Che cosa significa essere un eroe? Significa forse essere coraggioso, idealista, un po’ illuso ma audace, pioniere e scienziato? Certo, tutte queste cose insieme, ma se è vero anche che “gli eroi son tutti giovani e belli”, Géo Chavez è stato sicuramente un eroe: il documentario “Più in altro delle nuvole” racconta come e perché. Ma racconta anche la poesia e la modernità di quella vicenda, spiegandoci, come e perché questo giovane uomo non può essere dimenticato.
Nel 1910 il Touring Club Italiano lanciò una sfida internazionale, supportata da mecenati e finanziatori, che misero in palio 100 mila lire per i primi tre che si fossero classificati in un’impresa mai tentata prima: trasvolare le Alpi.
Géo Chavez, 23 anni, fu il primo a aderire. Aveva ottenuto i brevetto di volo appena da pochi mesi e il suo monoplano Blériot somigliava a un dei modelli di Leonardo da Vinci. I vari specialisti intervenuti nel documentario evidenziano con chiarezza le caratteristiche tecniche di quel velivolo che per i tempi era straordinario e mostrano il suo “gemello” che vive oggi in un hangar tedesco. Il clima del tempo, di quella “bell’époque” dove tutto sembrava possibile e il progresso era a portata di mano, è ricreato con poetiche e fantasiose animazioni (realizzate da due piemontesi), che integrano e sovente sopperiscono la comprensibile carenza di materiale filmato d’archivio, peraltro incredibilmente generosa.
Ricco di famiglia, un po’ Piccolo Principe e un po’ Tazio Nuvolari, il giovane Géo apparteneva a due mondi e a due culture, tanto che la pronuncia del suo nome variava a seconda che lo chiamassero i suoi compatrioti d’origine, peruviani , o quelli di adozione, francesi: Jorge o George Chavez o Chavéz, anche se per tutti era semplicemente Géo.
Non ci furono molti concorrenti, anzi in alla fine Geo fu il solo a trasvolare. Dopo avere per giorni meticolosamente esplorato, a terra, il percorso che avrebbe fatto lassù in cielo, da Briga a Domodossola, partì poco dopo l’una del pomeriggio del 23 settembre 1910. Dopo quarantacinque minuti era sopra Domodossola, in volo planare. Alza un braccio per salutare: ha vinto! Era a soli venti metri da terra quando un’ala si spezzò, come un uccello che abbia compiuto uno lo sforzo inaudito. Precipita e muore dopo cinque giorni di agonia. Scrisse Luigi Barzini, grande firma del Corriere della sera, che una misteriosa donna, una “dama bianca” ante litteram si fosse precipitata dalla Francia per restare al suo capezzale. Ma, a questo punto, Gèo è già un mito e un eroe, tanto che Giovanni Pascoli gli dedica un’ode: “che in cielo, un dì, mirabilmente muto / passar fu visto, come Dio, seduto! / un uomo! l’uomo alato!”.
Le musiche nostalgiche alla “Spoon River”, appositamente scritte da Giorgio Conte con Carlo Grande, sono parte integrante dell’emozione e del racconto: ne vediamo la genesi e seguiamo ogni strofa “alpinista nell’aria.. che coraggio il ragazzo seduto lassù… forza Géo … scendi dal cielo, adesso il tuo volo comincia davvero…” .
Oggi per i più il suo nome non dice nulla a meno che non si arrivi nell’aeroporto a lui dedicato a Lima, in Perù. Grazie a Fredo Valla, regista indipendente cuneese, oggi Géo rivive nelle immagini reali e fantastiche di questa pellicola, nelle parole di molti appassionati, italiani, francesi, svizzeri, tedeschi, che studiano la sua storia e coltivano il suo mito. Apprendiamo fatti e dati sorprendenti e curiosi che illuminano un’epoca nemmeno tanto lontana, ma dalla quale ci separa un progresso tecnico impressionante: il velivolo era curiosamente alimentato da benzina con olio di ricino; appena un anno prima Luis Blériot aveva sorvolato la Manica, il campo di decollo si chiamava campo di slancio, un nome che sa di infantile, come nel gioco della fionda. Ci rendiamo conto che imprese come questa hanno aperto la strada all’aviazione non fine a se stessa come sport, ma come mezzo bellico prima e poi come la intendiamo oggi, mezzo di trasporto.
Ma riflettiamo anche sulla eterna audacia dell’uomo, che spinge il progresso sempre più in là, sfidando la morte con tutte le sue forze anche se la sfida è impari non si arrende. Se ci soffermiamo a riflettere, ci vengono in mente molti altri eroi che hanno segnato il passo dell’evoluzione umana: astronauti, navigatori, esploratori, come Henry Worsley, morto nel gennaio 2016 mentre tentava di completare l’attraversata in solitaria dell’Antartide.
scritto e diretto da Fredo Valla (Italia-Francia, 2015)
Prodotto da GraffitiDoc con il sostegno del Piemonte Doc Film Fund, Programma MEDIA della Comunità Europea, Cineteca di Bologna e CNC, in coproduzione con Les Films du Tambour de Soie.
animazione Francesco Vecchi – Alessia Cordini
_ montaggio Catherine Catella
_ fotografia Luciano Federici con Andrea Vaccari
_ suono Vito Martinelli, Mirko Guerra, Tommaso Bosso
_ musica Giorgio Conte testi Carlo Grande
_ sound design e musiche originali Walter Porro
_ produzione Enrica Capra (GraffitiDoc)
_ lingue italiano, francese, tedesco svizzero, inglese
_ sottotitoli Italiano, francese
_ durata 52’
_ info@graffitidoc.it