C’è un decennio nella storia di Italia che non è ugulae agli altri. Gli anni’70, comunque la si pensi, rimangono ancora oggi in gran parte intellegibili. Colpo di Stato aiuta a capire qualcosa in più
Il 27 Ottobre del 1962 un piccolo aereo turistico decollato da Catania esplode in volo, a bordo c’è Enrico Mattei presidente dell’ENI, si accerterà anni dopo che si è trattato di un attentato. Il 16 Settembre del 1970 la mafia uccide a Palermo il giornalista dell’Ora Mauro De Mauro. La notte fra il 7 e l’8 Dicembre dello stesso anno, poco dopo mezzanotte Junio Valerio Borghese, ex comandante della X Mas, è sul punto di mettere in atto un golpe che avrebbe sovvertito le istituzioni democratiche ed impresso all’Italia una svolta autoritaria in chiave anti-comunista. Borghese tiene sotto il suo comando uomini delle forze dell’ordine, fascisti e neofascisti, mafiosi, inoltre si è garantito l’appoggio dei Servizi Segreti, di alti organi istituzionali, forse persino della CIA. Insomma il golpe ha tutte le carte in regola per riuscire, tuttavia, ormai sul punto di agire, Borghese senza spiegarne il motivo dà l’ordine di fermarsi, il colpo di Stato non si fa.
E’ partendo da questi tre avvenimenti apparentemente privi di collegamento che Camillo Arcuri nel suo “Colpo di Stato” delinea un ipotetico quadro di quella che oggi molti considerano la notte della democrazia Italiana, la stagione che va dalla strage di Piazza Fontana (12 Dicembre 1969) alla bomba alla stazione di Bologna (2 Agosto 1980). Un periodo fatto di sangue, di morti innocenti, di cospirazioni e di terrorismo di Stato, ma soprattutto di misteri. Arcuri cerca di mettere un po’ d’ordine in questa porzione di storia di cui ancora oggi si conosce così poco, il suo lavoro non pretende di dare risposte definitive – d’altra parte ad oggi ciò sarebbe poco credibile – il libro ha però il merito di fare collegamenti, di scoprire i legami dove non sembra ve ne siano, di far notare come certi nomi, certi avvenimenti, certe facce ricorrano sempre uguali anche in luoghi lontani nel tempo e nello spazio. Ottima è la documentazione offerta, ogni passaggio logico che l’autore compie è avvalorato da testimonianze,atti giudiziari, documenti ufficiali e non, inoltre sono sempre proposte le tesi alternative a quelle seguite nel testo. Lo stile di scrittura è ideale, si muove sul filo che divide l’inchiesta giornalistica e il romanzo senza sconfinare né nel rapporto burocratico e formale né nella narrativa pura, se poi certi fatti raccontati sono talmente impensabili che risulta difficile crederli veri la colpa non è certo di chi scrive. C’è un solo vero appunto che si può muovere all’autore: l’eccessivo coinvolgimento emotivo nella vicenda. Arcuri all’epoca si vide infatti censurare da “Il Giorno” un articolo che rivelava con tre mesi di anticipo i progetti di golpe di Borghese. Visti gli sviluppi successivi questa censura ha assunto un peso non più solo personale ma assolutamente sociale, Arcuri è animato da un’autentica passione civile che ha come motore (anche) questo episodio, la passione però porta in alcune pagine il giornalista a perdere il suo spirito critico e farsi un po’ trascinare. In ogni caso si tratta solo di pochi momenti che non inficiano la qualità del lavoro nella sua totalità.
Camillo Arcuri “COLPO DI STATO”,BUR 2004. pp 160,8€