CONFERENZA STAMPA DE “L’ENFER” DI DANIS TANOVIC

La tragedia secondo Tanovic

Il regista premio Oscar per “No man’s land” porta sullo schermo un progetto di Krzysztof Kieslowski. Danis Tanovic a Roma ha presentato alla stampa il secondo capitolo della trilogia “Il paradiso, l’inferno, il purgatorio”. Ancora sconosciuto il nome del terzo regista che dovrà concludere l’opera.

L’aspetto giovanile e i toni pacati di Danis Tanovic non devono ingannare. La sua chiarezza espositiva e la sua lucidità mentale dimostrano una maturità professionale e umana. Nel contempo hanno la capacità di spiazzare, spesso, i giornalisti intenti a cogliere sensi profondi ma inutili. Rispetto a L’Enfer dice: “Ho fatto qualcosa di opposto, contradditorio rispetto a No man’s land e allo stile di Kieslowski. Non ho voluto fare un film alla Kieslowski. Non soltanto lavoro in maniera del tutto diversa, ma non mi ritengo assolutamente all’altezza. Per questo ho provato a fare un film che fosse del tutto diverso sia dai suoi, che dai miei precedenti. Sarebbe un sacrilegio toccare un mostro sacro. Ci sono delle vicinanze al Decalogo ma molte cose non sono immediate. Sono da ritrovare”.

Fortissimo il richiamo, all’interno del film, alla tragedia greca: “Nella nostra società la tragedia (intesa in senso classico) non è più possibile. Nessuno crede più in Dio. Se i greci credevano nell’intervento divino (è lì la tragedia), oggi non lo si fa più. Sarebbe sbagliato parlare, oggi, di tragedia quando non si crede più nella forza dell’intervento divino. Le porte della religione mi sembrano chiuse. C’è troppa politica nella spiritualità – dice Tanovic -. Invidio tutti coloro che ancora riescono a credere, ma dopo la guerra nel mio rapporto con la fede si è rotto qualcosa”.

Tanovic vede l’Inferno e il Paradiso in questo modo: “Non sono religioso. Ho un credo personale. Penso che li viviamo entrambi. Sono qui sulla Terra – dice – e appartengono alla vita di tutti noi. La distinzione tra l’uno e l’altro dipende da una soglia molto privata, un ‘punto di rottura’, di cui non sempre siamo consapevoli. Per me la verità non esiste. L’unica verità è data dal fatto che non ne ho alcuna. E’ qui, E’ ora. L’Inferno ha più facce, più volti. Per realizzare che siamo in Paradiso dobbiamo passare per l’Inferno. Tanta gente vive in Paradiso, senza neanche saperlo. Il mio, da quando ho vissuto l’orrore della guerra, è anche soltanto quello di trascorrere le serate a giocare con mio figlio e mia moglie”.

A parte il dichiarato accenno alla Medea di Euripide, emerge il ritratto di una società allo sbando in cui non c’è più posto per amore e spiritualità e le colpe dei genitori sono destinate a perpetrarsi, ricadendo sui figli: “La mia unica risposta – commenta Tanovic con un paradosso – è non fornire risposte. La bellezza del mio mestiere sta nel mettere in scena domande senza avere una risposta per ciascuna di queste. Mi limito a raccontare una storia, senza imporre metafore e interpretazioni. Certo è che al termine delle riprese ho avuto l’impressione che la trama si snodasse come una spirale: una serie di cerchi concentrici, che procedessero ineluttabilmente verso l’inferno del titolo”.

Un pensiero, a parte, a registi come Antonioni e Bergmann fondamentali per la sua formazione, va, infine, anche a Fellini: “Mentre giravo a Parigi non ho potuto evitare di pensarlo. Abitando lì, e tornando ogni sera a casa al termine delle riprese – racconta Tanovic -, mi sono sentito un po’ come lui quando lavorava a Cinecittà”. Sul set dice poi di aver trovato le condizioni ideali. Nelle scelta delle attrici, in particolar modo, racconta di essersi orientato soprattutto in base al dialogo, la capacità di scambio e la sincerità del rapporto umano: “Prima ancora che grandi professioniste – conclude – Emmanuelle, Karin e Marie sono delle grandi amiche”.

Dopo la promozione del film, Tanovic si dedicherà alla sua casa di produzione parigina. Ben quattro i progetti in cantiere che potrebbero a breve entrare in produzione. Per primo potrebbe toccare il prossimo anno a un film da girare in Bosnia, ma in preparazione sono anche un progetto ambientato in Pakistan e un adattamento a cui sta ormai lavorando da tre anni.