Donatella Finocchiaro e Fabrizio Giufuni presentano “Galantuomini”

Il titolo al maschile potrebbe fuorviare lo spettatore perché quella di Winspeare, regista di Sangue vivo e Pizzicata, è una storia al femminile ambientata in Puglia.
“La bellezza del Salento per raccontare un’isola felice dell’infanzia – precisa il regista – oggi rovinata dall’abusivismo e che negli anni ’90, causa caduta del muro di Berlino e dell’immigrazione dall’ex Jugoslavia, vide lo sviluppo e la morte della Sacra Corona Unita”.

Si parte dalla Puglia degli anni ’70 dove tre bambini, Lucia, Ignazio e Fabio giocano e combattono dalla stessa parte il ‘cattivo del paese’ per arrivare alla Puglia degli anni ’90 dove quei bambini, ormai adulti “combattono” da lati opposti. E in conferenza stampa sono gli stessi attori a delineara bene i loro personaggi partendo proprio dalla bambina diventata braccio destro del boss interpretata da Donatella Finocchiaro: “Lucia è una donna dura-violenta-spietata e per interpretarla al meglio ho osservato lo sguardo fiero delle donne salentine che va oltre le cose”.

Percorso diverso per Ignazio, bambino timido, segretamente innamorato della piccola compagna di giochi, diventato magistrato: “Per preparare il mio personaggio e quello dell’altro magistrato – ricorda Fabrizio Gifuni – prima di tutto abbiamo cercato di capire se la storia era credibile. Con l’aiuto di Cataldo Motta, capo dell’antimafia di Lecce, e Leone De Castris, abbiamo analizzato il contesto del territorio e indagato sul ventaglio di possibilità per un magistrato in quella situazione”. E prosegue: “Il pre-racconto dell’infanzia serviva a raccontare l’impegno di un uomo che ha costruito razionalmente la sua vita; poi la morte per overdose di Fabio e la scoperta della vita di Lucia, mandano in frantumi il suo castello permettendogli però di riappropriasi della sua identità, di mettersi in discussione”.

Comprimari Giuseppe Fiorello e Gioia Spaziani. Il primo, Infantino, conosciuto da Lucia bambina, da bimbo che la proteggeva dalle prepotenze altrui è diventato un suo soldato: “E’ il perdente ma è l’unico personaggio non diviso del film”.
“Il magistrato Laura ha una forza tutta femminile guidata da un istinto molto sviluppato, che comprende il crollo d’equilibrio del collega e quindi prende in mano da sola le indagini” precisa Gioia Spaziani.
I personaggi di questo melò classico sono ben definiti e si mette in risalto molto bene la figura di questa donna di potere che comanda gli uomini-cialtroni che però andavano anche umanizzati. Ma l’operazione non convince totalmente per una regia non così troppo incisiva in momenti determinanti della narrazione.
Apprezzabile il finale aperto.

Nella foto Donatella Finocchiaro
Foto a cura di Francesca Vieceli Copyright © NonSoloCinema.com – Francesca Vieceli

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