Settimana della Critica – Film d’Apertura
Opera prima dell’esordiente Andrea Valerio, Banat (il viaggio) è il lungometraggio che apre la rassegna della Settimana Internazionale della Critica, selezione parallela della Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia, che quest’anno compie il trentesimo anno dalla prima edizione.
Ivo è un giovane agronomo barese che, non trovando un impiego nella sua Puglia, decide di emigrare verso la regione rurale di Banat, in Romania. Prima di partire, Ivo conosce Clara, futura inquilina del suo appartamento, con la quale nasce all’improvviso una relazione che porterà la ragazza, rimasta incinta di Ivo, a raggiungerlo in Romania. Da qui in poi il film segue le scomode vicissitudini che riguardano il frutteto del contadino ed ex calciatore Ion, dove Ivo lavora, concentrandosi principalmente sui difficili rapporti tra gli altri personaggi ed il protagonista, che più di una volta si troverà a mettere in discussione la propria scelta.
Se la sinossi può far pensare a un film di denuncia sociale, o a una pellicola che comunque si concentri principalmente su temi come l’immigrazione e la globalizzazione, Banat si rivela invece come un soddisfacente film drammatico, dove quel “viaggio” che troviamo nel sottotitolo diventa un pretesto per indagare nell’animo di un personaggio che si trova a confronto con le conseguenze di una sua scelta. Pochi ma significativi sono i confronti tra la Puglia che Ivo si lascia alle spalle e la Romania dove decide di emigrare. In questo modo il calcio costituisce un fil rouge nella vita di Ivo, ripresentandosi in momenti completamente diversi della sua storia e in luoghi completamente diversi d’Europa. Anche il modo in cui i personaggi sono caratterizzati sembra poi essere strettamente collegato alla loro nazionalità, se pensiamo allo spirito ottimista di Ivo (ma anche di Clara) che lo porta a trovare o quantomeno a cercare una soluzione alle disgrazie che colpiscono il frutteto, con quell’arrangiarsi che gli stereotipi, più o meno giustamente, tendono ad attribuire a noi italiani.
Un finale aperto, che ci impedisce di conoscere la sorte sia del frutteto che dello stesso Ivo, ci permette ancora di più di capire quanto una scelta importante come quella del protagonista sia un salto nel buio.
Dal punto di vista tecnico, Valerio ci regala una regia di una qualità rara da trovare in un opera prima, prediligendo campi lunghi e lunghissimi che ritraggono paesaggi quasi snaturati e resi volutamente schematici, geometrici, ad esaltare la freddezza delle vedute della già aspra regione di Banat. La camera fissa prevale sui movimenti di macchina, tuttavia presenti, per esempio, in suggestive panoramiche. Le scene in cui viene impiegata la camera fissa sono impreziosite da uno studio quasi matematico degli elementi disposti sulla scena (dalle bottiglie “abbandonate” con un ordine quasi matematico in una piazza di Bari, all’inquadratura della finestra accesa sullo sfondo del pozzo coperto dall’ombra).
Anche le musiche giocano un ruolo importante, in quanto spesso la loro improvvisa scomparsa lascia ad accompagnare la scena il solo rumore del vento, ottenendo così un effetto incredibilmente suggestivo.
La durata breve impedisce che ambientazioni e tematiche troppo tristi possano rendere il film un prodotto pesante, facendo in modo che la visione di Banat sia invece un’esperienza intensa e interessante.
Titolo originale: Banat (Il viaggio)
Nazione: Italia, Romania, Bulgaria, MacedoniaAnno: 2015
Genere: Commedia
Durata: 82′
Regia: Adriano ValerioCast: Edoardo Gabbriellini, Elena Radonicich, Piera Degli Esposti, Stefan Velniciuc, Ovanes Torosyan
Produzione: Movimento Film, Rai CinemaData di uscita: Venezia 2015 – Settimana Internazionale della Critica