“In un mondo migliore” di Suzanne Bier

Un dramma contemporaneo per una riflessione necessaria

Il vento alza l’arida terra d’Africa, sotto un cielo carico di nubi, che lo attraversano senza fermarsi. Medico impegnato in un campo profughi, Anton tenta di curare le profonde ferite di un popolo devastato dalla povertà e dalla violenza della malavita locale impersonata da Big Man: l’uomo che trucida donne e bambine aprendo i loro ventri; mentre a casa, in Danimarca, Elias a scuola è vessato dai compagni più grandi e, irrigidita dal dolore per un tradimento, c’è Marianne, sua moglie.
Christian, dopo la morte della madre, lascia Londra col padre, Claus: in Danimarca lo aspetta la nonna che si prenderà cura di lui, e il dolore della perdita si confonde con la rabbia e l’odio del figlio per il padre.
Elias e Christian diventano compagni di classe, e insieme si allontaneranno da tutti.

Due padri, due figli e una madre, sono i protagonisti della commedia drammatica di Suzanne Bier, una delle registe più interessanti dell’attuale panorama europeo (Dopo il matrimonio, Non desiderare la donna d’altri). Oggetto, è l’esplorazione delle diverse forme di violenza e dei contesti in cui nasce. Come già in passato, sono messi in scena due spazi antitetici: qui e altrove; la civile Danimarca e la scarsamente civilizzata Africa. Sono territori fisici e dell’anima: uno aperto, battuto dal vento e dalla violenza e l’altro, chiuso, dove la violenza cresce nascostamente e si alimenta nel benessere e il conflitto di un microcosmo familiare assume una valenza universale.

Con una scrittura filmica precisa, fatta d’inquadrature tutte necessarie, la Bier costruisce una storia che offre elementi di intelligente e profonda riflessione. Evidenzia nell’assenza l’origine del male: quello sociale e quello privato. Mette in scena con cristallina onestà le lacerazioni di genitori e figli e con una profonda sensibilità registica scruta l’età spartiacque tra l’infanzia e la giovinezza. Elias e Christian, saldano un’amicizia che colma i vuoti; la loro alleanza, il loro patto, si fonda sul progetto di atti estremi. Ormai distanti dai genitori, si muovono dando forma di riscatto alla rabbia.

Danese, famiglia cosmopolita di origine ebrea, in passato ha aderito al Dogma, riconoscendo come elemento fondante il racconto, Suzanne Bier affresca un dramma in cui si alternano spazi chiusi e aperti; parla d’idealismo, di silenzio e di dolore. Traccia, con profonda compassione, tre ritratti di genitori che senza volerlo si ritrovano distanti dai propri figli, ma anche da se stessi. Racconta una donna, una madre, femmina della specie, che come tale è violentemente difensiva verso la sua prole, e racconta anche la violenza visiva che un padre fa subire ai suoi figli, solo per dimostrare loro che occorre porgere l’altra guancia.

Una narrazione in parallelo, dalla Danimarca all’Africa; dal razzismo tra popoli prossimi (gli svedesi), alla mattanza di carni nere, squarciate e insanguinate. Anton lascia l’ordinario per assumere su di sé lo straordinario di una scelta d’idealismo profondo. Ai problemi personali, dà una tregua dedicandosi al collettivo e, quando gli vene richiesto, decide di curare anche Big Man, irriducibile corpo di violenza divorato dai vermi di una cancrena. Lo cura contro tutti, per poi arrendersi e lasciare che sia la violenza del gruppo a prendere il sopravvento.

Un racconto che è dramma privato e dramma sociale, in cui, trattati con profonda onestà intellettuale, sono i temi dell’educazione e della violenza. Lucidità e poesia: In un mondo migliore è un’opera dal forte valore etico. All’esplosione segue la catarsi; l’evidenza del pericolo e il desiderio di cura restituiscono a ciascuno il coraggio di farsi avanti, di avvicinarsi di nuovo all’altro.
Un finale positivo, ma solo in parte, perché per la terra di vento e polvere la soluzione non s’è ancora trovata, e trovarla dipenderà anche da noi.

Com’ è ormai consuetudine, Adres Thomas Jensen alla sceneggiatura, alla fotografia Mortem Soborg e Pernille Bech Christensen al montaggio. Ottimo il cast: Mikael Persbrandt, Trine Dyrholm, l’immancabile Ulrich Thomsen e i giovanissimi talenti naturali, Markus Rygaard e William Johnk Nielsen.
Vincitore del Gran Premio della Giuria e del Premio del Pubblico al Festival di Roma, In un mondo migliore é candidato dalla Danimarca per gli Oscar 2011.

Titolo originale: Hævnen
Nazione: Danimarca
Anno: 2010
Genere: Drammatico
Durata: 113′
Regia: Susanne Bier
Sito ufficiale:
Cast: Mikael Persbrandt, Wil Johnson, Trine Dyrholm, Ulrich Thomsen, Camilla Gottlieb, Eddie Kihani, Emily Mglaya, Satu Helena Mikkelinen
Produzione: Zentropa Entertainments16
Distribuzione: Teodora Film
Data di uscita: Roma 2010
10 Dicembre 2010 (cinema)