L’Innocente di Gabriele D’Annunzio rinnovato da Giancarlo Marinelli con il Teatro Stabile La Piccionaia

Un nuovo finale e un nuovo punto di vista, per una vicenda sempre attuale

Tullio Hermil è un marito traditore: dall’alto del suo superomismo trova ogni giustificazione, fino a dirsi che la stessa moglie approverebbe le continue scappatelle. Ma il suo amore di sé non gli permette di accettare che la stessa moglie, la sognante e sottomessa Giuliana, lo tradisca con un giovane poeta.

“L’innocente”, che dà il titolo al romanzo di D’Annunzio portato in scena da Giancarlo Marinelli, è il figlio di Giuliana, il frutto della sua relazione segreta, ma le novità inserite dal regista fanno sì che la scelta calzi ancora più a pennello: non solo perchè il regista ci fa sapere che il piccolo Raimondo è in realtà figlio legittimo di Tullio, ma anche perchè il fatto che scatena la tragedia è inesistente, e la stessa Giuliana, apparentemente adultera come il marito, è in realtà innocente come il figlio.

Scagionando la moglie, il regista riversa ogni responsabilità sulla madre: il personaggio che vediamo è scaltro e autoritario, infido e manipolatore. E Ivana Monti, che la interpreta, è senza dubbio la più valente tra gli attori che si sono alternati sul palco, con la voce glaciale e i modi decisi di una madre che prende in mano una situazione familiare e muove gli altri personaggi come pedine.
Nel romanzo-confessione vediamo i personaggi unicamente attraverso gli occhi di Tullio, il quale descrive la madre con affetto e comprensione. Abbiamo bisogno di uscire da quegli occhi per vedere come la stessa madre corrompa la serva (Eleonora Tiberia) affinchè costringa il figlio Federico (Ruben Rigillo) a tradire la fiducia del caro fratello; non possiamo fidarci di quello sguardo affettuoso se vogliamo capire che è stata proprio la madre, mettendo in bocca a Giuliana terribili bugie, a provocare la follia di Tullio.

La rappresentazione di Marinelli non possiede la calma e la relativa razionalità della confessione originale, ma al contrario si percepisce fin dall’inizio la furia interiore dei personaggi, con le loro crisi di nervi e i loro sbalzi di umore: i momenti di serenità che rendono il quadro familiare e il rapporto di coppia inverosimilmente idilliaci – momenti di debolezza nella recitazione di Tullio e Giuliana (Rosario Coppolino e Debora Caprioglio) – lasciano subito il posto alla tragedia, all’esplosione e, di conseguenza, agli inganni.
Interessante e sconvolgente è l’elemento gotico inserito dal regista: il fantasma dell’adorata sorella Costanza infatti, incombe sul protagonista nei suoi momenti peggiori, con una lunga tunica bianca o nuda, e pesa sulla quieta Giuliana..Tullio e la sua famiglia vedono infatti in lei un sostituto della povera figlia e sorella, ed è lecito pensare che la amino in buona parte per questo.

Insomma la rivisitazione sarebbe stata molto interessante, se non fosse stata un po’ penalizzata dalla recitazione di alcuni attori, poco coinvolgente e a volte forzata, che ha impedito allo spettacolo di mostrarsi in tutta la sua tensione.

IVANA MONTI – DEBORA CAPRIOGLIO – ROSARIO COPPOLINO
“L’INNOCENTE” da Gabriele D’Annunzio
riscrittura e regia di Giancarlo Marinelli
con Ruben Rigillo, Elenora Tiberia