“El lugar de las fresas” di Maite Vitoria Daneris

Il paese delle fragole

Esistono luoghi dotati di una particolare forza di attrazione. Esistono persone inconsciamente capaci di trasmettere con semplicità valori universali. Merito della giovane regista spagnola Maite Vitoria Daneris è stato quello di percepire le potenzialità di luoghi e persone, di rappresentare la forza che essi esprimono e di farne i protagonisti di questo documentario poetico, emozionante e profondo.

Il luogo è Porta Palazzo, una delle parti più antiche di Torino, area ricca di storia e emblema di ciò che il suo nome rappresenta: una porta, un punto di arrivo e di riferimento per tanti che, da sempre, sono arrivati e arrivano a Torino. Vi è stata persino dedicata una bella canzone dialettale. Porta Palazzo e il suo mercato quotidiano all’aperto, il più esteso d’Europa: un vivace crogiuolo di mercanzie, colorato e problematico.
“Porta Palazzo – scrive Carlo Grande, giornalista e autore torinese – è la mia parte “easy”, di borgata, della quale vado fiero e che mi è servita sempre, nella vita. Mi ha dato forza, quella specie di energia naif che mi fa vedere le cose più semplici e mi leva dai guai, quando la vita sembra chiudersi a sacco…”. Maite, giovane regista spagnola, appena giunta a Torino si è innamorata di Porta Palazzo.

La persona è Lina: settant’ anni di duro lavoro nei campi, corpo minuto, schiena curva e mani nodose. Un breve accenno all’infanzia durissima, senza recriminazioni. Per il resto lavoro, casa e chiesa. Ma non un’ingenua, anzi: una persona autonoma e dinamica, capace di districarsi senza esitazioni non solo nel traffico cittadino alla guida del suo furgone, ma anche nella jungla della burocrazia e dei contratti di lavoro. Non che non abbia mai avuto momenti di debolezza, Lina: ma ha sempre avuto la forza per trovare una soluzione, con perspicacia, spirito e quel buonsenso contadino che oggi non si apprezza più, non si conosce nemmeno.
Coltiva i suoi campi a San Mauro, pochi chilometri dalla città: ortaggi di ogni genere e, quando è la stagione, i frutti storicamente tipici di quel luogo: le fragole, che danno al documentario il suo impegnativo ed evocativo titolo. Ogni mattina, prima ancora dell’alba, Lina porta al mercato i suoi prodotti e li dispone sul banco con cura e amore, in attesa che arrivino i clienti. Gianni, il marito, rimane nei campi e anche se non ha perso ironia e pazienza, è ormai stanco di quel duro lavoro. Ma lei no, ci tiene, il suo lavoro è la sua vita.

Il documentario testimonia la vita di Lina e di come, dopo l’incontro con Hassan, giovane immigrato marocchino, a poco a poco si renda conto che è lui la persona che potrà aiutarla a continuare a lavorare, alleggerendo la fatica sua e del marito. Lina e Gianni non hanno figli, ma sanno allargare la loro famiglia a Hassan, a suo fratello e anche alla regista, che per sei anni segue la loro vita filmandola, entrando nella loro casa e nel documentario stesso.

Al Torino Film Festival 2013 ha avuto un enorme successo di pubblico, premi e riconoscimenti: una menzione dalle giuria del premio “Gli Occhiali di Gandhi” lo definisce “Una favola gandhiana nella realtà torinese, legata ad un contesto sociale multietnico… uno sguardo delicato, rispettoso e partecipe… (i protagonisti) diventano simbolo di una solidarietà e di un dialogo possibile a partire da umanità differenti.”

Con la motivazione “…una piccola grande storia di amicizia italo-araba-spagnola… generazioni e culture differenti unite dal valore comune del lavoro della terra come luogo di incontro e scambio solidale…”, la giuria nazionale UCCA -Unione Circoli Cinematografici Arci, ha assegnato al documentario un premio che consiste nella diffusione in almeno venti città presso circoli e sale associate.
Ciononostante la pellicola ancora non ha un distributore. Eppure è una storia bella ed esemplare, una testimonianza che meriterebbe di essere vista da tutti.

Sono andata anche io, infinite volte, a Porta Palazzo. Lina e Hassan sono sempre lì, con ogni clima: “fragole dolci dolci”, “sedano tenero tenero”… : così scrive Lina, sui cartoncini segnaprezzo. Non ho mai potuto dire che non fosse la verità.

Documentario, 90’ Spagna – Italia (realizzato con il sostegno del Piemonte Doc Film Fund – Fondo regionale per il documentario)
Torino Film Festival 2013: Premio “Ucca – Venti Città” e Premio “Gli Occhiali di Gandhi”.