Berlinale 61. Concorso
Difficile parlare della storia recente, ma la Germania è un esempio di capacità di “outing” che dovrebbe essere imitato da molti altri stati, Italia per prima.
Il cinquantaduenne regista Andres Veiel, già presente alla Berlinale varie edizioni, nel 2001 aveva realizzato il documentario Black Box BRD, sulla storia della Rote Armee Fraktion (RAF) ossia il Plotone Armata Rossa, grande movimento di lotta marxista internazionale fondato nel 1970, al quale partecipavano organizzazioni di estrema sinistra di altri Paesi, più o meno in analogia con le Brigate Rosse.
In questo film, che è una fiction e non un documentario, Veiel si sofferma in particolare sul rapporto di coppia tra Bernward Vesper e Gudrun Ensslin, e sull’influenza che su quest’ultima ebbe Andreas Baader, che con lei fondò la RAF.
“Ma per spiegare quei fatti – sottolinea il regista – di cui in realtà sappiamo ancora piuttosto poco, bisogna ritornare indietro alla storia delle rispettive famiglie di origine dei protagonisti. Questo serve per capire perché quei giovani abbiano voluto cambiare le loro vite e spesso anche con la violenza, per uscire dai loro ammuffiti milieu borghesi e andare verso nuove scoperte di vita e di politica. In altri contesti – prosegue Veiel – avremmo parlato dei giovani dell’Iraq o di altre crisi, finanziarie e politiche. Ma noi parliamo della nostra storia. E perciò: “Chi, se non noi?” è l’eloquente domanda del titolo”.
Questi ragazzi, tutti nati sotto il regime hitleriano, tra il 1938 e il 1943, hanno vissuto periodi carichi di lacerazioni e contrasti. Bernward Vesper, scrittore, editore e attivista politico, entra in crisi quando fa in conti con il passato di suo padre, il poeta Will Vesper, che aveva goduto dei favori di Hitler approvandone l’operato. La sua compagna Gudrun Ensslin è figlia di un pastore evangelico e reagisce alla severa educazione conducendo una vita fuori dagli schemi e aperta rottura con qualunque consuetudine familiare, fino al punto di abbandonare Bernward e il piccolo Felix, il loro figlio nato nel 1967, per unirsi alla lotta armata con Andreas Baader, il personaggio più controverso, violento, senza scrupoli.
Vesper e la Ensslin si conoscono all’Università di Tubinga e decidono di fondare una casa editrice, dapprima di orientamento filo nazista, in onore del padre di Vesper, e poi, per influsso della Ensslin, sempre più apertamente rivoluzionaria, fino a pubblicare traduzioni di attivisti politici afro-americani.
“Questo – dice il regista – è un film su più livelli, politico, storico e personale”. E infatti nella narrazione si inserisce anche la storia di amore tra i due, un amore consapevolmente vissuto come “coppia aperta” e nonostante ciò destinato a fallire per la distanza ideologica che via via si frapponeva fra i due, e per l’arrivo di Baader.
Quel tipo di lotta armata è oggi abbandonato, ma i problemi che quei giovani avevano sollevato con le loro proteste non sono finiti. Anzi, ingiustizie sociali, genocidi e sfruttamento dell’uomo sull’uomo restano alla ribalta della cronaca in ogni parte del mondo. Ma tutti e tre, e molti altri loro compagni di lotta, sono morti, uccisi o suicidi già alla fine degli anni Settanta
Film storico o dramma? Una domanda cui il regista risponde dicendo che ha voluto far scoprire la storia e lasciare interrogativi aperti: “Cosa deve succedere perché succeda qualcosa?”.
Il film è stato apprezzato molto dal pubblico tedesco, ma ha coinvolto meno gli altri, forse perché ha lasciato troppo spazio alla vicenda sentimentale e fa male vedere l’abbandono del neonato Felix Ensslin. Costui, tuttavia, è oggi stimato docente universitario di letteratura ed ha accolto con favore l’uscita di questo film che, in effetti, racconta la vita e la morte dei suoi genitori.
Deutschland, 2011, 124 min
Deutsch
Regie: Andres Veiel
Darsteller: August Diehl, Lena Lauzemis, Alexander Fehling
Stab: Script: Andres Veiel
Sektion: Wettbewerb