Lo spettacolo Premio Ubu 2007 per il miglior testo italiano e miglior attore italiano non delude, tutt’altro: emoziona fino in fondo. Saverio La Ruina magico interprete di una Calabria non troppo lontana
L’innocenza di una ragazzina appena ventenne, i suoi sogni, la sua purezza vengono infrante. Accade non troppo tempo fa tempo fa, nel Sud dell’Italia unita, in una Calabria dove una figlia femmina è una disgrazia e una preoccupazione, dove le donne camminano per strada con la testa velata di nero, guardando in basso e contando le pietre. L’uomo alla cui sola vista si era innamorata si prende gioco di lei: con una promessa fasulla, ripetuta ipnoticamente quasi fosse una formula magica, “sposamu… sposamu… sposamu…” la possiede e la lascia incinta. E scompare. Nemmeno un giudizio su di lui le esce dalla bocca, solo il racconto dei fatti, che ne faranno per sempre una “dissonorata”, madre senza matrimonio.
Il personaggio intensamente disegnato da Saverio La Ruina – che mantiene un’energia possente e viva pur senza mai alzarsi dalla sedia da cui parla – è una donna commovente, intensa e ricca di sfumature, capace di cedere a un’emozione così forte da non saperle dare un nome, di trattenere il segreto dolore di cui nessuno può sapere, di rischiare di finire bruciata viva, e di dare infine alla luce il figlio del disonore, il giorno in cui è nato Gesù, donandogli un nome portafortuna, “Saverio”. Ma è soltanto una delle tante protagoniste della guerra silenziosa dove non succede mai niente, “che t’uccidia senza manco nu sparo”, dove la deflagrazione avviene solo nel petto in cui si nasconde la vergogna. Crede in Gesù quanto nel destino che tutto decide, vive nella paura, sempre, tra violenza e regole imposte.
Uno spettacolo da non perdere, grazie alla grande prova di La Ruina, capace di creare una donna deliziosa, emozionando con piccoli gesti in un corpo sempre in tensione, senza mai alzarsi dalla sedia, in una ricchezza espressiva ottenuta per sottrazione, e grazie agli interventi misurati, precisi, puliti del polistrumentista Gianfranco De Franco, che più giusto sarebbe definire un secondo ottimo attore su una scena equilibratissima, sobria ed elegante su cui si staglia tutta la forza di una tragedia. Un unico rammarico per lo spettacolo di Scena Verticale: l’ostinazione di qualche spettatore veneto nel capire parola per parola di un dialetto che non è il proprio – quando l’attore in scena compensa ogni tipo di vuoto e il tema supera ogni barriera sociale e culturale, figuriamoci linguistica – che con commenti fuori luogo rischia di rovinare il finale più poetico visto in questa stagione.
DISSONORATA
Premio Ubu 2007 migliore testo italiano – Premio Ubu 2007 migliore attore italiano – Segnalazione speciale Premio Ugo Betti 2008 alla Drammaturgia, Nomination migliore interprete di monologo Premio ETI Olimpici del Teatro 2007 – Segnalazione della Commissione Premio Matteotti 2007
di e con Saverio La Ruina
(durata 1h, 10m)
www.questanave.com