“CUT” di AMIR NADERI

Il cinema sempre, a qualunque costo

Orizzonti
Il giovane cineasta Shuji vuole cambiare lo stato del cinema. Con un megafono gira per le strade sovraffollate della sua città per scuotere le coscienze di spettatori sempre più passivi. Trova conforto visitando le tombe di tre maestri: Kurosawa, Ozu e Mizoguchi. Finché un giorno la Yakuza irrompe nella sua vita: suo fratello è stato ucciso perché non ha saldato un debito contratto con l’onorata società giapponese. Soldi presi in prestito per finanziare i film di Shuji e con una scadenza ben precisa. L’unico modo per recuperare tanti soldi in poco tempo è trasformarsi in un “sacco da boxe” umano. Mentre gli yakuza scaricano la loro violenza su di lui, Shuji resiste alla sofferenza pensando ai capolavori del grande schermo o ai film peggiori della storia del cinema.

Il cinema è arte o solo intrattenimento e business? Non ha dubbi il giovane Shuji, che vive una passione quasi patologica per il cinema “puro”, non contaminato dalla logica perversa del profitto. Il fuoco sacro che lo divora è evidente fin dai primi fotogrammi del poema visivo Cut, film di apertura della sezione Orizzonti, realizzato dal regista iraniano Amir Naderi, considerato il padre fondatore del Nuovo Cinema Iraniano, che da vent’anni vive, lavora e fa film lontano dall’Iran.

Shuji (Hidetoshi Nishjima) è vittima di una vera a propria ossessione, tema ricorrente nella filmografia di Naderi, come in Vegas, based on a true story, presentato sempre a Venezia nel 2008. Qui l’ossessione è ancora più potente, perchè rispecchia il personale sentire dell’Autore nei confronti del cinema. E’ anche l’arma che permette all’alter ego di Naderi di sopravvivere durante i pestaggi nello squallido bagno di una palestra della yakuza. Ogni pugno una cifra, la cassiera è la graziosa barista Yoko (Takako Tokiwa), le scommesse vengono riscosse dal vecchio Hiroshi (Takashi Sasano). Il valore dei pugni aumenta ogni giorno, la violenza cresce, tutti traggono profitto dai pugni che devastano corpo e volto di Shuji, mentre la sua voce sempre più flebile recita cantilenando i titoli dei cento capolavori universali della storia del cinema.

Una dura battaglia, come quella che combatte il cinema per non essere (troppo) contaminato dal business. Shuji è l’ultimo samurai che difende la settima arte, che incassa pugni senza perdere mai di vista il suo sogno: salvare l’eredità dei grandi maestri del passato, per farli vedere con occhi nuovi agli spettatori di oggi.

Il progetto di questo film anche stilisticamente “giapponese” è stato coltivato a lungo, la sceneggiatura ha cominciato a vivere dopo l’incontro di Naderi con l’attore protagonista, è stata scritta in inglese a quattro mani con il videoartista iraniano cresciuto in Canada Abu Farman, poi riscritta in farsi e quindi tradotta in giapponese. Operazione complessa che ha permesso di distillare ed esplorare le emozioni poi portate sullo schermo dagli attori.

Film imprevedibile, passionale dialogo d’amore tra il regista e il cinema. L’arte che ha bisogno di sacrificio. Anche se “Per il mio personaggio – ha sottolineato Naderi – il cinema non è guerra, ma cuore“.

Perchè alla fine, ciò che conta è amare il cinema. E poter gridare “azione” ancora una volta.

CUT
Regia: Amir Naderi
Giappone
Durata: 131′
Interpreti: Hidetoshi Nishijima, Takako Tokiwa, Takashi Sasano.
Uscita: Venezia 2011