Manca poco al duecentocinquantesimo anniversario della Prima Chiesa Riformata. Il pastore incaricato della spiritualità di una manciata di fedeli é l’ex cappellano militare Toller (Ethan Hawke). Devastato per la morte del suo unico figlio, soldato in Iraq, incapace di salvare con la moglie il matrimonio, il quarantaseienne Toller ha lasciato l’esercito e partecipato a un gruppo di supporto, che continua a seguire.

Mentre scrive un diario, un esperimento della durata di un anno, sulla comunicazione e sulla preghiera, una sua fedele, Mary (Amanda Seyfried), gli chiede aiuto perché preoccupata per il marito, ambientalista radicale.

“Il coraggio è la risposta alla disperazione. La ragione non é d’aiuto”. La vita è un equilibrio tra disperazione e speranza.

Speranza e disperazione sono le chiavi con cui Toller cerca di decifrare il suo dolore e provare ad aiutare il marito di Mary. Ma la fede in cui quest’ultimo crede non troverà pace in questo mondo.

Paul Schrader, regista di American Gigolò, sceneggiatore di Taxi Driver e Toro Scatenato, fondatore della New Hollywood, arriva in Concorso alla Mostra del Cinema con un film prepotentemente spirituale.

È un film meditativo sulla fede stessa, sulla vocazione, sulla salvaguardia del Creato, inteso anche come ambiente e clima e sul mondo. Il settantunenne Schrader, cresciuto in una comunità calvinista in Michigan, esplora queste tematiche scandagliando in profonditá l’animo umano. Toller, attraverso le debolezze terrene e l’incontro con questa giovane coppia di estremisti ambientalisti, il marito soprattutto, si interroga fino a far prevalere non più il coraggio, ma la follia. Ed è qui che il film perde il suo equilibrio.

Impossibile non leggere una critica aperta alle posizioni di Trump sul clima. L’argomento è tanto interessante quanto complesso. Girato in 4:3, First Reformed pone fin troppi interrogativi sul senso dell’amore, della vita e sul futuro che ci attende. Forse nel tentativo di trasmettere consolazione a tutta una serie di questioni poste, Schrader si perde in alcuni vagheggiamenti, ambiguitá  ed eccessi. Proprio queste sue scelte estreme – per destare la coscienza di chi guarda? – conducono su una strada impervia che allontana dal tracciato riflessivo del film.