Dopo l’esordio cinematografico nel 2012 con 28 Hotel Rooms, più che altro un insuccesso, il regista Matt Ross con Captain Fantastic conquista il Premio per la Miglior Regia nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes e poi sbaraglia la competitiva concorrenza vincendo il Premio del Pubblico alla Festa del Cinema di Roma 2016.
Potremmo considerare Captain Fantastic figlio putativo di Mosquito Coast, film del 1986 con Harrison Ford, ispirato a un romanzo di Paul Theroux.
Il film di Matt Ross è un viaggio all’interno di una foresta dove una famiglia sta provando a portare avanti il sogno di una civiltà utopica, lontana dai clamori del mortale consumismo.
Ben Cash (Viggo Mortensen) e la moglie Leslie (Trin Miller) hanno fatto una scelta radicale. La protesta civile, cioè la resistenza al potere, è diventata il loro stile di vita. Con i loro sei figli, che spaziano in età tra i 7 e i 18 anni, hanno abbandonato la cosiddetta civiltà, hanno vissuto in una fattoria quando il primogenito aveva tre anni e hanno comprato un terreno nel bosco quando ne aveva circa otto, e così si sono collegati solo ai loro ideali utopistici tra verde rigoglioso, protettivi pini e anguste montagne. Lì, senza elettricità, acqua corrente e sistema fognario, hanno costruito la loro utopia o la loro felicità, insegnando ed educando i figli in ogni materia scolastica e lezioni di vita. L’unico ponte con la società è una casella postale in una cittadina vicina alla loro foresta. La malattia di Leslie e la sua improvvisa scomparsa, portano il clan di Ben a dover interagire con il mondo che c’è fuori dai boschi per partecipare al funerale dell’amatissima moglie e adorata madre.
Su un pullman che diventa casa su quattro ruote, per partecipare ai funerali della donna, Ben, con i figli Bodevan, Kielyr, Vespyr, Rellian, Zaja, Nai (ognuno ha un nome inventato dai genitori perché potesse essere unico al mondo), accorcia le distanze che li hanno isolati per più di dieci anni. Il rigido insegnamento, che Ben e Leslie hanno impartito ai figli, trova una barriera nei parenti della donna defunta che mai hanno accettato le posizioni estreme della sua famiglia.
Ma lo scontro con la famiglia della moglie diviene anche un motivo di confronto e scontro tra Ben e i suoi figli, facendo scoprire all’uomo/capo clan alcuni aspetti che mai si sarebbe immaginato.
Il rigoroso fanatismo di educazione, tra Steiner e Thoreau, impartito ai sei ragazzi, indipendentemente dall’età, a cui nulla viene nascosto, nemmeno il dramma della morte o il significato di stupro, e a cui tutto viene insegnato, dall’esperanto alla fisica, dalla letteratura al Bill of Rights, dalla caccia per procacciarsi cibo all’abbattimento del male capitalistico, è il fulcro centrale di questo film potente e commovente.
Ed è nel momento dell’inevitabile scontro tra il mondo di Ben e quello “sconosciuto” dei parenti della moglie, che Matt Ross rende Captain Fantastic spiazzante e imprevedibile.
Il sistema dell’educazione scolastica è uno degli snodi più riusciti del film. Mentre il figlio più piccolo di Ben ha un’idea precisa e soprattutto personale (i due genitori hanno sempre voluto che i figli si forgiassero una loro idea su tutto) sull’importanza del Bill of Rights, i due figli della sorella di di Leslie balbettano definizioni ridicole. Ma d’altra parte le condizioni educative di Ben non prevedono sconti su nulla né suggerimenti o aiuti esterni. E in un attimo il padre diventa una sorta di dittatore e la fiaba si trasforma in un dramma.
“Parli sei lingue, eccelli in matematica e fisica…” urla un arrabbiato Ben al figlio che vuole andare al Collegge. “Non so niente. Sono un fenomeno da baraccone. A meno che non sia scritto in un libro, io non so niente di niente” è la replica di un figlio frustrato. Perché è nella messa in pratica dell’Utopia nella società esterna all’isolamento dove è stata nutrita, emerge la difficoltà di espanderla o anche solo di praticarla.
Interpretato in maniera impressionante da tutto il cast, Captain Fantastic nella sua eccentricità è molto carismatico; e tutte incongruenze narrative che affiorano, si superano leggendo questo film come una fiaba drammatica, con lo scopo proprio delle favole che è far riflettere.