“BOCCIONI: PITTORE E SCULTORE FUTURISTA”

Tra dinamismo e armonia delle forme

Dal 6 Ottobre fina al 7 Gennaio Palazzo Reale celebra il 90esimo anniversario della morte di Umberto Boccioni, uno degli artisti più in vista non solo dell’avanguardia futurista ma dell’arte contemporanea italiana. La mostra propone non solo sculture e pitture famose e schizzi grafici, che vedono la messa in pratica delle sue teorie artistiche, ma anche lavori di pittori e amici che hanno influenzato e sostenuto la sua attività: l’intento è di creare un percorso ragionato verso la delineazione delle attività, dei progetti e delle esperienze umane vissute dall’artista.

Non solo sculture e pitture vengono scelte a Palazzo Reale per ricordare questo importante artista italiano, ma anche disegni, schizzi e acquarelli che testimoniano il suo intenso lavoro di progettazione. Una ricchezza di materiali inediti al grande pubblico, che rappresentano una parte importante della sua sperimentazione artistica e tematica; affiancati a grandi opere del Boccioni ritroviamo Rodin, Picasso, Medardo Rosso, Balla, Severini, Gris. Sfortunatamente molte dei suoi lavori sono andati perduti e sostituiti da immagini che ritroviamo in quasi tutte le 13 stanza a lui dedicate; le fotografie, oltre a tramandare i posteri i lavori ormai scomparsi, ci permettono di vedere il lato più umano dell’artista, ritratto nel suo amato studio milanese, con l’amico Balla e la madre o durante le sue mostre.

La mostra milanese sceglie di presentare, in tredici saloni, le opere, le fotografie, le sculture e le pitture di Umberto Boccioni (1882-1916) che ha rappresentato una personalità di primo piano nel campo artistico di inizio secolo scorso, che è stato promotore di idee innovative sullo studio del dinamismo delle forme e sulla possibilità di poter rappresentare l’armonica unione che esiste tra spazio circostante e opera d’arte.

Sin dalla prima sala il visitatore ha un impatto “umano” con l’artista, grazie a delle riproduzioni fotografiche che ricoprono le intere pareti e che riproducono il suo studio in Bastioni di Porta Romana 35, dove il Boccioni lavorava nei primi anni del Novecento. E’ proprio tra queste mura che il Boccioni dà sfogo al suo entusiasmo per l’arte che si rinsalda a seguito del suo viaggio a Parigi nel ’12.
Nella stanza affianco sono esposti alcune citazioni estratte dal Manifesto tecnico della scultura futurista (scritto a Parigi nel 1912) nel quale Boccioni espone alcuni suoi pensieri che saranno fondamentali per capire la sua ideologia. Boccioni rifiuta e critica il modello di bellezza canonizzato dai classicisti e i nudi femminili da sempre copiati dagli artisti: si tratta, infatti, di archietipi vuoti perché rappresentanti di una tipologia di bellezza scontata e fatua. Boccioni, inoltre, ritiene ormai superato la concezione dell’arte come rappresentazione dell’oggetto fine a sé stesso, slegato dal contesto che lo circonda: egli vuole far vivere l’oggetto, fondendo l’elemento scultoreo con l’ambiente architettonico in un tutt’uno armonico. In questo modo abbiamo un’assoluta e completa abolizione della linea finita e delle statue chiuse: Boccioni vuole spalancare, aprire la figura all’ambiente ed inglobarlo in essa in modo tale da riuscire a rappresentare il reale. Per mettere in pratica la fusione tra l’oggetto artistico e l’ambiente l’artista sceglie di impiegare elementi appartenenti alla vita di tutti i giorni, dando origine ad opere polimateriche. Nel Fusione di una testa e di una finestra Boccioni non solo utilizza il gesso per creare la scultura ma, come è visibile dalla fotografia, inserisce anche una treccia di capelli, l’occhio di una bambola, una finestra vera, oltre che un filo di ferro che segue il profilo della donna e permette di creare dei vuoti d’aria nella scultura: questo espediente permette di ottenere un’opera aperta, che permette di farsi invadere dall’aria e, quindi, di unirsi alla luce, allo spazio e alle case circostanti. Il tema delle strutture polimateriche è presente nell’opera Testa+casa+luce: sfortunatamente anche quest’opera è andata perduta e ci è permesso solo poterla vedere da una foto d’epoca, affiancata da molti progetti su carta. L’opera era stata realizzata in gesso ed è attraversata da una vera balaustra; è da annotare una novità davvero singolare: sulla superficie di Testa+casa+luce si notano delle scritte realizzate con un normografo (come “muro” “via” o “cortile”) che evocano alcuni elementi fisici attraverso la parola, che li rende ancora più legati all’oggetto artistico. Boccioni si distanzia molto dalla mimesis classica, dato che ora anche il carattere evocativo della parola viene messo al servizio dell’artista.

