Quando chiedete alle persone se ascoltano la radio è facile che rispondano ‘No’. Quando poi chiedete loro se,quando sono in macchina, tengono la radio accesa rispondono ‘Sì’. Il fatto è che non l’ascoltano, ci stanno seduti dentro”.
La radio del protagonista deve chiudere per mancanza di fondi e di ascoltatori.
Nell’epoca dove regna lo share e l’auditel (genialmente sbeffeggiato dall’ultimo hit di Caparezza) il nostro omino non riesce a stare al passo, nonostante il suo programma sia bello, interessante e onesto.
Certo non ha la polemica indole del Bogosian di “Talk Radio” o l’impegno politico di Peppino Impastato, ma il suo è un programma.
Allora come mai chiude?
L’ intento dello spettacolo è proprio questo, di elevare la vicenda del protagonista al di là di una fenomenologia minimalista di ‘fatterello’, renderla metateatrale, l’uomo è il protagonista della sua vita, del suo microcosmo, rappresenta il mondo di chi non ce la fa perché è troppo dura e se non ti sporchi le mani resti indietro.
La telefonata che aspetta e che non arriva non è molto diversa da quella che aspetta la donna della Voix Humaine di Cocteau, rappresenta l’urlo disperato di tanta gente che vive una vita di speranza che non riesce a trovare il canale giusto per emergere anche un po’ dalla solitudine dalla desolazione e dalla globalizzazione imposta dal mondo occidentale.
E come può dunque una piccola radio completamente auto gestita, per di più da una sola persona, andare avanti?
Troppi cavi, antenne e satelliti hanno creato una macro produzione di eventi culturali mediatici dove una vecchia piccola Radio Libera ha una sola libertà: quella di affondare con tutta la nave nelle onde a modulazione di frequenza.
La scena scarna, quasi metafisica formata da un parallelepipedo di plexiglass, musiche prese dal repertorio della vita di tutti, senza mai banalizzarne il contenuto espressivo e anzi ricercando nomi meno noti ma forse per questo più incisivi e neutrali.
La presenza di un attore della levatura di Tullio Solenghi fornisce continui spunti, come in un’improvvisazione continua e mai ovvia, per navigare nel testo di Sabina Negri i cui preziosi racconti forniscono schemi di un’era passata ma presente nel nostro ricordo del futuro che verrà.
BIGLIETTI:
INTERO: 19 Euro
RIDOTTO GIOVANI: 14 Euro
RIDOTTO ANZIANI: 10 Euro
ORARIO SPETTACOLI:
Lunedì – Sabato: ore 21.00
Domenica: ore 16.00
Riposi: martedì 18 e lunedì 24 Novembre
ORARIO BIGLIETTERIA (Tel. 02/8323126)
Lunedì – Venerdì: 15.00 – 19.00
Sabato: 19.00 – 21.30
Domenica: 14.00 – 16.30
Biglietteria serale nei giorni di spettacolo : 19.00 – 21.30
PRENOTAZIONI:
È possibile inoltre prenotare:
via e-mail scrivendo a biglietteria@teatrolibero.it
Online collegandosi al sito www.teatrolibero.it
o chiamando lo 02/8323126