“Profumo – Storia di un assassino” di Tom Tykwer

Un ambizioso affresco di sensazioni olfattive

Bisognerebbe scoprire dove Tom Tykwer ha trovato il coraggio di portare sul grande schermo una storia che già più di quindici milioni di persone aveva letto in tutto il mondo. Una storia non semplice, dato che la maggior parte delle pagine scritte da Patrick Süskind (autore del romanzo “Profumo”) erano impregnate da lunghissime e minuziose descrizioni delle sensazioni olfattive attraverso cui il protagonista cercava di conoscere l’intero mondo che lo circondava. E il cinema, forse, non era il posto migliore per trasmettere queste sensazioni.

La pellicola narra la storia di un trovatello, Jean Baptiste Grenouille (Ben Whishaw), affetto da uno strano handicap: il ragazzo non ha odori, ma nello stesso tempo ha l’olfatto più sviluppato al mondo, una capacità che lo porterà a scoprire l’affascinante arte dei profumieri parigini e a rifugiarsi su montagne impervie per scoprire la propria essenza, il proprio essere.

Grenouille, infatti, conosce tutto solo grazie al suo naso. Entrato nella bottega del gran maestro Baldini (Dustin Hoffman) e apprese le misteriose tecniche per la realizzazione dei profumi, Jean-Baptiste rimane affascinato da una leggenda che racconta come sia impossibile realizzare il profumo, l’essenza più rinomata al mondo: un’essenza “divina” composta da tredici distinte parti, che arrivi al cuore delle persone e le domini. L’ossessione che sfocerà in lui, lo porterà ad uccidere delle bellissime ragazze che troveranno la morte dietro il volto malinconico del ragazzo.

La trasposizione cinematografica ha, come binari principali di un viaggio che spesso si rende noioso, il realismo della Parigi del diciottesimo secolo e la fantasia dei “magici poteri”. Il film risulta essere tagliato in tre parti (l’adolescenza, l’apprendistato, la degenerazione omicida) da una feroce accetta, che non si preoccupa di approfondire nel dettaglio l’evoluzione e la trasformazione psicologica del protagonista da bambino indifeso a serial killer.

In compenso la prima parte (forse l’unica più vicina alle sublimi atmosfere del romanzo), propone attraverso scene nauseanti e profumate, l’orrore e la sporcizia dei mercati parigini, riuscendo, anche se non in pieno, a dare allo spettatore le sensazioni dei profumi e degli olezzi attraverso delle suggestive immagini caratterizzate da accostamenti di colori, a volte sgargianti a volte tetri e cupi, che rimandano dal grande schermo all’idea di “profumo”.

Superata la prima ora e apprezzata l’ottima fotografia accompagnata da una buona colonna sonora, tutto inizia a pesare alla vista del pubblico, che vorrebbe, forse, chiudere gli occhi e cercare di percepire con l’olfatto ciò che ha appena visto. L’uso frequente della voce fuori campo toglie la possibilità di fantasticare su ciò che si deve “annusare” con lo sguardo. La storia degenera in una semplice e poco misteriosa serialità omicida, dove un improbabile ragazzo magro e senza forze riesce a scampare a centinaia di controlli e di arresti.

E poi il finale, dove il regista decide di mettere in scena l’inafferrabile estasi provocata dal profumo “divino”, che però forse era meglio lasciare alla fantasia dello spettatore, “inafferrabile” appunto. Ma il regista decide di rischiare e filma una grande orgia che non trasmette nulla, nè amore, nè libertà, nè pace nel mondo, ma fa soltanto sorridere e storcere il “naso”.

Tykwer avrebbe dovuto seguire il consiglio di Kubrick: “questo romanzo è infilmabile”.

Nazione: Germania, Francia, Spagna
Anno: 2006
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 147′
Regia: Tom Tykwer
Cast: Dustin Hoffman, Alan Rickman, Ben Whishaw, Corinna
Harfouch, Rachel Hurd-Wood, Paul Berrondo
Produzione: Constantin Film Produktion GmbH, Castelao Producciones S.A., Nouvelles Éditions de Films
Distribuzione: Medusa
Data di uscita: 22 Settembre 2006 (cinema)