“Steve Jobs” di Walter Isaacson

L'uomo dietro il mito

Non era un rocker, non una star del cinema, non un poeta maledetto. O forse si, un po’ di tutto questo; e di molto altro. Quando Steve Jobs è morto il mondo si è fermato. La linea temporale dell’evoluzione tecnologica, così frenetica e imperturbabile, si è per un momento interrotta. Un sussulto della Storia concesso a pochi, pochissimi personaggi.

Steve Jobs ha scritto, destrutturato e riscritto la storia dell’industria dei computer, ma non solo. Ha rivoluzionato o influenzato quasi ogni ambito del mondo dell’informatica e dell’intrattenimento (il modo di fruire musica e film, di telefonare, di leggere libri e giornali). Le sue visioni e la sua capacità di rendere reale l’impossibile e, dall’altro lato, di inventare nuove esigenze che i suoi prodotti sarebbero poi andati a colmare, hanno fatto di lui uno dei personaggi chiave del nostro tempo.

La sua morte – in un certo modo sfortunatamente prevedibile vista la recidività della malattia – ha comunque colto tutti di sorpresa, quasi che un guru dai tratti messianici come lui fosse un semidio verso il quale l’oscura mietitrice non potesse arrogare diritti di sorta. L’evento mediatico scatenato dalla notizia della scomparsa di Steve Jobs ha catalizzato l’attenzione dei media per settimane. Quotidiani, riviste ed editori hanno messo subito in cantiere editoriali, speciali, dossier, saggi, volumi, biografie e dato fondo agli archivi per tirar fuori la vera storia dell’uomo che, con un amico in un carage, aveva cambiato le nostre abitudini per sempre. Ma tra le tante edizioni piú o meno improvvisate, tra quelle piú strutturate e quelle costruite esclusivamente per cavalcare l’onda emotiva del momento, una ha un valore intrinseco aggiuntivo e per nulla scontato. È stata voluta da Steve Jobs in persona.

Walter Isaacson, ex giornalista di Time e della CNN, già autore di brillanti biografie di uomini straordinari – da Benjamin Franklin ad Albert Einstein – era stato scelto proprio da Jobs nel 2004. Ma Isaacson, dopo aver accantonato l’idea di scrivere il libro in un primo momento, ma rimanendo sempre in contatto con il CEO di Apple, si decise solo nel 2009, quando la malattia di Jobs lo costrinse ad un secondo ritiro temporaneo, prima dell’ultimo, dal quale non sarebbe piú tornato, nel 2011.

Dunque ecco qui le 642 pagine – sulle quali Jobs non ha dichiaratamente voluto avere il controllo finale (“Non ho nell’armadio nessuno scheletro che non si possa far uscire”) – che, in una prosa dal sapore giornalistico ma piacevolmente letterario, regalano il ritratto definitivo dell’uomo, piú che della leggenda. Ne emerge il ritratto di leader carismatico, spesso dispotico e difficile da sopportare, ma anche pronto a ritornare sui suoi passi. Un imprenditore lungimirante e molto esigente, pronto a demolire sentimenti e aspirazioni di chi non fosse in grado di rispondere alle sue provocazioni intellettuali e spingersi “oltre”, in ogni direzione.

La storia di Steve Jobs ha un valore sia istruttivo che ammonitorio, ed è gravida di lezioni sull’innovazione, il carattere, la leadership e i principi; un uomo difficile, ossessionato dalla perfezione e dalla bellezza, nascosto nel campo di distorsione della realtà che imponeva a se stesso e a chi gli stava vicino, ma in grado di spostare l’asticella della creatività sempre un po’ piú in alto. Una vita da leggere e assaporare fino in fondo.

Steve Jobs, Isaacson Walter, € 20,00, 2011, 642 p., ill., rilegato, Mondadori (collana Ingrandimenti)