Sei anni, centoventuno episodi: tanto è durato il viaggio di Lost. In quest’ultimo appuntamento il duello tra bene e male arriva alle fasi cruciali, e il significato dei flash sideways viene finalmente rivelato. Tra sorprese, emozioni e, incredibilmente, nessuna esplosione (è il primo finale di stagione che ne è sprovvisto), si conclude lo show che, comunque la si veda, ha cambiato la storia della serialità televisiva.
Dove eravamo rimasti? A tirare fuori Desmond dal pozzo sono stati Rose e Bernard. Lo scozzese viene però ben presto “prelevato” da Locke, che ha bisogno delle sue capacità per distruggere l’isola. Ai due si unisce Jack, deciso ad evitare il peggio. Desmond scende nella caverna con la luce, e toglie il “tappo” alla sorgente: questo scatena un terremoto sull’isola, destinata a sprofondare, e rende di nuovo umano il gemello di Jacob, ora intenzionato ad andarsene con la barca di Desmond. Ma, al termine di un drammatico scontro con Jack, finisce per trovare la morte con l’aiuto di una Kate armata e bellicosa. Rimane da salvare l’isola, e tocca al suo protettore farlo. Dopo aver designato come suo successore Hugo, al quale il buon Ben farà da secondo, Jack va sul fondo della grotta e si sacrifica, “riattaccando la spina”. Intanto un gruppo dei nostri riesce a lasciare l’isola. Sono gli Ajira Six: Lapidus (che aveva fatto da pilota anche nella fuga degli Oceanic Six), Richard (che, morto Jacob, può tornare a invecchiare), Miles (che come MacGyver sa riparare un aereo col nastro adesivo), Kate (unica degli originali Oceanic Six a lasciare di nuovo l’isola), Sawyer e Claire (gli unici personaggi ad arrivare sull’isola nel primo episodio e ad andarsene nell’ultimo). L’ultima cosa che vede Jack prima di morire è la loro partenza: ce l’ha fatta, li ha aiutati a tornare a casa come aveva sempre promesso.
Succede di tutto anche nei flash sideways, tra concerti, parti d’emergenza, ricongiungimenti amorosi e soprattutto tanti “risvegli”. L’ultimo a ritrovare la consapevolezza della sua esperienza sull’isola è proprio Jack. All’interno di una chiesa con una vetrata raffigurante i simboli di differenti religioni (la ruota non è quella girata da Ben, ma un simbolo del buddhismo, denominato, ma guarda un po’, Dharmacakra), l’incontro con il padre Christian spiega tutto: in tempi diversi, prima o poi tutti loro sono morti. I flash sideways sono una sorta di “purgatorio”, un luogo in cui ritrovarsi, ricordare e finalmente andare avanti. E non è un caso che all’interno della chiesa, a parte Juliet, Desmond e Penny, ci siano solo i passeggeri del volo 815. Ben per esempio rimane fuori, perché dovrà connettersi con le altre persone importanti della sua vita (una su tutte Alex) prima di varcare la soglia. Allo stesso modo Ana Lucia non era ancora pronta, così come Faraday, Charlotte e tutti gli altri. Prima o poi anche loro troveranno le persone più importanti della loro vita, ricorderanno e potranno andare avanti. E forse questa possibilità ci sarà anche per Michael (e sì, dai, mettiamoci anche Nikki e Paulo), ma solo dopo aver espiato i propri peccati, quando l’isola lo lascerà andare.
Com’era ovvio che accadesse, il finale di Lost ha diviso il pubblico e scatenato infuocati dibattiti. Più di qualcuno ha storto il naso per la svolta “spirituale” dei flash sideways, ma è comunque una scelta, che poi si può apprezzare o meno. Più grave invece, alla luce della loro natura, appare tutto il tempo ad essi dedicato nel corso di questa stagione. Stagione che, tra tentennamenti e tempo perso (Dogen e tutta la faccenda del Tempio, per fare un esempio), è stata sicuramente inferiore alle precedenti. Ed è inevitabile che questo abbia deluso chi da Lost sperava ancora di avere risposte. Il puzzle rimane incompleto, questioni che gli autori stessi avevano posto al centro delle trame (i numeri, gli orsi polari, la scatola magica, il piede della statua con quattro sole dita…) rimangono senza risposta. Semplicemente, purtroppo, perché una risposta non c’era: gli autori hanno accumulato per anni misteri e colpi di scena, intrattenendo sicuramente in maniera mirabile lo spettatore, ma allo stesso tempo prendendolo anche un po’ in giro. Ecco da dove nasce la delusione: non dal fatto che il finale lascia troppe domande aperte, ma proprio dal fatto che toglie la voglia di farsi domande. Non vale più la pena di “spaccarsi la testa” per provare a risolvere le incongruenze e i buchi di sceneggiatura rimasti in piedi, perché a questo punto è chiaro che sono semplicemente quello che sono: incongruenze e buchi di sceneggiatura.
