“Pietra di pazienza” di Atiq Rahimi

La guerra fuori, la battaglia dentro

Lei ha lunghi capelli neri e con sé ancora la giovinezza. Lui ha il corpo disteso e scarnificato. Privo di conoscenza, con una pallottola nella nuca, è quel che resta di un eroe, il cui sorriso beffardo rimane solo un ricordo impresso nella foto ancora attaccata al muro di una stanza violata dalla guerra.

La mano di lei, appoggiata al suo petto, cerca quel che della vita resta: il respiro; e per la prima volta lei parla a lui. Per la prima volta lei, sposa bambina, donna sottomessa di un eroe lontano e di un moribondo troppo vicino, lei donna e madre di due figlie, sola, abbandonata nel conflitto, sola in una stanza dal soffitto squarciato, si rivolge a lui e al suo incerto ascolto.
Da principio, frammenti, ricordi, tenerezza poi, a poco a poco, emerge con forza una sommersa vena di ribellione, pensieri proibiti e la confessione delle menzogne.

Parole forti, aspre, che si alternano alle pause di una quotidianità contraffatta dalla guerra. Lei lascia la stanza, va via, raggiunge le figlie sicure altrove per poi tornare, per assisterlo e per continuare un racconto da cui emergono le eco di secoli di sottomissione e violenze subite, del piacere negato da uomini capaci di fare la guerra perché non sanno fare l’amore. Poi la vergogna l’assale, per questa nuova pelle che l’avvolge, per le parole che si liberano dal controllo, per le verità che forse solo lei ode.

Atiq Rahimi è nato a Kabul nel 1962, vive a Parigi perché ha ottenuto l’asilo politico, ha scritto Pietra di pazienza in francese “di notte – dice- con il vocabolario accanto”. La sua scrittura è colta e immediata al tempo stesso; precisa e dalla forza visiva in cui riecheggia la prosa di Marguerite Duras. Scrive una pièce, una storia d’interno che si regge su un unico personaggio e sull’idea di un comprimario ingombrante e al tempo stesso immoto.

Fuoricampo scorre la tragedia della guerra, una realtà che si materializza attraverso i suoni e le parole, attraverso l’irruzione di uomini violenti, di giovani impauriti e dalla presenza, oltre la parete, di una vecchia abbandonata e impazzita; mentre in campo una donna porta avanti la sua personale battaglia trasformando il suo uomo immobile in sang-e sabur, la pietra di pazienza, che nella tradizione persiana ha il compito di ascoltare le confidenze, di assorbire segreti inconfessabili fino ad arrivare all’esplosione che rende liberi; ma tra ciò che è in campo e ciò che è fuori campo non c’è soluzione di continuità. Con Pietra di pazienza Atiq Rahimi ha vinto il premio Goncourt 2008.

Atiq Rahimi, Pietra di pazienza, Einaudi, 2009, pp. 109, € 17,00.