“1984”di George Orwell

Il romanzo di Orwell è stato scritto nel 1948 ed è ambientato in un futuro preciso: l’anno 1984. Per noi si tratta di una data ormai superata da più di vent’anni ma questo particolare è assolutamente irrilevante: il mondo descritto dall’autore è spietato, esecrabile, agghiacciante al punto tale da renderlo insostenibile anche agli occhi del XX secolo. Ma anche nel peggiore dei mondi possibili è difficile individuare con chiarezza le vittime e i carnefici…

Sin dalle prime pagine, George Orwell (Athur Blair) ci introduce nel contesto politico, economico e sociale della realtà in cui ci stiamo affacciando. Una società rigidamente organizzata che ruota attorno alla figura “mitica” del Grande Fratello, il fondatore e capo del partito Socing (socialismo inglese) che regola totalmente la vita del paese. Nessuno lo ha mai visto in carne ed ossa ma i suoi occhi pesano come macigni sui cittadini di Oceania, occhi che seguono il passante con soffocante insistenza, affissi su tutti i muri della città come monito della sua onnipresenza: <il Grande Fratello vi guarda> ripetono le locandine. Questa figura che sfiora l’ossimoro, impalpabile ma presente, capeggia sull’intera Oceania, la più grande superpotenza al mondo che si contrappone alle altre due forze politiche esistenti: L’Eurasia e l’Estasia. La storia di Winston si svolge a Londra e –volutamente- la vicenda non attraverserà mai i confini fisici ed ideologici di questo perimetro; nessun accenno specifico sulle caratteristiche degli altri paesi, che vengono definiti “nemici” o “alleati” e nulla più. Forte vaghezza permea sull’identità del mondo al di fuori di Londra e nemmeno degli altri territori dell’Oceania abbiamo altre informazioni: la realtà sembra annullarsi sotto il peso di questa cellula territoriale.

Quasi per controbilanciare la pochezza delle informazioni forniteci sul resto del mondo, Orwell ci dice molto sulla struttura del Socing, sulle regole e i riti che scandiscono le monotone giornate londinesi. L’intera città è accerchiata da quattro ministeri che regolano specifiche attività: il Ministero della Verità che si occupa di occultare tutti i documenti –dal più piccolo al più significante- che potrebbero contraddire le “inoppugnabili” parole del partito, il Ministero dell’Abbondanza che regola la disastrata economia del paese e che proclama inesistenti crescite di produzioni dei beni e fasulle riduzioni dei prezzi, il Ministero della Pace che si occupa della guerra ed infine il temuto Ministero dell’Amore che fa rispettare le leggi e punisce i sovversivi. Tutti i cittadini sono costantemente controllati da enormi teleschermi –che non possono essere mai spenti, si può sono abbassare il volume- posti all’interno di ogni abitazione: lo schermo è l’occhio che si lascia guardare ma guarda, è la bocca che parla e l’orecchio che ascolta. Nessuno può fare un movimento senza che il Partito lo venga a sapere e il protagonista Winston Smith, dipendente del Ministero della Verità, è costretto a nascondersi in una rientranza del muro fuori dal campo visivo dello schermo per poter scrivere un diario personale, azione tassativamente proibita. Il controllo serrato della popolazione viene garantito anche dalle forze speciali di polizia, la Psicopolizia, che ha il compito di scovare e “vaporizzare” –ossia cancellare ogni prova della sua esistenza, eliminarlo dalla Storia- qualsiasi persona covi dei “pensieri eterodossi”, ossia non conformi alle ideologie del Partito, tra i quali spicca il desiderio sessuale. L’attrazione fisica per un’altra persona, infatti, viene pesantemente assopita dalla Lega giovanile Antisesso, che reclamizza l’atto sessuale come “azione sovversiva al Socing”, ad eccezione del solo scopo procreativo. Ancor più agghiaccianti sono i tre slogan del Partito che troneggiano sulla facciata dei quattro ministeri e che sintetizzano in poche parole i suoi obiettivi: la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza. Un’ignoranza facilitata dalla neolingua, un nuova lingua ideata dal Socing per impoverire la ricchezza del linguaggio e rendere la comunicazione più elementare: tutto questo al solo scopo di evitare la diffusione di idee non conformi al Partito e facilitare la strumentalizzazione del popolo.

