Juan “coco” Villegas, meccanico di mezza età fresco di licenziamento, cerca di sbarcare il lunario intagliando originali manici di coltelli che però nessuno compra. La vita è dura (siamo in Argentina) e non si trova uno straccio di lavoro. Per non stare tutto il giorno a casa in pigiama, come l’apatico marito di sua figlia dalla quale vive, Juan passa il tempo sul suo fuoristrada peregrinando per le infinite e polverose strade della Patagonia in cerca di piazzare qualche manufatto o di trovare un impiego. Un pomeriggio, un fortuito incontro, una dimostrazione di gentilezza nell’aiutare un’automobilista in difficoltà, gli procura uno splendido esemplare di Dogo Argentino con tanto di pedigree. Bombón, così si chiama il cane, ha tutti i numeri per diventare un campione da riproduzione e da esposizione. Così Juan, attratto più dallo sguardo tenero e per nulla feroce dell’animale che dalle prospettive di guadagno – per quanto abbia bisogno di denaro –, si mette in società con un addestratore per fare di Bombón un perfetto esemplare da competizione. Ma non tutto andrà per il verso giusto…
Un racconto lineare, una storia semplice, una favola d’altri tempi ricca di quei piccoli dettagli ai quali spesso nessuno fa attenzione, ma che rappresentano il succo delle nostre esistenze. Non una parola di troppo, non un gesto forzato, nessun intellettualismo alle spalle; una vicenda quotidiana, minimalista, arricchita di sentori neorealistici quanto di emozionanti e rocambolesche divagazioni. Gli attori, non professionisti (su tutti Juan Villegas che dà il suo nome al protagonista), riescono a trasmettere attraverso un gesto, un sorriso, un silenzio l’ambivalenza della condizione umana, divisa tra miserie economiche e materiali e una ricchezza di spirito che si manifesta spesso nelle situazioni più improbabili. L’umanità riscoperta grazie a un cane, un docile e inconsapevole deus ex machina cha ha il potere di rivelare il carattere delle persone, la loro bontà d’animo, il loro egoismo, la loro moralità.
Tra il cielo terso al tramonto e le lunghe ombre che si stagliano la sera sulle interminabili strisce d’asfalto che fendono i solitari territori della Patagonia, Juan sembra un messaggero di buone speranze: nulla parrebbe suggerire un miglioramento della sua condizione ma, quando questo si verifica, con l’inaspettato arrivo di Bombón, riesce ad accoglierlo con l’umiltà e la dignità che solo un uomo che ha sofferto, imparato il significato delle privazioni e allo stesso tempo il valore dell’onestà e del rispetto, può dimostrare. Non c’è spazio per fronzoli retorici in Bombón – El Perro (vincitore del premio Fipresci della critica al Festival di San Sebastian), né per compiaciuti manierismi. Ogni avvenimento è narrato con naturalezza e genuinità tali da rendere emozionanti persino gli eventi più comuni e banali.
Un inno all’uomo e alle relazioni semplici e sincere, dove la denuncia sociale – la diffusa povertà contrasta immancabilmente con lo sproporzionato giro d’affari del mondo delle competizioni canine – resta costantemente sullo sfondo ma fa continuamente sentire la sua presenza e dove l’opportunismo e l’utilitarismo lasciano spazio ad un affetto incondizionato e disarmante, quello di un uomo verso il mondo, la sua terra, il suo cane.
Titolo originale: Bombón – El Perro
Nazione: Spagna, Argentina
Anno: 2004
Genere: Drammatico
Durata: 97′
Regia: Carlos Sorin
Cast: Juan Villegas, Walter Donado, Gregorio, Rosa Valsecchi, Mariela Díaz, Sabino Morales, Claudina Fazzini
Produzione: Romikin S.A., Guacamole Films
Distribuzione: Mikado
Data di uscita: 09 Giugno 2006