Bambino e Bambina, nonostante i loro vezzeggiativi, sono una coppia di coniugi anziani.
Lei ha una misteriosa malattia agli occhi che le impedisce di guardare la luce, un male che la affligge da quando, molti anni prima, rimase ore ed ore al sole ad attendere Raissa Gorbaciova che passava in auto per la sua città, oppure questa “causa ” è soltanto una sua fantasia, visto che le donne famose, le Cleopatre del nostro tempo, tornano spesso nel suo immaginario e nei suoi discorsi, che si chiamino Grace Kelly o Lady Diana.
Bambina è sempre in casa, passa il tempo a giocare alle scommesse dei cavalli, perdendo sempre, perché, malgrado i consigli di Bambino, si ostina a puntare su cavalli inetti. La sua casa è perennemente buia, illuminata soltanto qualche candela e dai raggi di una serie di inquietanti monitor, sintonizzati sui risultati delle corse, dalla cui luce si protegge con eterne lenti scure.
Dice spesso che vuol morire, che basterebbe aprire una tenda per farla finita con la sua agonia ma non ne ha il coraggio e il suo uomo non ce la fa ad aiutarla in questo.
La vita le arriva solo dai racconti di Bambino che le parla di ciò che è fuori, le sue peregrinazioni tra bar, cimiteri e sale d’attesa. Lui gira senza il becco di un quattrino: Bambina non puo’ dargli denaro, perché -dice- le servono soldi per giocare ai cavalli, ma forse ha solo paura che Bambino possa fuggire lasciandola sola…
E’ un rapporto complesso, fatto di tanta tenerezza e tanta crudeltà, un insultarsi rancoroso dove non mancano tuttavia gesti e parole d’amore e dove, a volte, il ricordo dei tempi passati, l’accenno di un ballo, l’azzardo di una carezza intima, sembra dare loro un po’ di pace, ma tornano inesorabili le cronache delle corse e i nomi iperbolici dei cavalli, come Antonio e Cleopatra, a scandire e accompagnare il loro jeu de massacre.
Ma non si pensi a un nulla di realistico o quotidiano, nessun minimalismo, si potrebbe pensare piuttosto quasi a Strindberg o a Tennesse Williams ma nello scrittore meranese Roberto Cavosi c’è anche una felice vena quasi surreale.
La regia di Andèè Ruth Shammah con molta perizia sottolinea i momenti e le atmosfere, ma è naturale che il vero valore aggiunto dello spettacolo sia la presenza di un’Annamaria Guarnieri meravigliosa negli umori e nei contrasti di Bambina e di un Luciano Virgilio, toccante e davvero Bambinone nell’impotenza di un uomo che non puo aiutare chi ama e che vede svanire anche la propria esistenza.
ANTONIO E CLEOPATRA ALLE CORSE
di Roberto Cavosi
Premio speciale della Giuria Riccione 2007
finalista Oscar del teatro 2009
con Annamaria Guarnieri e Luciano Virgilio
Regia di Andrèè Ruth Shammah
Produzione Teatro Franco Parenti
durata 1 ora e 10
Roma, Teatro la Cometa fino al 20 marzo