“Educazione Siberiana” di Gabriele Salvatores

Crescere tra codici e maestri

Amicizia, senso d’appartenenza a una comunità e codici di comportamento: è intorno a questa triade di valori che ruota l’esistenza dei personaggi protagonisti di Educazione siberiana, il nuovo film firmato da Gabriele Salvatores.

La storia, ispirata all’omonimo romanzo dello scrittore Nicolai Lilin, è ambientata in una regione della Russia meridionale e si svolge in un lasso di tempo che va dal 1985 al 1995: un periodo storico particolarmente convulso, scosso dalle grandi trasformazioni e dai profondi cambiamenti portati dalla caduta del muro di Berlino e la conseguente sparizione dell’Unione Sovietica. Kolima e Gagarin, amici per la pelle, crescono e maturano in questi difficili anni. La loro crescita, però, non assomiglia a quella dei loro coetanei. L’educazione impartita, infatti, prevede il furto, la rapina e l’uso delle armi. Una tale efferatezza nei comportamenti, tuttavia, si affianca a un rigido codice morale che si fonda su regole precise e incontrovertibili, profonde e spesso condivisibili. Questa differenza, che separa e diversifica l’atto dalla parola, nutre la trama di questa pellicola.

È nel personaggio interpretato dal bravissimo John Malkovich che questi due aspetti, lontani e contrari, s’incarnano per convivere. Nonno Kuzja, il vecchio saggio interpretato dall’attore, è il capo del clan criminale siberiano ma, allo stesso tempo, è capace di pronunciare parole che racchiudono un profondo significato morale come quelle che compongono una delle battute più belle del film: ‹‹Un uomo non può possedere più di quello che il suo cuore può amare››.

Il mondo dell’adolescenza è, ancora una volta, oggetto privilegiato per l’attenzione di Salvatores. In quel passaggio che porta dalla giovinezza all’età adulta, il regista intravede una fonte d’ispirazione ricca e proficua per la sua arte. L’analisi dei dubbi, dell’incertezza, della fragilità e delle esperienze di vita che caratterizzano questi anni, si rivela uno dei percorsi più interessanti per interpretare Educazione siberiana: una chiave di lettura tra le tante offerte sia dal libro sia dal film.

Come ha voluto sottolineare il regista, infatti, aldilà delle vicissitudini dei discendenti dei guerrieri Urca, questa è ‹‹soprattutto la storia di un gruppo di ragazzi che affronta uno dei problemi più complessi della vita: diventare grandi››. Per questo motivo si è preferito non trasporre nella versione cinematografica la violenza che raccontano alcune pagine del libro, per privilegiare l’aspetto formativo dell’intera vicenda. Uno dei temi principali è l’importanza di avere un maestro: non importa che esso sia buono o cattivo, l’importante è avere una guida che possa aiutarti a trovare la strada all’interno dell’intricata e insidiosa geografia dell’esistenza umana.

Un piacevole aspetto visionario e poetico aleggia su tutta l’opera grazie alle musiche di Mauro Pagani e alla genialità di alcune scene. Bastano una piccola giostra che irrompe tra i palazzi grigi e tutti uguali dell’architettura sovietica e la musica di David Bowie diffusa dai suoi altoparlanti per regalare, anche a questo film, il tocco magico di un maestro del cinema come Salvatores.

Titolo: Educazione siberiana

Soggetto: dal romanzo omonimo di Nicolai Lilin (Ed. Einaudi)
Genere: Drammatico

Regia: Gabriele Salvatores

Sceneggiatura: Stefano Rulli, Sandro Petraglia, Gabriele Salvatores

Cast:John Malkovich, Arnas Fedaravicius, Vilius Tumalavicius, Eleanor Tomlinson, Peter Stormare
Fotografia: Italo Petriccione

Montaggio: Massimo Fiocchi

Produzione: Cattleya e Rai Cinema, Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini e Marco Chimenz

Distribuzione: 01 Distribution

Paese: Italia 2013

Durata: 110 Min

Uscita cinema: 28/02/2013