Si conclude con Bestiale improvviso dei Santasangre la rassegna Extreme.Teatro del Teatro Goldoni, rassegna in cinque spettacoli dedicati al “corpo” in ogni sua espressione. Bestiale improvviso è la conclusione di un percorso che questo collettivo di giovani artisti ha iniziato nel 2009, un esperimento che mira al congiungimento di arte e scienza.
Parlare di “teatro”, inteso solo come narrazione, riferendosi ai Santasangre è quantomeno riduttivo: i Santasangre sono un’esperienza emotiva cui magari non è possibile dare un nome ma che viene percepita nel profondo, il loro non è teatro ma una performance che coinvolge tutti i sensi, non solo quello della vista.
Si entra in sala al Goldoni, teatro conosciuto da una vita, e un fumo denso avvolge la platea, trasformando un luogo noto in un ambiente irreale; tre schermi bianchi sul fronte del palco e come scenografia altrettanti schermi che rinchiudono lo spazio; sospeso, quasi invisibile, un monolite nero che osserva dall’alto. Le luci in sala si spengono e sugli schermi iniziano delle proiezioni di luci e ombre in movimento; si sentono dei suoni sintetizzati che si possono ricondurre a nulla o a tutto, allo scroscio delle onde del mare sempre più assordante, a un battito cardiaco, a delle perturbazioni in una trasmissione radio. L’insieme dei tre elementi – luci, suoni e fumo – immerge lo spettatore in uno stato di trance, quasi di meditazione: non c’è nulla da “vedere”, si deve solo “sentire”.
Quando i pannelli frontali cadono, tre figure indistinte emergono dalla nebbia; sono in ombra, non hanno definizione né volto, sembrano come corpi alieni nella loro fluidità e inconsistenza. I suoni lentamente crescono di potenza e le figure, riconoscibili appena nella loro femminilità, si avvicinano e si allontanano, in una danza lenta e misteriosa. Ma non passa molto che i movimenti diventano più veloci, convulsi, irregolari, il suono cresce di volume e di tempo: non c’è più unione ma disaccordo, non più contatto ma separazione. Improvvisamente si è trasportati in uno spazio ostile, sale un senso di angoscia e di paura, quasi, mentre sul palco le danzatrici senza volto muovono spasmodicamente ogni arto come se fosse separato dal resto del corpo.
Si ritrova un attimo di pace quando due ballerine si riavvicinano, i suoni si dilatano e le ombre invadono la scena, ma il respiro è di breve durata. Improvvisamente, il bestiale esce di nuovo allo scoperto e non c’è più armonia ma solo velocità finché il suono cala e la luce proiettata si fa a sprazzi più intensa: il monolite nero, quasi come un deus – ex – machina, scende dal cielo e una luce calda e accecante si riflette su una superficie di specchio, illuminando gli spettatori come un sole appena nato.
La complessità e l’astrazione dello spettacolo fanno in modo che ogni spettatore possa cercare di sovrapporre i propri riferimenti all’input che viene proposto dai Santasangre, ovvero l’energia nucleare nelle sue differenti forme di fissione e fusione e nei loro differenti risultati: il termine di paragone più immediato è stato 2001: Odissea nello spazio, di Kubrick. Un film che non necessariamente richiede comprensione totale ma che lascia libertà di lettura, che unisce a un approccio scientifico rigorosissimo un senso estetico iper-sviluppato e che non racconta solo una storia ma comunica sentimenti. Bestiale improvviso è tutto questo.
Bestiale improvviso
Di Santasangre (Diana Arbib, Luca Brinchi, Maria Carmela Milano, Dario Salvagnini, Pasquale Tricoci, Roberta Zanardo)
Con Teodora Castellucci, Cristina Rizzo, Roberta Zanardo
Teatro Goldoni di Venezia
Durata 1 ora
www.teatrostabiledelveneto.it