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Intervista a Vasco Mirandola su “Una testa piena di Farfalle”

È lo spettacolo con cui Vasco Mirandola si è aggiudicato un posto da vincitore alla terza edizione del Premio Off del Teatro Stabile del Veneto. Lo scorso 13 dicembre è andato in scena al Dario Fo di Camponogara per La Parola ai Giurati, l’iniziativa con cui Arteven porta i vincitori dell’Off sui palcoscenici di alcuni teatri veneti. Chiacchieriamo con Vasco Mirandola di farfalle, pensieri, convenzioni, e ricicili di varia natura.

Vasco, da quale esigenza artistica nasce l’idea di “Una testa piena di farfalle”? E cosa sono le farfalle?

Avevo il desiderio di misurarmi con un monologo. Da tempo mi appassionano alcuni scrittori emiliani a cui mi sento vicino per sensibilità e poetica, e allora mi sono messo alla prova. Le farfalle hanno a che fare con la difficoltà di tenere fermi i pensieri; l’immagine di averle nella testa è una metafora: in qualche misura ci sono dei pensieri che pensiamo e altri che ci pensano, e questa sfumatura mi piace.

La testa piena di farfalle è quella di un signore stralunato, protagonista di uno spettacolo “diversamente comico”: una definizione ironica, che fa il verso al politically correct. Ma cosa vuol dire, in questo lavoro, “diversamente comico”?

Ho fatto il comico molti anni nella mia carriera e col tempo trovo sempre meno piacere a definire comicità quella che ci invade attraverso la televisione. E dico “invade” perché è aggressiva, veloce, non ti lascia il tempo di pensare, ti dicono anche a che punto ridere, mi fa sentire stupido.
Sono sempre stato attratto da quello sguardo comico che entra nella quotidianità, ne svela le fragilità: è più facile riconoscersi, ci avvicina a qualcosa di umano che ci appartiene. E poi chi crea i confini della normalità, anche nei ragionamenti ?

Un uomo come gli altri che, però, non parla come gli altri. Il suo linguaggio è “pieno di scontri”. Attraverso l’espressione, filtra la vita, come sempre…

Mi affascina la scrittura che non si appoggia bene alla logica, perché ci cambia i punti di vista sulle cose, e oltre che piena di scontri è anche piena di sorprese.

C’è un rapporto tra nevrosi e poesia in questo spettacolo. Un rapporto quasi storico, fatto di generazioni di poeti quasi inevitabilmente a nervi scoperti; come si esplicita questo rapporto nella tua messa in scena? E come si colloca questo spettacolo rispetto ai tuoi precedenti, anch’essi impregnati di poesia (penso a “Avrei tanto bisogno di dire” e a “E se fosse lieve”)?

Forse la poesia è solo un modo di guardarsi attorno e cercare di avvicinarsi a un senso. Questa è certamente una ricerca che mi affascina. In questo spettacolo c’è un uomo che affronta grandi temi della vita, come la morte, l’amore, il “diverso”, il senso dell’uomo; lo fa per approssimazioni, cerca degli esempi, fa degli esperimenti. Sono pensieri che passano in testa a tutti, ma non tutti hanno il coraggio di farli uscire.

Una Testa piena di Farfalle è un “omaggio a quegli scrittori emiliani che con ironia, sana follia e poetica visionarietà sanno cogliere lo storto, l’assurdo, e gli sfarfallamenti della vita quotidiana”. Com’è avvenuto il lavoro sui testi?

Ho cercato un filo che potesse mettere insieme autori come Zavattini, Raffele Baldini, Cavazzoni e Benati, Paolo Nori, Ugo Cornia. Non so se l’ho trovato perché sono autori che ti aiutano a perderti più che a trovarti. Ho scelto temi e pensieri che ci riguardano: alla fine potrebbero anche sembrare opera di una persona sola e questo fa pensare. Questa è stata la sfida. Neruda diceva: “La mia vita è fatta di tutte le vite, le vite del poeta”. Ecco: scoprire che io sono dentro a tutti i pensieri di tanta gente anche diversa da me, mi fa in qualche modo felice, partecipe del mondo.

Infine, una curiosità sulla scenografia. Marisa Merlin ha lavorato con oggetti di recupero e materiali da riciclo per creare le scene. Una scelta forte, in uno spettacolo che “lascia a terra e nell’aria briciole di umanità”. Quasi un segnale di speranza: dalle briciole si può risorgere…

Può essere che a volte lasciamo in giro tanti ritagli di noi. A volte non diamo abbastanza valore alle cose. A volte vorremmo che certe cose ritornassero. A volte ci piacerebbe riprovare, aggiustare, reciclarci, reinventarci. Anche questa è un’arte.

http://www.vascomirandola.it/
[http://www.teatrostabileveneto.it/teatro.asp?id=26118&p=5-> http://www.teatrostabileveneto.it/teatro.asp?id=26118&p=5]

[http://www.arteven.it/index.php/altre-attivita/la-parola-ai-giurati-i-vincitori-del-premio-off-nei-teatri-del-veneto-> http://www.arteven.it/index.php/altre-attivita/la-parola-ai-giurati-i-vincitori-del-premio-off-nei-teatri-del-veneto]