Simon, è vestito da sci. Chiuso in una toilette apre uno zaino: ne escono panini, guanti, occhiali e altro. Simon mette tutto in un altro zaino, il suo, ed esce.
Nel fondovalle ci sono ciminiere, capannoni, condomini che sorgono sui prati, e a terra c’è il fango del disgelo. Una funivia collega il basso della povertà all’alto della ricchezza: gli alberghi, i ristoranti e le piste da sci. Simon ruba ai ricchi, a volte anche su commissione, e rivende ai poveri. Ruba giacche a vento, sci, caschi, per vivere con Louise, sua sorella, magnifica e borderline. Louise e Simon sono legati a un segreto, mentre la stagione volge alla fine.
Ursula Meier, al suo secondo lungometraggio, compone un’opera che è apparentemente accumulo di azioni ripetute e vicine al tempo reale ma a cui nascostamente aggiunge poco alla volta gli elementi che conducono al dramma. Di straordinario realismo è lo sguardo che scandaglia e registra la vita quotidiana in uno spazio inedito: non la periferia di una grande città, ma il degrado di un fondovalle che vive di piccole industrie e del lavoro stagionale che le stazioni sciistiche offrono. Senza far ricorso a facili contrapposizioni, del benessere fa vedere gli spazi sul retro, quelli che gli avventori di solito non conoscono; e del basso racconta con minuzia le scansioni della normalità di chi vive di espedienti per sopravvivere. Nasce una storia di cuori spezzati e solitudine, di dolore e desiderio d’amore. Di adulti che facilmente giudicano, che facilmente peccano o sfruttano. Simon non ruba per comprare un dispositivo elettronico, non sembra desiderare l’ultimo modello di telefonino, vuole un forno elettrico e poter pagare un abbraccio materno.
Ancora una storia sul crinale tra infanzia e adolescenza, raccontata dall’interno: un vivido ritratto di un ragazzino tutto solo, un piccolo ladro chiamato ad arrangiarsi là dove la speranza sembra non esserci più. Simon, tenace, delinquente angelico, grande e piccolo, vittima tra le vittime di un mondo che sembra non saper vedere.
Un film aspro, poetico, che ha il sapore e la credibilità del vero. Fuori dai nostri confini, il cinema continua a offrirci l’occasione di guardare ciò che ancora, se si vuole, si può ignorare. Denis Freyd lo ha prodotto, come già i film dei fratelli Dardenne, e la passata Berlinale lo ha premiato con l’Orso d’Argento. Un film che rimane, che non lascia lo spettatore.
Titolo originale: L’enfant d’en haut
Nazione: Francia, Svizzera
Anno: 2012
Genere: Drammatico
Durata: 97′
Regia: Ursula Meier
Cast: Gillian Anderson, Léa Seydoux, Kacey Mottet Klein, Martin Compston, Jean-François Stévenin, Johan Libéreau, Yann Trégouët
Produzione: Vega Film, Archipel 35, Radio Télévision Suisse
Distribuzione: Teodora Film
Data di uscita: Berlino 2012
11 Maggio 2012 (cinema)