“Brimstone” di Martin Koolhoven

Apocalisse, Esodo, Genesi e Castigo sono i 4 capitoli in cui é suddiviso Brimstone, western in concorso alla Mostra del Cinema.

Scritto e da diretto dall’olandese Martin Koolhoven, Brimstone é un film arrogante dall’eccessiva violenza fine a se stessa. Dakota Fanning é Liz, una giovane donna muta, disperata e coraggiosa eroina di questa epopea o spirale di crudeltà. Un reverendo (Guy Pearce), appena giunto nella cittadina del vecchio west americano, dove la donna vive, non le dá tregua. Con un percorso che va a ritroso nel tempo per tornare alla narrazione presente, il film, con i suoi capitoli, svela i vari arcani.

La curiosità iniziale, non sappiamo niente dei protagonisti quando compaiono sullo schermo, alimenta fino a un certo punto la visione di questo film. Come la ferocia e il imagesadismo prendono il sopravvento, Brimstone diventa un western horror con al centro il tema dell’incontro, interpretando e distorcendo alcuni versetti biblici con un estremismo religioso fatto di simboli: sangue e fuoco come dovesse finire il mondo domani. Resta però inspiegabile, perché la follia cieca, fanatica, che muove alcuni personaggi non porta con sé nessun messaggio.

Brava la Fanning, ma la persecuzione biblica sulla quale il regista, nella sua prima produzione in lingua inglese, ha costruito il suo personaggio, diventa un tormento infernale per la visione dello spettatore.