Venezia 70. Concorso
Una donna, un cane, quattro cammelli e 2700 chilometri nello spettacolare e spietato deserto australiano, da Alice Spring a Uluru e fino all’Oceano Indiano. Il nuovo film di John Curran con Mia Wasikowska che interpreta l’esploratrice Robyn Davidson.
Ci voleva un regista newyorkese, John Curran (Il velo dipinto, Stone, Praise), per raccontare un viaggio solitario che parte da una delle cittadine più remote della terra per raggiungere uno degli oceani più spettacolari della terra. Un’esplorazione che è prima di tutto ricerca di disconnettersi dal mondo, di silenzi e di un rapporto intimo con la natura, di rispetto per le altre culture e, infine, una riscoperta di se stessi.
Il 9 aprile 1977 Robyn Davidson (Mia Wasikowska) parte con quattro cammelli da lei stessa addestrati e in compagnia del suo cane Diggity da Alice Spring, nel Red Center australiano, per raggiungere a piedi, 2700 chilometri e 195 giorni dopo, l’Oceano Indiano.
I blog di viaggi sarebbero arrivati dopo decenni, Bruce Chatwin non aveva ancora scritto il celeberrimo Le vie dei Canti, pubblicato solo dieci anni dopo, nel 1987. L’idea di Robyn preoccupa amici e parenti, ma è un “piano ridicolo” per gli uomini e le donne dell’outback australiano, abituati ad una vita semplice in un ambiente non ospitale che conoscono bene.
Robyn era arrivata un paio di anni prima ad Alice Spring, già con l’idea di attraversare il deserto, sfuggendo alla noiosa vita cittadina: dal 1975 al 1977 lavora nelle fattorie per imparare ad addomesticare i cammelli selvatici, animali importati da carovanieri afghani a metà Ottocento perchè gli unici in grado di resistere alla durezza dell’ambiente desertico australiano.
Alla fine possiederà quattro cammelli, ma per trovare i soldi per la spedizione dovrà scendere a compromessi e accettare la proposta del National Geographic: raccontare la sua avventura e consentire al fotografo Rick Smolan (Adam Driver) di raggiungerla periodicamente lungo il tragitto per raccontare il viaggio anche con le immagini.
Così ogni quattro-cinque settimane, Rick scandisce le tappe del viaggio di Robyn, cercando di cogliere l’essenza di questa insofferente ed enigmatica giovane donna e di capire le motivazioni di un viaggio, pensato come una vera ricerca di sé, mai come avventura fine a se stessa, né tantomento da condividere con un pubblico di lettori.
Lungo il cammino Robyn incontra animali selvaggi, qualche eccentrico solitario abitante del deserto e gruppi di aborigeni. Si spinge nei territori costellati di luoghi sacri accompagnata dall’anziano Eddy (Rolley Mintuma, un anziano molto rispettato nella comunità aborigena, che prima di girare il film aveva conosciuto la storia di Robyn dai racconti delle comunità indigene che l’avevano incontrata durante il suo viaggio).
Mentre il terreno cambia colore, l’ambiente diventa sempre più ostile e il cielo stellato semba vegliare sui sonni agitati dai ricordi di una infanzia segnata dal suicidio della madre, il cane Diggity muore avvelenato, e Robyn è davvero, inesorabilmente sola ad affrontare gli ultimi mesi di cammino; i cammelli da semplici animali da carico diventano gli unici compagni di viaggio, il deserto è la difficile realtà con cui confrontarsi giorno dopo giorno, alla ricerca dell’essenziale per sopravvivere.
Fino alla sabbia bianca che preannuncia l’Oceano Indiano, dove Robyn arriva grazie anche al sostegno di Rick, che ha imparato a conoscerla e a leggere la richiesta di aiuto dietro l’apparente e ostentata durezza.
Ispirato dall’omonimo best seller della Davidson (pubblicato in Italia da Feltrinelli con il titolo Orme) e dagli scatti di Smolan raccolti nel volume From Alice to Ocean, che compaiono nei titoli di coda, Tracks ha il suo punto di forza in una fotografia spettacolare nonché nella partecipazione al progetto di Robyn Davidson, che da sempre voleva un film “non hollywoodiano, ma australiano”, che fosse veritiero per trasmettere i valori che hanno ispirato il viaggio. Un progetto che ha richiesto molti anni prima di venire realizzato, proprio per le richieste dalla Davidson.
Sola per almeno tre quarti dei 115 minuti di durata del film, Mia Wasikowska, minuta e apparentemente fragile, molto diversa dalla Davidson – che tuttavia l’ha suggerita al regista “per la sua forza e intelligenza” – dà al personaggio una grande profondità, frutto di una preparazione durata due anni, con vari soggiorni nei veri luoghi in cui camminò la Davidson. Una esperienza che ha segnato profondamente l’attrice australiana: dopo questo film ha deciso di ritornare a vivere nel suo Paese, da cui si era allontanata appena diciassettenne.
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TRACKS
Regia: John Curran
Sceneggiatura: Marion Nelson
Produzione: See-Saw Film
Fotografia: Mandy walker
Durata: 115
Interpreti: Mia Wasikowska, Adam Driver, Rainer Bock, Rolley Mintuma, John Flaus, Robert Coleby.
Nazione: Australia
30 aprile 2014 (cinema)