Nel giorno della Festa della Donna tante scuole ad applaudire lo Shakespeare più classico. C’è chi lo preferisce in versione moderna – vedi Michele Placido nel suo recente “Re Lear” – e chi invece tenta di modificarlo il meno possibile, imboccando una strada classica leggermente rivista per adattarsi al pubblico di oggi.
Stiamo parlando di William Shakespeare, ovviamente, e questa volta il titolo è in assoluto il più celebre tramandato ai posteri nei secoli dei secoli: “Romeo e Giulietta”.
A riportarlo in scena – anche se, a dire il vero, un testo del genere dalle scene non è mai uscito, in un modo o nell’altro – è la Società per Attori, con una versione tradizionale che ben si agghinda di qualche battuta umoristica, una scenografia minimalista e piccolissime incursioni fuori dal testo. Ma in generale si cerca di essere il più possibile fedeli alle parole di Shakespeare, dunque mantenendo la versione in versi e spostando la creatività sul piano della gestualità, dell’interpretazione e dei costumi.
Le musiche originali di Marco Podda accompagnano uno spettacolo che in definitiva si presenta adatto a tutti: e proprio questo è il motivo per cui l’8 marzo – nel giorno della Festa della Donna – in sala al Teatro Duse di Bologna c’erano tantissimi ragazzi delle scuole, che a dire il vero in tre ore di spettacolo non hanno dato segno di annoiarsi neppure un secondo. Molte, anzi, le risate e gli applausi, specie per il personaggio di Mercuzio, in questo caso interpretato da Mauro Conte.
I ruoli principali sono stati affidati a due giovani talenti italiani: Giovanni Anzaldo nei panni di Romeo e Gloria Gulino in quelli di una bella e appassionata Giulietta. Bolognese doc, Gloria ha studiato presso L’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico e al Duse è tornata molto volentieri, dall’8 al 10 marzo, dopo che proprio qui aveva esordito con il suo primo saggio da ragazzina.
Sul palco anche Fabio Bussotti a interpretare frate Lorenzo, Riccardo Francia (Benvolio e Baldassarre), Fabio Fusco (Principe della Scala e Pietro), Michele Lisi (Tebaldo e Paride) Simone Pieroni (Capuleti), una bravissima Serena Mattace Raso nelle vesti della Balia e infine Nicolò Scarparo a dare volto a Montecchi, oltre che al frate Giovanni.
Dietro le quinte Massimiliano Palmense ha curato la traduzione dei testi, mentre Alessandro Chiti si è occupato delle scene, coadiuvato da Mariano Tufano per quanto concerne i costumi. Il tutto sotto l’attenta supervisione di Giuseppe Marini, che ha saputo allestire benissimo uno spettacolo di ben tre ore senza mai risultare pesante o noioso.
Per chi ama lo Shakespeare classico, questa è una riuscitissima prova a dimostrazione del fatto che per continuare a interpretare ancora oggi il pilastro portante del teatro internazionale non c’è necessariamente bisogno di ribaltarne testi, forma e scenografia in un’ottica contemporanea e innovativa. A noi William Shakespeare piace tantissimo anche quando viene lasciato così com’è: semplicemente perfetto.
La programmazione del Duse continua il 15 marzo con “Contemporary Tango” che vedrà protagonista Kledi Kadiu e il 22 marzo con “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere” di Paolo Migone.
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