Ed ecco la seconda stagione anche per Daredevil dunque, uno dei capostipiti della collaborazione Netflix-Marvel, che certamente però non sarà né il primo né l’ultimo prodotto di straordinario successo della piattaforma streaming. A poco meno di un anno dal rilascio della stagione pilota, il 18 marzo 2016 vede la serie ritornare con il promesso rinnovo.
Dopo una prima stagione che ha soddisfatto le aspettative di tutti, rivelandosi come una perfetta trasposizione del fumetto, in grado di contentare sia i fan del cartaceo che i neofiti, questa seconda annata si trova a dover fare i conti con i fasti di quella che l’ha preceduta, perfezionandosi in alcuni aspetti ma ristagnando in altri.
Con la primavera 2018 arriverà la terza stagione del successo targato Netflix; nel mentre vi offriamo una recensione spoiler-free dei 13 episodi di quest’anno.
Il plot
Qualche mese dopo gli avvenimenti della scorsa stagione, la figura di Daredevil è ormai diventata il simbolo della città. Da un lato i dissapori con le forze dell’ordine si sono affievoliti, dall’altro però l’ammirazione nei confronti del vigilante rosso spesso ha portato a sfortunati casi di emulazione, contribuendo al caos della città, i cui problemi, a conti fatti, non sono più così gravi. La criminalità è decisamente diminuita dopo l’arresto di Wilson Fisk, e a Hell’s Kitchen la corruzione non regna più sovrana. Anche lo studio legale Nelson & Murdock non se la passa malissimo, al di là di qualche problema finanziario dovuto all’eccesso di casi pro bono.
Ma gli equilibri venutisi a creare nell’ultimo periodo cadono in seguito all’arrivo di un nuovo vigilante. Non si tratta di un ingenuo emulatore o di un sognatore con manie di protagonismo, bensì di esperto individuo con addestramento militare che miete vittime a decine tra criminali di piccolo e alto livello, giustiziandoli senza far differenze. Ma questo è solo l’inizio, prima del midseason finale comparirà Elektra, vecchia fiamma del protagonista Matt, che chiede il suo aiuto per una faccenda legata alla yakuza, in primo luogo e, come si scoprirà successivamente, alla Mano, guidata da un incredibilmente redivivo Nobu.

La serie
Appare dunque chiaro come lo showdown della scorsa stagione abbia lasciato degli strascichi sulla seconda ondata di episodi. Con Fisk in prigione, infatti, questa stagione manca di un forte elemento centrale/big bad e pertanto si sviluppa in maniera nuova. Non più tredici episodi densi, compatti, con una forte unità tematica, narrativa e psicologica, ma piuttosto articolati in archi: rigidi story arcs che scandiscono la storia della stagione e dei singoli personaggi. I primi quattro episodi si concentrano sulla figura del nuovo vigilante, Punisher/il Punitore (Jon Bernthal), e dopo un episodio di transizione il plot si focalizza su Elektra (Èlodie Yung) per poi dedicare l’ultima quartina all’eterna battaglia tra Casti e Mano. Allo stesso modo anche le storyline e sub-plot dei personaggi possono essere scandite con rigide partizioni, come nel caso degli stessi Punisher (vigilanza-processo-prigione) ed Elektra (riallacciamenti dei rapporti-obiettivo della Mano). Ne risulta una narrazione meno compatta ma più ritmata e leggera.
La serie non perde certo in qualità a causa di questa scelta, né tantomeno ne risente l’atmosfera generale della serie; anzi, la visione risulta più fluida, meno pesante, come invece era stata la stagione d’esordio. Essa, con una lentezza eccessiva, andava a costruire l’ascesa dei due personaggi principali, Matt e Fisk, dalla nascita della loro rivalità fino alla prima significativa vittoria di uno sull’altro.
Se Fisk risulta ancora fortissimo, nonostante il quasi insignificante screentime (grazie soprattutto alla prestazione eccezionale di Vincent d’Onofrio), il personaggio di Daredevil, che aveva retto nel periodo di costruzione, da questa stagione esce completamente sconfitto. La sua psicologia, al di fuori dello sdoppiamento avvocato diurno/vigilante notturno, non è nemmeno lontanamente interessante come quella del Punitore, di Elektra, e persino dello stesso Stick. Senza contare che il primo aspetto del protagonista, quello del rappresentante legale, è poco approfondito e spesso ripiegato su stereotipati e roboanti monologhi strappalacrime. Nel complesso dunque Daredevil più che un protagonista sembra fare da fil rouge unendo i vari aspetti della narrazione globale.
