Che cos’è una biblioteca? Qual è la sua funzione? Questa la domanda che Wiseman si pone e pone allo spettatore nei quasi 200 minuti di “Ex libris”, in cui ci presenta la New York Public Library in tutte le sue sfaccettature e in tutti i suoi distaccamenti nelle varie zone di New York.

Fin da subito, Wiseman mette in chiaro che la biblioteca non è solo un freddo luogo di conservazione di artefatti librari più o meno antichi, ma è e deve essere prima di tutto un luogo di incontro sociale: non solo conservazione, dunque, ma anche diffusione della cultura, punto di incontro per la comunità, fonte di ispirazione, memoria storica accurata, fonte di informazione. Wiseman racconta tutte queste funzioni attraverso le immagini e le parole di chi lavora per la New York Public Library, dagli amministratori ai bibliotecari, passando per chi organizza gli eventi.

Il documentario è estremamente interessante, ma soffre di due mancanze che lo rendono meno efficace rispetto ad altri lavori di Wiseman: in primo luogo, il regista sceglie di non dare voce a chi la biblioteca la frequenta e la vive, e in generale a chi dovrebbe fruirne. Tutto ciò che sappiamo viene quindi da coloro che la gestiscono, e non sappiamo quindi se ciò che dicono rispecchi l’opinione del pubblico. In un documentario che vuole raccontare cosa sia davvero una biblioteca, questa risulta una mancanza quasi imperdonabile: Wiseman vuole raccontare la biblioteca come luogo di aggregazione sociale, come possibile punto di incontro tra diversi strati sociali, ma finisce per trattarla come una torre d’avorio che può essere capita solo dai suoi inquilini.

In secondo luogo, il film manca quasi del tutto di un chiaro filo conduttore: al tema centrale Wiseman affianca infatti numerose digressioni, che finiscono per depotenziare il messaggio principale e confondere lo spettatore. Infine, il documentario è estremamente ripetitivo, con sequenze ripetute più volte (interminabili e soporifere riunioni di bilancio, cene dei soci finanziatori della biblioteca) senza che aggiungano alcunché a quanto già mostrato. Il film dura tre ore, ma potrebbe tranquillamente durarne due o dieci tanto poco chiaro è il criterio con cui le scene sono state incluse.

Ex libris rimane un documentario stimolante e, a tratti, estremamente interessante, ma manca di quella chiarezza e di quella capacità analitica che caratterizzano i lavori più riusciti di Wiseman, come quell’ In Jackson Heights che presentò proprio qui a Venezia nel 2015. Un vero peccato, perchè la premessa e l’idea di fondo erano davvero stimolanti.