Biennale Teatro 2013: “Ubu Roi”

Un'opera altamente sociopolitica e orientatrice

Ubu Roi di Declam Donellam, Nick Ormerod, Check by Jowl, è andato in scena alla Fenice con grande successo di critica e di pubblico. Per nulla disorientati dall’assurdità di certe situazioni, gli spettatori seguivano con il sorriso sulle labbra le elucubrazioni verbali i neologismi comici, le metafore trasparenti fino all’ovvietà.

Racconto di scontri, da quelli minimi all’interno di nuclei familiari a quello veramente significativo e foriero di catastrofici panorami politici e sociali, fra i sommi poteri dello stato. Tutto poi si risolverà in una farsa tragica nella sua realtà incompresa. Il riso e il sorriso diventavano così complicità, accettazione passiva.

Si rimane con il dubbio se il collegamento con quanto accade sulla scena politica sia voluto o casuale, ma di certo non si poteva non pensare a quanto sta accadendo oggi in Italia. Come l’interprete sul palcoscenico veneziano il piccolo dittatore nostrano, non sanguinario, non torturatore, veste i panni dell’innocente perseguitato mentre prede volontarie, sempre più giovani, incalzano per prendere il posto di favorita di turno.

Le classiche unità di tempo, spazio, canonizzate dall’antico, svanivano sconvolgendo ogni aspettativa. Lo stucchevole si trasforma in orrido, l’oppio del popolo non è più la religione che, al contrario, diventa di nuovo l’ancora di salvezza dalle barbarie.

La Biennale ha centrato gli obiettivi che voleva raggiungere con questo spettacolo nuovo e classico a un tempo con un testo intrigante nell’apparente banalità.