. Con un’accelerata di utopia, potrebbe indignare, finalmente, e suscitare un moto di civiltà; potrebbe persino cambiare il corso delle cose. Perché la verità è semplice, non ha bisogno di ideologie, di sofisticatezze intellettuali, di partitismi. Nemmeno di ragionamenti.

Titolo originale: Come un uomo sulla terra
Nazione: Italia
Anno: 2008
Durata: 60′
Genere: documentario politico
Regia: Andrea Segre, Dagmawi Yimer, Riccardo Biadene. Consulenza giornalistica per la realizzazione del documentario di Stefano Liberti e Gabriele Del Grande. Consulenza storica a cura di Alessandro Triulzi.
sito ufficiale:http://comeunuomosullaterra.blogspot.com
Con: Dagmawi Yimer, Fikirte Inghida, Dawit Seyum, Senait Tesfaye, Tighist Wolde, Tsegaye Nedda, Damallash Amtataw, Johannes Eyob, Tsegaye Tadesse, Negga Demitse
musiche: Piccola Bottega Baltazar
Produzione: Associazione Asinitas Onlus, Zalab
Sito Web: http://comeunuomosullaterra.blogspot.com
per organizzare una proiezione: http://comeunuomosullaterra.blogspot.com/2007/12/organizza-una-presentazione.html
Youtube: http://www.youtube.com/watch?v=j1Z86oFrGLI