Giornate degli Autori
Dopo una giornata di sole, mare, tuffi, qualche birra e una pizza, quattro ragazzini violentano Irene, anche lei adolescente. Il giorno dopo Ciro va a denunciare sé e i suoi compagni. Dietro a lui si chiudono le porte del carcere minorile di Nisida, Irene si rinchiude nel guscio protettivo della sua casa elegante in uno dei quartieri borghesi della città. Due mondi lontani che però piano piano inizieranno ad avvicinarsi e, forse, a comunicare.
Preceduto da qualche polemica sul mancato inserimento in Concorso a Venezia, presentato nella Giornate degli Autori, L’amore buio è l’intensa storia di due adolescenti e di due mondi agli antipodi, narrata da un regista sincero e scomodo come Antonio Capuano, autore anche della sceneggiatura.
I due volti di Napoli raccontati da Capuano non potrebbero essere più distanti: da una parte Ciro con il suo linguaggio colorito e vivace, espressione del sottoproletariato costretto a far crescere i propri figli sulla strada, ma capace di passioni e affetti. Dall’altro Irene, figlia (i genitori sono Luisa Ranieri e Corso Salani, qui nella sua ultima interpretazione) di un ambiente borghese e formale, freddo e chiuso, che – sono parole del regista – “pratica la città da estranei”.
Nella continua contrapposizione che sembra la caratteristica di questo film, i due giovani sono prigionieri: Ciro è detenuto nel carcere minorile di Nisida dove sta scontando la pena di due anni per la violenza, Irene è “protetta” dalle sbarre invisibili di una casa lussuosa e bellissima, in cui insegue e cerca “un piccolo spazio per essere segreta”.
Il punto di svolta arriva quando Ciro, dal carcere, inizia a scrivere a Irene delle lettere, preannunciate in due poesie su due aspetti dell’amore – ancora una volta una contrapposizione, che sono il fulcro narrativo della storia: è l’atto di coraggio che diventa terapia per sconfiggere notti insonni e monotonia della vita in carcere scandita solo dai laboratori, dai colloqui con la psicologa (Valeria Golino, qui così dimessa che Ciro la definisce “brutta”) e dai pasti in refettorio con i compagni di cella. Ciro inizia così ad esprimersi fino all’esplosione di uno strepitoso rap napoletano in cui dichiara la sua rabbia verso il mondo.
Irene quelle lettere non le legge per un tempo imprecisato, poi le strappa in mille pezzi, ma poi le ricompone meticolosamente: è qui che la disperazione che si respira per tutta la prima parte della narrazione scivola lentamente nella speranza. La speranza che questi due mondi così distanti possano forse un giorno incontrarsi.
La fine del film coincide con la fine della detenzione di Ciro. All’uscita dal carcere, tra la gente, la macchina da presa indugia sui volti di Ciro e su quello di una giovane donna – Irene non è ormai più una adolescente – e anche se i luoghi fisici non coincidono, è bello pensare che un filo ideale unisca in qualche modo Ciro e Irene, così diversi eppure, nelle loro sofferenze, così simili.
I due giovani attori, reclutati nelle scuole napoletane, sono, con la loro spontaneità e autenticità, il punto di forza dell’opera. Dopo la proiezione Capuano si commuove mentre racconta al pubblico i provini, e la scelta di Gabriele Agrio e Irene De Angelis per i ruoli dei protagonisti, due ragazzi che “facevano lievitare le cose che gli chiedevo”.
Due facce perfette per un film pieno di poesia, esempio di arte cinematografica in grado di diventare strumento di coscienza. Un film che potrà piacere o non piacere, ma che, come tutte le opere di Antonio Capuano, lascia un segno profondo nel cuore dello spettatore.
L’amore buio
Nazione: Italia
Anno: 2010
Genere: Drammatico
Durata: 110′
Regia: Antonio Capuano
Cast: Irene De Angelis, Valeria Golino, Gabriele Agrio, Luisa Ranieri, Corso Salani, Fabrizio Gifuni, Alfio Alessi, Anna Ammirati
Produzione: L. G. M. Ellegiemme, Rai Cinema
Distribuzione: Fandango
Sito internet: http://www.fandango.it/lamorebuio/#/home/
Data di uscita: Venezia 2010; 3 Settembre 2010 (cinema)