Le sculture in gesso di Boccioni sono messe a confronto con quelle di due artisti che avranno una grande influenza artistica su di lui: Ricasso e Medardo Rosso. Il Tête de femme (1909) picassiano, così lontano dalla mimesis delle statue greche professata dai classicisti, presenta tratti molto simili al dipinto Dimensioni astratte (1912); la vicinanza stilistica tra Ricasso e Boccioni si ritrova anche nella prima scultura famosa di quest’ultimo, ossia l’Antigrazioso: questo lavoro in bronzo, ispiratosi al viso della madre, rappresenta uno studio dei volumi e degli oggetti che si intersecano nel viso, che appare visibilmente più “sgraziato” rispetto alle opere classiche. Medardo Rosso, invece, sarà molto importante per gli studio sull’impiego delle luci e delle ombre: il suo Madame Noblet, con la sua alternanza tra spazi pieni e vuoti, risalta con il suo contrasto di luci e ombre che rende l’opera particolarmente suggestiva e vivida e la risalta.

Sviluppando il tema dell’antigrazioso l’artista propone una bellezza femminile trasformata, non cancellata. Per Boccioni la meteretrice della Femme nue, il ritratto scioccante che Picasso nascondeva nel suo studio, rappresenta una fonte di ispirazione per lo scardinamento della bellezza classica su cui lui ha teorizzato: per Boccioni, però, non si tratta di una semplice imitazione di Picasso, infatti egli cerca di infondere maggiore dinamismo alle scoperte fatte dai cubisti. Ma il tema dell’antigrazioso è affrontato anche da Medardo Rosso che, con la scultura in cera La portinaia (1883), vuole rappresentare l’aspetto imbruttito e logoro della vecchia donna. Nel dipinto Antigrazioso di Boccioni il soggetto da raffigurare non è più legati alla vecchiaia o al degrado, come nel caso di Medardo o Picasso, ma l’affascinante critica e amante Margherita Sarfatti, scegliendo di mostrare la bellezza e l’intelligenza della donna in maniera non scontata ma nella sua naturalezza. Oltre al tema dell’antigrazioso, Boccioni decide di sfidare i cubisti sul uno dei temi a loro più cari, ossia la raffigurazione della natura morta con bottiglia. Nella sala viene esposta la fotografia di Forme e forze di una bottiglia –opera oggi perduta- e la scultura Sviluppo di una bottiglia nello spazio (1935) che mostrano visivamente il dinamismo che Boccioni riesce a conferire ad un semplice oggetto come questo con un gioco di pieni e vuoti che gli permette di avvicinare la bottiglia ad una figura dinamica come la spirale, rispetto alla piramide scelta dai cubisti. L’artista sviluppa questo tema anche all’interno dei suoi dipinti: ne è un esempio Il bevitore.

