Non è mica facile, diventare ricchi; lo sapevano bene Rossella O’Hara e Charles Foster Kane. Inoltre, sapevano che durante la scalata al successo c’è il rischio di perdere la propria anima. Daniel Planview è come loro, un figlio di quella terra dei sogni che è l’America. Ma lui, col film di Paul thomas Anderson arriva molti anni dopo i due suoi illustri predecessori. E rispetto a loro ha fatto molti passi avanti. O indietro.
Anderson narra la storia di un uomo che, dai primi del ‘900 agli anni della Grande Crisi, giunge al successo grazie alla propria terrificante spregiudicatezza e tenacia, inseguendo l’oro nero. Tratto dal romanzo di Upton Sinclair Oil!, Il petroliere si colloca nella nuova linea degli antieroi del cinema. Sullo schermo si svolge così una storia titanica, sporca e che lascia ben poca speranza, soprattutto sulla bontà dell’uomo. Giustamente è stato chiamato in causa Orson Welles, con i suoi personaggi ammalati di potere, che credono che il denaro possa far diventare simili a Dio. E sarà il caso anche di ricordare Rossella O’Hara, con il suo desiderio di “diventare tanto ricca da poter mandare all’inferno chi più le pare”. Daniel Planview però è diverso. A lui non interessa avere i soldi per usare gli altri, né è dotato della feroce ansia di stabilità che muoveva la bella georgiana di Via col vento. Cosa vuole Planview? Azzardando un’ipotesi, potremmo affermare che lui non vuole avere più degli altri, ma vuole che gli altri abbiano sempre meno.
Questa differenza, apparentemente minima, tra il protagonista dell’opera di Anderson e i suoi modelli cinematografici (Citizen Kane e Gone with the Wind), sembra essere lo specchio di un Nuovo Cinema. Il petroliere è, non solo per questioni cronologiche, un’opera di settant’anni successiva.
Sembra essere successo qualcosa, in questo periodo di tempo. Sembra che la speranza nel futuro, il pentimento, la ricerca delle proprie profonde necessità sia andata perduta. Rossella vuole arricchire, ma si renderà conto che solo una cosa è importante nella vita. Kane, analogamente, sul letto di morte ricorderà lo slittino di quando era infante. Ma Planview non cerca nulla. Quello che ha l’ha voluto come per predestinazione. E quando ce l’ha, non solo non sa goderselo (niente Xanadu in vista per lui, o almeno non per noi spettatori), ma non sa nemmeno interiorizzarlo. Si apre una visione terribile, sullo schermo: l’individuo non ha più salvezza. La religione (e quindi l’anima) non è più solo rifiutata, ma falsa e dileggiata. Il marcio non è più nel singolo uomo, ma della società che lui, a differenza degli altri uomini, riesce a vedere lucidamente.
Non è un caso che Via col Vento esca nel periodo in cui l’America si sta risollevando dalla crisi del ’29. E sembra non essere un caso nemmeno che Il petroliere esca, con questi toni di morte, nel 2008, gettando uno sguardo molto differente sugli Stati Uniti. Da questo possiamo dedurre che si tratta di un vero film moderno: persi i punti fermi, anche la narrazione si sfilaccia, le informazioni danno false piste, provocano un finale aperto. Come il pornodivo di Boogie Nights, anche Daniel Planview è, a suo modo, schiavo di qualcosa che è sì in lui, ma che lo sovrasta e lo domina. Non ci si lasci ingannare dalla grandiosità delle immagini e della musica. La meschinità è dietro l’angolo, e non c’è slitta o nuova alba che salvino, questa volta.
Titolo originale: There will be blood
Nazione: U.S.A.
Anno: 2007
Genere: Drammatico
Durata: 159’
Regia: Paul Thomas Anderson
Sito ufficiale: www.paramountvantage.com/blood
Sito italiano: www.bvimovies.com/it/twbb/…
Cast: Daniel Day-Lewis, Barry Del Sherman, Russell Harvard, Paul F. Tompkins, Kevin Breznahan, Jim Meskimen, Paul Dano, Kevin O’Connor, Ciarán Hinds, Dillon Freasier,
Produzione: Ghoulardi Film Company, Paramount Vantage, Miramax Films
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia
Data di uscita: 15 Febbraio 2008 (cinema)