Appunto, dopo la nascita, l’unico aspetto veramente degno di nota del personaggio è il crescente scollamento tra i suoi due ruoli, e non Daredevil stesso. Da un lato l’avvocato buono e idealista che s’innamora dell’ingenua segretaria, dall’altro il vigilante pieno di rabbia che sa di non essere un uomo comune ed è intrigato dal rischio rappresentato da Elektra. Al di là del “triangolo”, dunque, Matt/Daredevil soccombe dinanzi al carisma di Punisher, per esempio, nonostante questi non sia altro che un uomo disperato in cerca di vendetta per la famiglia, o di Elektra, che tenta di nascondere profonde ferite dietro orgoglio e sensualità.
Come si diceva prima dunque, sono i comprimari a far da padrone in questa stagione. Le storylines di Foggy e Karen, da semplice macchietta comica e innocente love interest da proteggere sviluppano carattere e iniziano a ricoprire ruoli di primo piano. La rivelazione della doppia identità di Matt a Foggy negli ultimi episodi della scorsa stagione ha permesso a questi una maggiore libertà di movimento (come personaggio) in virtù nella neo-acquisita consapevolezza. Lo stesso discorso vale per Nobu, con la cui definitiva morte inizia a svelarsi qualcosa del macchinoso piano della Mano e per Fisk, che ridà vita all’arco finale con la sua inaspettata riapparizione in qualità di burattinaio dietro le quinte.
Ma ciò per cui Daredevil si è distinto nel 2015 e per cui continua a distinguersi è l’aspetto tecnico: regia virtuosistica e sperimentale, fotografia sparata a mille anche in pieno giorno e interpretazioni quel tanto che basta sopra le righe sono ciò che ci trasporta nel mondo di Hell’s Kitchen. Ma chi scrive spera che non si ripeta lo stesso errore della seconda stagione di Mr. Robot, ovvero tralasciare l’aspetto contenutistico a favore dell’impatto registico che appassiona una grande fetta dell’utenza di Netflix, a digiuno di buon cinema che si esalta con la semplicità televisiva.
La pretenziosità di un episodio come New York’s finest straripa decisamente, in quanto elevare a discorso filosofico e morale un banale botta e risposta sulla logica del vigilante senza nemmeno considerare le cause è fuori luogo, per di più se per mezz’ora. Lo scontro che segue è girato con un mirabolante piano-sequenza di 7 minuti: pregevole, senza dubbio, ma gratuito, non c’è coesione tra aspetto tecnico e contenutistico.
Cosa aspettarsi dalla terza stagione
In conclusione, nonostante chi scrive abbia qualche riserva su questa tipologia di prodotto in generale, non si può negare che la seconda stagione di Daredevil sia un prodotto senza dubbio riuscito, che raggiunge tutti gli scopo prefissi: intrattenere, coinvolgere, stupire. Al solito le sequenze di mero combattimento, topos fumettistico consolidato, sono impressionanti per la complessità dei movimenti che però non sfocia mai nell’arte marziale vera e propria, in modo da non comprometterne il realismo.
Il plot è costruito comunque in maniera consequenziale rispetto alla prima stagione nonostante i pochi collegamenti lasciati aperti e le massiccia presenza di new entries della stagione, e il personaggio di Fisk, anche da solo, dopo lo sterminio del suo entourage, si regge benissimo e fa spiccare alla stagione quel balzo che permette di concludere tutto in bellezza con un finale non eccessivamente esplosivo né aperto. La degna chiusura di questa stagione ci introduce a una guerra che non verrà combattuta trai confini di Hell’s Kitchen, ma che tirerà in ballo un conflitto più grande, probabilmente riprendendo ampiamente le classiche dicotomie.
La terza stagione è un incognita, visto che nel 2017 la collaborazione tra Netflix e Marvel prevede un cross-over di otto episodi intitolato The defenders, che vedrà incontrarsi i protagonisti delle quattro serie Marvel sulla piattaforma (Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage, e Iron Fist, di prossimo rilascio). Il terzo atto di Daredevil dunque vedrà la luce nella primavera 2018, con il compito di sopperire alle mancanze delle prime due e di innalzare il livello della serie ancor di più, sublimando Daredevil e portando il prodotto a raggiungere l’Olimpo dell’intrattenimento televisivo targato Netflix.