“L’isola di ferro” è un film che ci inabissa in una terra lontana, da noi sconosciuta, l’Iran, con i suoi drammi e le sue sofferenze. Protagonista è la gente iraniana dilaniata dalla guerra, senza terra e casa, che vive all’interno di un peschereccio in mezzo al mare. La loro casa è un’isola di ferro. Qui c’è tutto quello che serve: si lavora, si studia, ci si innamora.
Come in ogni nave, a governarla c’è un capitano, Nemat, uomo cinico e furbo che si serve della miseria umana per i suoi loschi affari. Per tutti ha parole di sollievo, ma ciò che conta è il denaro. Intanto la nave imbarca acqua e più volte la gente è invitata a sgomberarla; ma cosa faranno una volta scesi? Non hanno terra e lavoro. I giorni trascorrono tranquillamente; ognuno ha un suo compito all’interno della nave: chi fa l’insegnante, chi impasta il pane, chi smonta pezzi di ferro dalla nave per venderli, c’è spazio anche per una storia d’amore, proibita e punita. È importante far sposare la figlia con un uomo ricco, per avere una bocca in meno da sfamare. Ed è proprio il capitano a procurare quello che si dice un buon partito, ai danni dei due giovani innamorati. Arriva l’ordine di evacuazione: il capitano invita la gente a difendersi, ma ogni tentativo sarà vano.
Nonostante il mare sia suggestivo e spettacolare, come dice il maestro ai suoi ragazzi, la nave affonda sempre più e con essa gli affari del capitano Nemat (come la vendita dei barili di petrolio). La scoperta del petrolio, l’oro nero di queste terre, la vera causa delle tante guerre che hanno sterminato interi popoli da sempre, è una delle scene più intense del film. La mdp inquadra i loro volti, i loro corpi nel riempire quei barili, nel gettarli in acqua e nel trasportarli sulla riva per poi venderli. Il regista accentua questa sequenza attraverso delle riprese a rallentatore, come se questo fosse un rito catartico, una danza che dà forza e vigore, anche se la fatica è tanta. Tutta la gente del peschereccio partecipa a questo rito/festa; il petrolio è la loro ricchezza, il riscatto dalla povertà. Ma la nave comunque sta affondando. Il regista ironizza su ciò inserendo una scena in cui viene proiettato il film Titanic, mentre tutti gli uomini guardano meravigliati le scene di quell’affondamento.
Ma l’incantesimo è spezzato da una donna che deve partorire e che poi muore. Assistiamo così al rito funebre, come poi anche, a quello del matrimonio. È la vita, in tutta la sua pienezza, che si svolge all’interno della nave e la gente è il coro di questa immane tragedia greca. Ci si dispera se qualcuno muore, si canta e balla se qualcuno si sposa. Ma non tutti sono disposti a subire soprusi. Il ragazzo non può assistere a quel matrimonio, scappa ma, ripreso, sarà punito brutalmente, poiché il capitano deve far capire chi è che comanda e la sua punizione è d’esempio per gli altri, affinché non si ribellino a lui. Il capitano arriva ad un accordo con le autorità, la gente inizia ad abbandonare il peschereccio e in cambio avrà delle terre. Il capitano controlla, ordina e dirige il pellegrinaggio per chiedere le terre. Tutte le donne indossano il burka e si avviano in silenzio. Le sequenze finali del film sono un monito di speranza. Mentre la gente si avvia verso il luogo dove dovranno costruire il villaggio, un bambino si allontana e ammira il tramonto e quel mare, che fin da piccolo lo aveva ospitato. Il suo nomignolo è pesciolino. Si guarda attorno e in una pozzanghera vede dimenarsi un piccolo pesce, lo prende con sé, come quando sulla nave liberava quelli pescati dalla gente, e lo getta fra le onde del mare, illuminate dal tramonto del sole di giallo oro. È la speranza di un cambiamento; anche quando la giovane sposa si recherà davanti all’altare a pregare e là incontrerà il suo vero ed unico amore.
Il cinema diventa, così, lo spaccato di un mondo che noi non conosciamo, realtà estrema ma dove la speranza ha il diritto di essere scoperta.
Titolo originale: Jazireh ahani
Nazione: Iran
Anno: 2005
Genere: Drammatico
Durata: 90′
Regia: Mohammad Rasoulof
Cast: Ali Nassirian, Hossein Farzi-Zadeh, Neda Pakdaman, Nemat
Produzione: Farabi Cinema Foundation, Sheherazad Media
International
Distribuzione: Lucky Red
Data di uscita: 16 Giugno 2006