Novecento. Arte e vita in Italia fra le due guerre

La mostra ai Musei San Domenico di Forlì

FORLI’ – Non era facile per i Musei San Domenico di Forlì riuscire ad organizzare una mostra sull’arte italiana del Novecento che reggesse il confronto con quelle magnifiche fino ad ora realizzate negli stessi ambienti dalla Fondazione. A parere unanime di chi ha potuto visitarla in anteprima (La mostra sarà aperta dal 2 febbraio al 16 giugno) l’impresa è di nuovo riuscita al meglio.

A trarne vantaggio non sono solo i visitatori ma gli studiosi in genere, felici di potere rivedere il loro punto di vista su questa fase della cultura italiana, fino ad ora esplorata marginalmente. I progettisti dell’allestimento non hanno solo mirato a raccogliere ed esporre alcune delle opere più emblematiche e rappresentative delle tendenze artistiche, ma sono riusciti a ricreare l’esprit du temps, segnato nell’arte dal fiorire di avanguardie fra le più audaci e anticipatrici di futuri orientamenti. Si voleva essere capaci di allacciarsi alla gloriosa tradizione classica italiana infondendole, al tempo stesso le stigmati imprescindibili del moderno per non adagiarsi sul déjà vu ma per avanzare verso nuovi sviluppi.

Ciò che balza evidente ad un primo sguardo è il ritorno al centro della scena della figura umana, rivalutata ed esaltata nella sua carnalità a volte spiacevole per i gusti attuali ma ricca di potenza espressiva e a un tempo di materialità. E’ un ritorno all’ordine nel rispetto di un perbenismo di facciata preteso e imposto dal potere politico di allora al fine di usare anche l’arte per rafforzare il proprio potere. La madri quindi tornano opulente esibendo il loro corpo di riproduttrici soddisfatte.

E’ chiaro però che non ci si trova di fronte ad un appiattimento generalizzato: i veri talenti, sicuri di sé come Casorati restituiscono alla donna la sua grazia giovanile, levigandone i corpi snelli, tratteggia mollemente i volti di modelle, discendenti dirette delle figure femminili del Mantegna, uno di primi a dare modernità al classico. Le figure si dispongono in un ordine armonico riempiendo lo spazio loro assegnato in una danza ritmica che dà l’illusione di udire i suoni delicati della mandola carica di suggestione e magia.

Il passaggio definitivo al moderno avviene con il fragore della velocità dei primi rudimentali velivoli, occasioni imperdibili per un Depero e per chi, come lui fa della velocità un mito. A romper il mirabile equilibrio fra antico e moderno fra classicismo ed avanguardia è l’intrusione sempre più soffocante del regime mussoliniano che pretende di piegare la libera ispirazione alle sue esigenze propagandiste. Fra le tante responsabilità storiche ad esso imputabili, vi è forse da aggiungere il colpo inferto ala scultura dell’epoca, costringendo il grande Arturo Martini a divenire in tanti casi, un cortigiano sottomesso al potere.
Per non farsi influenzare dalla proprie personali opinioni politiche, occorre quindi purificare la mente da dannosi preconcetti guardando con obiettività e affidandosi solo al giudizio estetico. In ogni caso a Forlì ci si trova di fronte ad una mostra veramente imperdibile.

Periodo di svolgimento: dal 02/02/2013 al 16/06/2013
Orario: da martedì a venerdì dalle 9.30 alle 19.00; sabato, domenica, giorni festivi dalle 9.30 alle 20.00. 4 febbraio e 1° aprile apertura straordinaria. La biglietteria chiude un’ora prima
Ingresso: a pagamento
_ Tariffa intera: 10,00€
_ Tariffa ridotta: 8,00€ – Gruppi superiori a 15 unità, minori di 18 e maggiori di 65 anni, titolari di apposite convenzioni, studenti universitari, residenti nella Provincia di Forlì-Cesena
_ Tariffa ridotta: 4,00€ – Scolaresche – Scuole primarie e secondarie
_ Gratuità: Bambini fino ai 6 anni, 1 accompagnatore per ogni gruppo, diversamente abili con accompagnatore, 2 accompagnatori per scolaresca, giornalisti