L’aspetto più umano e personale dell’artista viene toccato attraverso l’esposizione di foto che raffigurano l’incontro avvenuto nel 1913 tra Boccioni, sua madre e Giacomo Balla, che è per lui maestro e amico: è assieme a lui che inizia a riflettere sul fondamentale tema del dinamismo, argomento molto caro anche a Severini. Ne La ballerina, quest’ultimo cerca di scomporre il movimento in più frammenti, rappresentandolo “fotogramma per fotogramma”. Anche Boccioni raffigurare il movimento nel celebre dipinto Elasticità, dove non solo si raffigurano i singoli momenti che compongono il movimento del cavallo al galoppo ma si cerca di rappresentare anche i sobbalzi del cavaliere e il paesaggio che esso percepisce in quel momento: Boccioni non si limita a raffigurare la dinamicità del soggetto agente ma anche il riflesso del movimento nello spazio circostante. Questo tema trova sviluppo nelle sculture raffiguranti l’uomo virile in movimento, già affrontato nell’ellenismo: qua il Boccioni no si limita a riprendere mimeticamente questo cliché ma lo stravolge con le sue ideologie d’avanguardia. Non solo Boccioni ma anche Rodin, nell’Homme qui marche, si occupa di questo tema classico travolgendolo: questa scultura risulta totalmente priva di mani e braccia, è caratterizzata da un’esagerata muscolatura, volta a portare a compimento un grande passo. In linea con le critiche dei futuristi Rodin rinnega la fotografia, dato che questo strumento ottico è capace di cogliere solo un attimo fuggente della realtà e blocca la figura in un movimento statico, a differenza della scultura che può riunire nel soggetto pose che esso ha assunto successivamente. L’opera di Rodin è affiancata dalla fotografia di due opere del Boccioni –oggi andate perdute- rappresentanti corpi virili in movimento ma, a differenza dell’Homme qui marche, si raggiunge una forte attrazione delle forme.

Il tema dell’uomo virile in movimento e la compenetrazione armonica tra oggetto e ambiente teorizzata dall’artista, si sommano definitivamente nel Forme uniche nella continuità dello spazio (1913), una delle opere più famose e apprezzate del Boccioni: vediamo come la figura, nell’atto di camminare, risulta essere protesa in avanti e durante il movimento si compie la fusione tra corpo e l’ambiente circostante, come si può notare nel capo del soggetto, totalmente unito alle cose che lo circondano. Il dinamismo del corpo non è sottolineato solo dal passo del soggetto ma anche da quel gioco di luci e ombre –appreso da Medardo Rosso- dovuto alla presenza di spazi pieni e vuoti che rende l’opera vibrante e l’intreccio tra oggetto artistico e lo spazio circostante più stretto, come nel caso del “opera aperta” Fusione di una testa e di una finestra.

Il tema del cavallo in corsa è l’ultimo affrontato nella mostra, dimostrando che anche un’attività popolare come lo sport può essere degno di rientrare nella poetica dell’artista. Nella scultura Dinamismo di un cavallo in corsa+casamenti, scultura in legno e cartone che si avvicina ai collage cubisti, l’energia delle forme raggiunge un livello superiore: a differenza delle sculture sugli uomini virili in movimento, l’opera è fissata al basamento da un piedistallo, che conferisce vivacità alla scultura e recupera in maniera ancora più totale il tema degli spazi vuoti.

Il Metropolitan di Milano, il Musée di Rodin, la Estorick Collection londinese e la collezione Peggy Guggenheim di Venezia sono sono alcuni nei musei che hanno reso possibile la realizzazione di questa mostra.

“Boccioni, pittore e scultore futurista”
Milano, Palazzo Reale, Piazza Duomo 12
6 Ottobre 2006-7 Gennaio 2007
Tutti i giorni 9.30-19.30; Giovedì 9.30-22.30 Lunedì chiuso
www.mostraboccioni.it
Prenotazioni visite guidate: tel 02 6597728
Costi: intero 9.00euro; ridotto 7.50 euro