Polonia, 1957, b/n, 97’
L’azione si svolge nel 1944, negli ultimi giorni dell’Insurrezione
di Varsavia. Dall’alto si vede il panorama della città
devastata, ancora avvolta nel fuoco. È il cinquantasettesimo
giorno dell’Insurrezione. Un reparto decimato che staziona
nel quartiere di Mokotow decide di percorrere le fognature
per raggiungere il centro dove ancora si combatte.
Durante il drammatico cammino il gruppo si spezza in tre
parti. La prima è quella del tenente Zadra, convinto che il
resto del reparto al completo lo stia seguendo. Kula, capo
della compagnia che cammina accanto a lui, non lo distoglie
dall’errore poiché non vuole che Zadra torni indietro in
cerca della gente sparsa per i condotti. Nel secondo gruppetto
c’è il tenente Madry accompagnato da una giovane
donna innamorata di lui e da un musicista incontrato per
caso. Nel terzo gruppo c’è il tenente Korab, gravemente ferito,
e una portaordini, Stokrotka, che si prende cura di lui.
Tutte le storie si sviluppano in modo parallelo e gli spettatori
sin dall’inizio sono consapevoli che la sorte dei protagonisti
è già decisa.
Il secondo film di Wajda e il primo dedicato all’Insurrezione,
scatena una vera tempesta che si estende anche al di
fuori dell’ambiente cinematografico. I ricordi di guerra e
delle sofferenze dei giovani caduti nella difesa della loro
adorata città erano ancora vivi, quindi c’erano grandi
aspettative nei confronti del film. Molti provarono delusione.
Il regista veniva quasi accusato di tradimento per aver
fatto vedere un gruppo di disperati condannati a morte,
sminuendo secondo i critici le dimensioni dello slancio nazionale
e del sacrificio dei giovani soldati. Inoltre a Wajda
veniva rimproverato di non aver mostrato uno sfondo più
ampio dell’Insurrezione. “I dannati di Varsavia merita di
essere considerato un film ambizioso. I suoi autori sono
riusciti a cogliere il vero pathos degli ultimi giorni dell’Insurrezione.
I valori del film non possono però impedire di
vedere gli errori drammatici dell’ultimo atto di questa tragedia,
quell’inutile scontro con la morte da parte di un
gruppetto di protagonisti, che si svolge nel tenebroso e
dantesco mondo delle fognature” scrive Jerzy Toeplitz della
rivista “Teatr i film” del 5.06.1957. Zbigniew Czeczot è
ancora più severo quando scrive su “Ekran” (n. 9, 1957):
“Innanzitutto come è andata in realtà. Per quanto riguarda
i fatti, a parte una serie di piccole imprecisioni, il film è
tutto sommato conforme alla realtà. Andò proprio così. E
per quanto riguarda la gente? Anche in questo caso il film
suggerisce alcune generalizzazioni di natura storica. […]
Non ho intenzione di farne un’analisi tecnica né drammatica,
mi limito alle persone. I protagonisti, già falsi dal punto
di vista storico, diventano ancora più falsi a causa dei
dialoghi: piatti, non adatti allo schermo, che cercano di
compensare la loro artificiosità con la volgarità. […] Questi
sarebbero i protagonisti dell’Insurrezione di Varsavia?
Alla domanda dei giovani scout che ci guardano con sguardo
interrogativo dobbiamo rispondere: non è così”.
Dal punto di vista artistico il film di Wajda è stato valutato
dalla maggior parte dei critici e degli spettatori in modo
positivo. Ne è prova il fatto che gli sia stato assegnato il
Premio Speciale della Giuria, la Palma d’Argento al decimo
Festival Internazionale di Cannes nel 1957. “Il film polacco
ha svolto il ruolo dell’ambasciatore dei cambiamenti della
nostra cultura – scrive il corrispondente da Cannes Jerzy
Plazewski citando una serie di interessanti opinioni dei critici
stranieri – André Bazin dei “Cahiers du Cinema” ammira
le scene sulle barricate, e soprattutto la birbantesca
gioia di Janczar dopo aver neutralizzato un Goliat, il carro
armato nazista. Edward de Laurot (“Film Culture”, New
York) sottolineava la densità alla Clouzot e la “mancanza
d’aria” delle scene girate nelle fognature. Per Doniol-Valcrose
del “France Observateur” Wajda è un regista completamente
maturo. A sentire Lindsay Anderson (“Sight and
Sound”, Londra) il nostro film si merita il premio. Il più
critico è Ugo Casiraghi (“L’Unità”): egli sostiene che al film
manchi uno sfondo più vasto e che il conflitto si svolge in
maniera troppo individuale. In compenso si dice conquistato
dalla recitazione degli attori”. Altrettanto positivi
sono i pareri pubblicati sulla stampa. Secondo il giornale
francese “Nice Matin” “le sensazioni provocate dai più famosi
film “noir” non sono nulla al confronto con quelle
emozioni sconvolgenti che ci accompagnano, che ci torturano
durante la proiezione del film di Wajda. Un film fatto
alla perfezione. Un film che colpisce e affascina”.
I dannati di Varsavia, considerato il primo film della cosiddetta
“scuola polacca” ha suscitato molto interesse ed è
stato acquistato da molti paesi del mondo, nei quali ha suscitato
grande interesse. Anche dopo molti anni non ha
perso niente della sua forza espressiva. Come scrisse Andrzej
Bukowski di “Zycie Warszawy” (n. 40, 2000): “La proiezione
de I dannati di Varsavia di Andrzej Wajda in occasione
del sessantesimo anniversario dell’Insurrezione di Varsavia
ha dimostrato che questo film continua a provocare
forti emozioni. I dannati di Varsavia, tratto dal racconto di
Jerzy Stefan Stawinski, è stato il primo film che ha mostrato
l’Insurrezione in un modo che non a niente a che vedere
con le calunnie staliniane”.
Regia: Andrzej Wajda;
Sceneggiatura: Jerzy Stawinski sulla base
del proprio racconto La fogna;
Fotografia: Jerzy Lipman;
Musica: Jan Krenz;
Montaggio: Halina Nawrocka;
Scenografia:
Roman Mann;
Costumi: Jerzy Szeski;
Interpreti: Wienczyslaw
Glinski, Teresa Izewska, Tadeusz Janczar, Emil Karewicz, Wladyslaw
Sheybal, Stanislaw Mikulski, Teresa Berezowska, Tadeusz
Gwiazdowski, Adam Pawlikowski;
Produzione: Gruppo Cinematografico
Kadr.