“Pulsar” di Alex Stockman

Attacco hacker

Bergamo Film Meeting – Mostra concorso
Mireille è a New York, per uno stage in uno studio di architettura. Samuel, il suo fidanzato, è rimasto in Belgio, dove lavora come fattorino. I due – una coppia moderna, colta e spiritosa (definiscono un progetto di Zaha Hadid come “un incontro fra Spielberg e il Lego”) – sono continuamente in contatto grazie al computer.

A un certo punto, però, il computer di Samuel inizia a dare problemi: un hacker si è forse intromesso nella rete. Malgrado gli interventi di alcuni tecnici, l’attività dell’hacker prosegue, mandando all’aria la vita di Samuel, che finisce per barricarsi in casa, rivestendo le pareti di materiali che dovrebbero impedire le intrusioni informatiche. Quando la relazione con Mireille sembra ormai persa, il film si conclude con un enigmatico finale (un incontro tra i due in un luogo lontano da tutti) che sembra evocare scenari kubrickiani.

Lo spunto di Pulsar (l’attacco degli hacker, le invasioni della privacy, i pericoli della rete, ecc.) avrebbe potuto dar luogo a un thriller di fattura industriale – su questo genere di pericoli vi sono infatti diversi esempi di film hollywoodiani (The net, 1995, di Irwin Winkler, per citarne uno). Stockman preferisce seguire una via narrativa decisamente meno spettacolare e meno condiscendente nei confronti dei gusti del pubblico, lasciando che rimangano inspiegati alcuni passaggi della storia e puntando a creare non tanto scene di suspense, quanto piuttosto atmosfere evocative attraverso la musica, i rumori e i colori.

Il chiudersi in casa del protagonista, incapace ormai di fidarsi di chiunque altro, il lungo corridoio, la sospensione tra realtà e fantasia paranoica non possono non richiamare alla mente Repulsion (che, non a caso, lo stesso regista ha citato nelle dichiarazioni con cui ha accompagnato il film: “non definirei Repulsion come una fonte diretta di ispirazione, sebbene sia sicuro che si tratta di uno tra i film che mi hanno segnato. A dire il vero, nel corso di un test di proiezione qualcuno ha persino suggerito di battezzare il film “re:Pulsar”), anche se Pulsar non ha quel mix di grottesco e di paura che rende indimenticabile il capolavoro di Polansky.

Il film cita Blow up: gli zoom sulla foto al computer per scoprire chi sia il fotografo che si riflette nell’occhio della ragazza richiamano chiaramente gli ingrandimenti per scoprire l’assassino nel film di Antonioni. Pulsar è anche un film sull’amore e sul vedere, binomio che finisce per coinvolgere anche l’attività voyeuristica dello spettatore cinematografico: non a caso, quando Mireille chiede a Samuel un incontro in un posto dove nessuno possa vederli, il film, dopo l’arrivo dei due in questo luogo, si conclude bruscamente, escludendo anche lo spettatore dalla visione.

Titolo originale: Pulsar
Nazione: Belgio
Anno: 2010
Durata: 94’
Regia: Alex Stockman
Cast: Matthias Schoenaerts, Tine Van Den Wyngaertm Niko Sturk, Sien Eggers, Vincent Lekuyer, Gordon Wilson
Produzione: Corridor in collaborazione con Flanders Audiovisual Fund, CCA
Sito ufficiale: www.pulsar-movie.com
Presentato in concorso al Bergamo Film Meeting il 17 marzo 2011.