Concorso
Byung-tae è un adolescente taciturno, per niente appariscente, tutto fuorchè estroverso; ogni giorno deve sopportare i pestaggi di un gruppo di bulli che dal primo momento in cui l’hanno addocchiato l’hanno preso di mira proprio per la sua remissività. In realtà Byun-tae non reagisce ai pestaggi ma il pomeriggio, con il viso tumefatto segnato da costanti lividi, torna a casa e studia testardamente le arti marziali e cerca in tutti i modi una persona esperta che lo possa illuminare sull’arte del combattimento. Il più delle volte il ragazzo si imbatte in veri e propri cialtroni, ma con Pan-su, un uomo di mezza età apparentemente senza passato nè futuro, le cose sembrano poter migliorare.
Il vecchio, infatti, nonostante l’aspetto innocuo, tranne che per gli occhi, gelidi e poco inclini all’indulgenza, è un maestro del combattimento. Non tanto perchè possieda una forza straordinaria, o perchà sia in possesso di qualche trascendentale tecnica mistica di combattimento; Pan-su non ha niente di tutto ciò, ma anni di pestaggi subiti e perpetrati gli ha fornito l’esperienza e la cattiveria necessarie per vincere tutte le battaglie, sostanzialmente giocando sporco.
Il vecchio tenta di trasmettere questo al ragazzo, e tenta di scrollargli di dosso la tremenda fifa che lo attanaglia. Ma non saranno le sentenze di Pan-su a sbloccare Byung-tae. Un giorno, infatti, all’acme dell’usuale pestaggio, un caro amico di Byung-tae interviene in soccorso del ragazzo, attirandosi le funeste ire di Paco, capoccia della banda di teppisti; Paco e l’amico di Byung-tae si scontrano faccia a faccia ed il temerario cavaliere avrà la peggio finendo in coma profondo. La proverbiale goccia fa traboccare il vaso già stracolmo di Byung-tae che passa all’azione.
Risulta chiaro ormai ai fedeli appassionati del cinema coreano quanto sia annosa la piaga del bullismo nella penisola di Seoul. Il pregio, uno dei pochi, di questo film è di mostrare il problema da una sfaccettatura del prisma diversa dal solito; ciò che rende fresco questo film che sfrutta un tema piuttosto abusato, è la bella scelta di optare per un umorismo sarcastico e piuttosto politicamente scorretto. Il merito di questo risultato è tutto sulle spalle di Pan-su, personaggio azzeccatissimo nella sua figura di violento tutore di Byung-tae, con un repertorio di mosse sporche e frasi ad effetto che farebbe impallidire Chuck Norris.
Fatta eccezione per questo elemento positivo, che comunque tiene desta l’attenzione per tutta la durata del film, la pellicola tecnicamente non spicca e non offre particolari spunti di riflessione; anche se nel complesso le traversie del giovane protagonista coinvolgono gli astanti, che finiscono per sperare nella sua rivincita. Il merito per quest’opera di coinvolgimento va alle belle prestazioni dei due attori protagonisti, fra cui spicca lo Jan Hee (Byung-tae) reso celebre da Kim Ki-duk nel suo splendido Ferro 3 – La casa vuota.
Regia: SHIN Han-sol
Anno: 2006
Durata: 95′ min