La mano destra scivola agile e delicata sulle ottave alte della tastiera: a prima vista, parrebbe l’inizio di uno standard. D’altronde tutto corrisponde: serata jazz, trio jazz, luci soffuse e di taglio che ravvivano i volti dei musicisti e creano giochi d’ombra. Invece la mano sinistra si mette a digitare nervosamente un ostinato ipnotico, reso ancora più angoscioso dalla distorsione del suono, prodotta attraverso l’inserimento di un aggeggio metallico tra le corde. EST, in bilico tra la tradizione e l’vanguardia: insomma, senza tante esagerazioni, il futuro del jazz.
Il trio svedese, capitanato dallo stesso Svensson al pianoforte, si è offerto al pubblico italiano con una performance davvero impeccabile. Un’ora e quaranta (con due bis) di pura classe per gli appassionati, in buon numero, al teatro Giardino di San Giorgio delle Pertiche (PD). La serata è uno degli eventi di punta all’interno del cartellone di Veneto Jazz Winter, che proseguirà nella sua nona edizione fino all’11 maggio.
Sembra dondolarsi sullo sgabello il giovane pianista, mentre svolazza sul suo strumento con una mano destra leggera, e mai alla ricerca di facili virtuosismi, e una sinistra poderosa nel sostenere l’impalcatura ritmica. Al suo fianco Dan Berglund, contrabbassista capace di alternare tocchi soffici con tanto di archetto a vere e proprie raffiche sonore con distorsore. Alla batteria Magnus Öström, che spezza e ricrea il ritmo apparentemente secondo logiche da drum machine: pare uno strumento elettronico capace di ripetere loop e di integrarli con la raffinatezza di tocchi isolati, colpi di spazzola e quant’altro.
La scaletta alterna i brani tratti dall’ultimo album, Viaticum, come A Picture Of Doris Travelling With Boris e la title track in apertura, a pezzi meno recenti, ripescati all’interno della ormai lunga carriera – le prime esibizioni risalgono al 1993 – del gruppo. Si chiude, dopo tante “nuove sonorità”, con un classico tra i più classici: quel ‘Round midnight di Thelonius Monk che sembra confermare l’idea di un gruppo sempre in viaggio, alla ricerca di soluzioni ibride e innovative, certamente mai banali, tra le luci e le ombre della contemporaneità.
Dopo l’esaltazione in patria e la scoperta in Europa, con l’Italia in testa grazie anche a Veneto Jazz, ora EST comincia ad affacciarsi agli Stati Uniti e riscuote consensi ovunque. Un progetto in piena ascesa che può dare ancora molti, molti frutti.