Vi avevo lasciati incazzati e distanti come non mai, pronti a soffiare su quel castello di carte che avevate costruito con tanta, subdola cura. Ho provato a pensarvi come due entità distinte, come due facce della stessa medaglia, separate solo da un’infinita contesa a colpi di ego smisurati. Ma non ce la faccio, perché non è così. La faccia è una sola e l’istinto non mente. Adesso vi siete definitamente mostrati entrambi per quella che è la vostra natura. In fondo, siete uguali: stessa sete, stesso bieco cinismo e stessa inconfondibile spregiudicatezza.
Vi assicuro, per un momento ho pensato che fosse abbastanza, che la Casa Bianca fosse abbastanza. Ma poi sono rinsavito. Per i lupi è geneticamente inevitabile smettere di cacciare. Cari Frank e Claire, come l’incasinato Ray Donovan, anche voi siete “addicted to fight”. Non c’è pace nella tranquillità, non sollievo nella meta, non c’è potere senza sangue.
Ora siete tornati. L’attesa non ha scalfito la risolutezza delle vostre posizioni, né l’ambizione sfrenata che catalizza le vostre idee, le vostre azioni, i vostri respiri. Come in una partita a scacchi, ogni mossa sostiene il peso di una strategia e ogni contromossa ha l’obiettivo di scompaginare i piani dell’avversario. Ma non esiste arrocco in House of Cards. Si gioca solo all’attacco. E su questo, devo ammetterlo Frank, non hai rivali. Anche se la tua aspra metà ormai è nel gioco da un po’, e la sua natura shakespeariana scalpita quando la tua ombra sembra allungarsi troppo sul suo ego. Non avertene a male Claire, l’ho capito. Ormai non manca molto e l’allieva – se mai questo sei stata – supererà il maestro. E allora sì che ti vedremo in tutta la tua spietata bellezza, nel tuo perfetto tubino di Michael Kors macchiato di sangue. Di chi, lo sappiamo già.
Bentornati, Frank e Claire.
_ Bentornata House of Cards.