Concorso
In concorso alla 69. Mostra del Cinema arriva un piccolo gioiello italiano, E’ Stato il Figlio, diretto dal palermitano regista e direttore della fotografia Daniele Ciprì.
E nella periferia di Palermo degli anni ’70 è ambientato questo film tratto dal libro di Roberto Alajmo.
Protagonista è la famiglia Ciraulo. A raccontarne la storia è un signore sui cinquant’anni mal portati, trasandato, che tutti conoscono come Busu. L’uomo è in fila alle poste, non siamo negli anni Settanta, ma ai nostri giorni. Ma lui c’era trent’anni fa e ha vissuto la tragedia e la commedia dei Ciraulo. E con tono asciutto ci racconta che la famiglia è composta da Nicola (un impeccabile Toni Servillo), da sua moglie Loredana (Giselda Volodi), dai figli Tancredi e Serenella; insieme ai genitori di Nicola vivono in un uno di quei palazzi enormi, che somigliano a casermoni, tra crepe, ruggine, una televisione che non funziona e l’acqua corrente che va e viene. E quando l’acqua non scorre allora la famiglia prepara borse frigo piene di pranzi della domenica e va al mare a rinfrescarsi.
Nicola con il suo passo affaticato e le mani consumate dal lavoro, mantiene la famiglia. Ma i soldi non bastano mai. Un giorno, nel cortile del palazzo dove abitano, in uno scontro tra bande rivali, una pallottola vagante colpisce la piccola di casa, Serenella. La disperazione è atroce. Ma è anche vero che le famiglie delle vittime di mafia possono ottenere un risarcimento dallo Stato. E se questo è il volere di Serenella, volata in Paradiso, allora i Ciraulo si rivolgono a un grottesco avvocato per avviare la pratica.
Molte pratiche dopo, finalmente ottengono un risarcimento di duecentoventi milioni di lire. L’euforia dilaga, ma dei soldi nessuna traccia e i debiti aumentano, tanto che Nicola deve ricorrere al prestito di uno strozzino.
Finalmente i soldi arrivano. Ma intorno a un tavolo non riescono a mettersi d’accordo su cosa comprare. I membri della famiglia si piegano al volere di Nicola:acquistare una Mercedes. Perché quella costosissima macchina, con il turbo e l’autoradio è la loro conquista, è il loro trofeo per mostrare agli altri che sono diventati ricchi.
Come scriveva Giovanni Verga “chi nasce povero, muore povero.”
Daniele Ciprì ha dato prova di un ottimo intuito cinematografico. Affascinato dal libro di Alajmo lo ha trasposto sul grande schermo costellando la storia di tragedia e di ironia.
È stato il figlio è un film dipinto con una luce che a poco a poco si increspa, più la parabola della famiglia si incurva verso il basso, più i colori sbiadiscono. Un’opera resa reale, nel suo porsi altisonante, dai dialghi in dialetto siciliano e dalla creazione di personaggi “cattivelli,” piccoli grandi mostri incoronati di cinismo (il regista ha detto di essersi ispirato ai Simpson), che si muovono dentro un perimetro di egoismo, tra disperazione e grandezza, tra la morte e la Mercedes. E a piangere restano solo i cuori puri. L’istinto di sopravvivenza soccorre i Ciraulo all’angolo della disperazione.
La scrittura dei personaggi si fa portavoce della narrativa della storia. Rifuggendo il clichè, sorride al destino reso beffardo anche da queste figure misere e al tempo stesso forti.
È stato il figlio gioca con le immagini e sfuma con la creatività le basi della commedia e della tragedia. Ciprì è riuscito a trasmettere, anche grazie alla bravura degli attori e alla limpidezza delle sue idee, simpatia e malinconia.
Titolo originale: E’ stato il figlio
Nazione: Italia
Anno: 2012
Genere: Drammatico
Durata: 90′
Regia: Daniele Ciprì
Cast: Toni Servillo, Alfredo Castro, Aurora Quattrocchi, Alessia Zammitti, Fabrizio Falco, Piero Misuraca, Nino Scardina, Giacomo Civiletti, Matteo Rizzo, Manuela Lo Sicco
Produzione: Passione, Rai Cinema
Distribuzione: Fandango
Data di uscita: Venezia 2012
14 Settembre 2012 (cinema)