Mettersi a fare un elenco dei dubbi irrisolti sarebbe comunque un lavoro infinito e fine a se stesso, e oltretutto non si possono certo attribuire tutte le colpe a questo finale. Che di per sé, anzi, è stato bello ed emozionante. Difficile non commuoversi di fronte alle ultime scene di Jack sull’isola, che poi sono esattamente speculari a quelle iniziali del pilot: il passaggio tra le canne di bambù con la scarpa appesa di Christian, il suo accasciarsi a terra nello stesso punto in cui si era risvegliato e l’arrivo di Vincent, perché nessuno muore da solo. È un cerchio che si chiude, una scelta stilisticamente elegante ed emotivamente stupenda. Merito anche di una regia e di una musica davvero efficaci: ne è un esempio l’ultima nota sulla scritta finale “Lost”, più dolce e pacifica di quella abituale. Ed è anche una chiusura che ci permette di entrare virtualmente nella chiesa con loro, di salutarli per un’ultima volta. Perché Lost è sempre stato anche questo: una serie corale, la storia di persone diverse che con il tempo abbiamo imparato ad amare, chi più e chi meno, ma di cui di certo porteremo sempre il ricordo.
Il guaio però è questo: non ci è sempre stato detto che anche l’isola era a tutti gli effetti un personaggio dello show? Perché è questo l’unico errore che non si può proprio perdonare agli autori, l’aver completamente sorvolato sulle risposte che riguardavano l’isola stessa. La statua, i simboli egizi, le guarigioni miracolose, la stessa luce primordiale… Il fulcro di Lost, prima ancora dei suoi protagonisti, è sempre stato capire cosa fosse l’isola, in cosa consistesse il suo essere speciale. È la prima grande domanda, quella che viene posta da Charlie sul finale dell’episodio pilota: «Ragazzi… dove siamo?». Ignorarla significa tradire gli spettatori, tradire se stessi, tradire la natura di Lost.
Basta questo per rinnegare sei anni di emozioni, gioie, trepidanti attese e infinite congetture? Forse, ma sarebbe un peccato. Perché a differenza degli altri show Lost non è stato solo una serie televisiva, ma una vera e propria “experience”, qualcosa da vivere soprattutto al di là della proiezione dell’episodio. Negli anni attorno alla serie si è creata una comunità di spettatori attenta e partecipe, che per comprendere ogni più piccolo dettaglio dello show si è fatta una cultura su filosofia, religione, letteratura, fisica e altro ancora, e farne parte è stata un’esperienza magnifica. Che siate uomini di fede o uomini di scienza, estasiati o delusi dal finale, questi sei anni non potrete dimenticarli facilmente.
«La parte più importante della tua vita è quella che hai trascorso con queste persone, ecco perché vi trovate tutti qui. Nessuno muore da solo, Jack. Tu avevi bisogno di loro, e loro di te. Per ricordare. E andare avanti»
TITOLO ORIGINALE: The end
PRIMA TV USA: 23 maggio 2010 – ABC
PRIMA TV ITALIA: 31 maggio 2010 – Fox
SCRITTO DA: Damon Lindelof & Carlton Cuse
DIRETTO DA: Jack Bender
CAST: Sam Anderson (Bernard Nadler), Naveen Andrews (Sayid Jarrah), L. Scott Caldwell (Rose Nadler), Nestor Carbonell (Richard Alpert), Francois Chau (Pierre Chang), Henry Ian Cusick (Desmond Hume), Jeremy Davies (Daniel Widmore), Emilie de Ravin (Claire Littleton), Michael Emerson (Benjamin Linus), Jeff Fahey (Frank Lapidus), Fionnula Flanagan (Eloise Widmore), Matthew Fox (Jack Shephard), Jorge Garcia (Hugo “Hurley” Reyes), Maggie Grace (Shannon Rutherford), Josh Holloway (James “Sawyer” Ford), Daniel Dae Kim (Jin-Soo Kwon), Yunjin Kim (Sun-Hwa Paik), Ken Leung (Miles Straume), Evangeline Lilly (Kate Austen), Rebecca Mader (Charlotte Lewis), Elizabeth Mitchell (Juliet Carlson), Dominic Monaghan (Charlie Pace), Terry O’Quinn (John Locke), Ian Somerhalder (Boone Carlyle), John Terry (Christian Shephard), Sonya Walger (Penelope Milton), Cynthia Watros (Elizabeth “Libby” Smith).