“Son of Rambow” di Garth Jennings

“Rambo perché volevamo mostrare quanto si può essere influenzati da un film!”

Piazza Grande
Siamo rimasti stranamente stupiti dopo la visione di questo lungometraggio dell’inglese Garth Jennings, che sarebbe stato tematicamente perfetto per un festival come quello di Giffoni.

Ma è anche vero che Piazza Grande è studiata per soddisfare un pubblico molto vasto e quindi forse c’è posto anche per un film che racconta l’universo dei bambini dal loro punto di vista. Non è un film a misura di bambino come I 400 colpi di Truffaut, ma è una storia nella quale soprattutto gli adolescenti si riconosceranno. E non solo loro, secondo il regista accompagnato alla conferenza stampa dal suo produttore e miglior amico Nick Goldsmith: “Volevamo raccontare un processo di crescita universale”.
Ammette di aver scritto una storia autobiografica sui loro 11 anni: due amici che frequentano le scuole medie nell’Inghilterra anni ’80, l’età dell’adolescenza che poi porterà alla coscienza di sé come individui e all’età adulta.

I protagonisti: Will, appartenente a una famiglia con principi religiosi molto ferrei, tanto che gli è proibito vedere la tv anche a scuola, ascoltare musica e giocare con altri bambini non appartenenti alla sua comunità e Lee Carter, piccola peste della scuola che non ha una famiglia anche se venera il fratello maggiore, unico suo punto di riferimento.
Un giorno mentre Will disegnando aspetta fuori dalla sua aula il termine della visione di un film a lui proibito e Lee Carter attende di essere ricevuto dalla preside per l’ennesima punizione, quest’ultimo viene attirato dai fumetti del compagno. Questa è la svolta dalla quale parte questo doppio ‘viaggio degli eroi’: attraverso il gioco e il desiderio di realizzare un film ispirato al loro mito cinematografico Rambo, riusciranno a superare tutti gli ostacoli. A complicare ulteriormente i problemi prima dell’epilogo gioioso, l’arrivo di un gruppo di ragazzi francesi”.

Il regista, particolarmente entusiasta (quasi salta sulla sedia) all’idea che il film venga proiettato in piazza questa sera, ci intrattiene con esilaranti (come molte delle scene girate nel film) aneddoti sulla loro infanzia ai quali si è ispirato per il film: “L’ arrivo dei ragazzi francesi era un classico, volevano che noi avessimo uno scambio per imparare una lingua ma in realtà per noi si trattava di uno scambio sociale. Noi li vedevamo come creature esotiche provenienti da un altro pianeta. Per questo li ho enfatizzati molto nel film. Sono come mi apparivano allora”.
_ Interrogato sul perché utilizzare come elemento scatenante la copia pirata dell’eroe interpretato da Sylvester Stallone, il regista precisa: “Basta una bandana e sei ‘Rambo’. Volevamo mostrare come si può essere fortemente influenzati da un film”.
Garth Jennings e Nick Goldsmith hanno fondato una casa di produzione, la ‘Hammer & Tongs’ e ammettono di non aver alcun rapporto con l’industria cinematografica britannica.
E’ un film godibile e sicuramente come prodotto inglese preferiamo questo per la sua originalità e freschezza rispetto ai melodrammoni dei primi giorni di festival.

SON OF RAMBOW
2007, 96’
regia: Garth Jennings
attori: Bill Milner, Will Poulter, Tallulah Evans
musiche: Jobu Talbot