Questo (non troppo) visionario libro trae spunto dai regimi totalitaristi che sono stati protagonisti della Seconda Guerra mondiale, il regime nazista e lo stalinismo (lo stesso GF ha fattezze molto simili a Stalin). In 1984 questa forma di governo viene esasperata fino all’inverosimile: il controllo serrato delle telecamere, la serratissima propaganda, gli sfarzosi riti -simili alle parate nazi-fasciste documentate nei cinegiornali o nei film della Leni Riefenstahl- riescono ad uniformale il pensiero collettivo attorno all’amore del Partito e all’odio per ciascuna linea di pensiero “alternativa” rispetto all’ideologia del Socing. L’intento affabulatorio è efficace soprattutto sulle nuove generazioni, sui più piccoli che da creature innocenti diventano spie “farabutte” (come li definisce Winston) che denunciano i propri genitori alla Psicopolizia perché sospettati di idee eterodosse, di antipatia segreta nei confronti del Partito. Le ideologie vigenti sono intrise di Socing e nemmeno la carta stampata offre alcuna possibilità di trovare una via alternativa; a cancellare ogni elemento che possa confutare la tesi ufficiale sostenuta dal partito ci pensa il Ministero della Verità, che cancella e riscrive la Storia ogni volta che il Socing modifica la realtà dei fatti, esempio sostenendo che l’Oceania e l’Eurasia sono in lotta da sempre quando Winston ricorda bene che sino a quattro anni prima era l’Estasia il nemico ufficiale dell’Oceania. Ma non solo la stampa e le ideologie vengono uniformate agli standard imposti dal Partito ma anche i pensieri stessi vengono mutati a seconda delle evenienze, grazie alla pratica del “bispensiero”: tuti i membri del Partito sono educati da sempre a dover credere che due proposizioni contraddittorie siano entrambe vere, quindi le affermazioni l’Oceania è da sempre in lotta con l’Estasia o con l’Eurasia possono essere considerate entrambe vere a seconda che il partito scelga l’una o l’altra. Per gli abitanti il paradosso dell’informazione scompare se a proferirlo sono le labbra del Partito. Idee, gesti, Storia e pensieri sono totalmente sotto il controllo del Grande Fratello.

Ma chi è il responsabile di tutto questo? Gli appartenenti alle sfere più alte del partito come O’Briel, che manipolano la popolazione per sfruttarla economicamente e soddisfare la propria sete di potere? La risposta potrebbe suonare corretta se non fosse che i membri più influenti del Socing sono altrettanto vittime di questo sistema che per esistere richiede l’annichilimento totale della coscienza e della libertà degli individui. La libertà diviene il virus latente che può distruggere il Partito, la consapevolezza della propria miseria può far insorgere il desiderio di soverchiare la realtà, da qui nasce il senso dei tre slogan prima citati: gli alti funzionari sono troppo fedeli e fanatici per permettere tutto questo e mettono in secondo piano i propri agi pur di garantire la prosecuzione del Socing. O’Briel e i suoi simili divengono fedeli burattini di una realtà in cui loro credono con fermezza, che cercano di far sopravvivere a prezzo del benessere delle classi inferiori (i prolet); la società, assieme alla “mitica” figura del Grande Fratello, diviene una religione venerata da fedeli/fanatici disposti a sacrificare il loro personali privilegi (piuttosto esigui rispetto all’effettivo potere da loro investito) pur di garantire la sopravvivenza di ciò che credono fermamente. Ma allora di chi è la colpa? Dei poveri prolet che non hanno altro interesse che sopravvivere e andare a caccia di provviste scarseggianti? Dei membri minori del Partito che sono privati della loro stessa umanità e la cui colpa è quella di essere nati in un sistema che li annichilisce con l’ignoranza e con slogan facilmente digeribili? O forse degli stessi carnefici che si rendono schiavi volontari di un sistema ottuso e totalitarista che amano con cieca fedeltà? Un quesito che Orwell non ci risolve e che lascia scoperto il confine tra vittime e carnefici: anche in questo sta la forte ambiguità che pervade l’intero romanzo e che permane anche dopo aver letto le ultime righe di “1984”. Un romanzo bellissimo, assolutamente da leggere.

Mondadori , Collana: Oscar – Classici Moderni n. 19, Milano, 2000, 338 pp., 7.80 €

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