Apre oggi al pubblico l’esposizione che la Fondazione Musei Civici di Venezia dedica a John Ruskin, la mostra – aperta fino al 10 giugno a Palazzo Ducale – è strettamente connessa all’opera più nota dell’autore inglese: Le Pietre di Venezia.
“Pietre per il pubblico” come dichiara Ruskin in una lettera al padre datata 1852, ma quello che compare in mostra è materiale molto delicato, rappresenta anni di studi, viaggi (ben 11 volte lo scrittore si reca a Venezia tra il 1835 e il 1888) e ricerche annotati e conservati nei suoi taccuini. Si tratta di più di un centinaio di opere, specialmente di piccole dimensioni: tanti disegni, soprattutto acquarelli e alcune stampe da dagherrotipi. Un corposo insieme di appunti che servivano all’autore per la stesura del suo libro, schizzi provenienti soprattutto dalla Ruskin Library presso l’Università di Lancaster, ma anche da altre importanti istituzioni straniere come la Morgan Library di New York perché, come sottolinea la curatrice Anna Ottani Cavina, non ci sono opere di Ruskin custodite in Italia.
Il percorso dell’esposizione è semplice e rettilineo, allestito dallo scenografo Pier Luigi Pizzi, che però consiglia di iniziare la visita dal nuovo allestimento del Museo dell’Opera al pianterreno di Palazzo Ducale, dove è stato ricreato un fondale ideale per questa storia, un gioco tra spazi e forme. Al piano superiore, dove è ospitata la mostra, si procede invece per sale suddivise secondo diversi argomenti; la prima stanza presenta il protagonista colto in diversi periodi della sua vita, se nelle fotografie colpisce la lunga barba della vecchiaia, negli autoritratti spiccano i profondi occhi chiari. Le stanze successive propongono altre tematiche care allo scrittore, ad esempio il suo interesse per il mondo naturale e la passione per le Alpi. Attraverso la tecnica dell’acquarello l’artista crea paesaggi sognanti dove foschie bluastre solleticano le montagne oppure si cimenta nella riproduzione fedele dell’interno di una conchiglia. In questi disegni emerge sia il lato romantico di Ruskin, che in pochi tratti e colori cattura il concetto di sublime, sia la fredda precisione da scienziato intento a sezionare il materiale che ha davanti a sé per carpirne il segreto. Ecco quindi che abbiamo un Ruskin sostenitore di Turner, artista presente in mostra con 3 dipinti (tra cui l’illuminante visione di Punta della Dogana e Santa Maria della Salute della National Gallery di Washington) e un Ruskin biologo, attento osservatore della natura.
Una figura dunque in cui convivono diversi aspetti: artista curioso del mondo mentre ritrae il Bel Paese con piglio fumettistico nei suoi schizzi e al tempo stesso viaggiatore apprensivo, preoccupato della perdita di un patrimonio inestimabile. Gli acquarelli dedicati alla città lagunare sono tra i migliori della mostra, la cura dei dettagli, che lo porta a ritrarre con scrupolo anche i rampicanti sulle finestre dei palazzi, rivela un vero amore per l’architettura veneziana. Una passione quasi ossessiva per l’arte gotica fiorita a Venezia: Palazzo Ducale, la Ca’ d’Oro sono pura bellezza minacciata dall’incuria, ma anche dal Rinascimento, periodo da cui Ruskin fa partire la decadenza della città (per la precisione già dal 1418). Tra le finestre chiuse di Ca’ Foscari, la vera da pozzo davanti alla Salute e i marmi di Ca’ Dario aleggia una dichiarazione d’amore di uno spirito attento che precorreva i tempi. Lo scrittore ammirava anche i maestri veneziani durante le sue visite a palazzi e chiese, come dimostrano i curiosi schizzi della vita dei Santi tratte dalle opere degli stimati Tintoretto e Carpaccio.
L’esposizione ha il merito di puntare l’attenzione su alcune questioni che riguardano la salvaguardia di Venezia, tema sempre attuale. Però ciò che manca in questo susseguirsi di schermi, custodi dei disegni, è proprio la presenza di Venezia che potrebbe essere meglio rappresentata sia dall’eccezionale spazio architettonico di Palazzo Ducale (l’edificio centrale del mondo che qui è un poco oscurato) sia dai libri di Ruskin, infatti i suoi volumi – The Stones of Venice, St. Mark’s Rest, le tavole degli Examples of the Architecture of Venice -compaiono solo verso la fine dell’esposizione. Da un lato si capisce che il percorso vuole suggerire la natura privata di questi disegni che dovevano confluire nelle pubblicazioni dedicate a Venezia, ma al tempo stesso bisogna considerare che questi appunti fanno tutti parte di un grande progetto a cui Ruskin ha dedicato molto tempo e che vede nel libro, più che la fine, il principio.
John Ruskin. Le Pietre di Venezia
Venezia, Palazzo Ducale
10 marzo – 10 giugno 2018
http://palazzoducale.visitmuve.it