“FACCIAMO NOSTRI QUESTI GIGANTI” DI MARCO ISIDORI
Dopo aver affrontato Shakespeare nella scorsa stagione con il Vortice del Macbeth, la compagnia della Marcido, di casa al Teatro dell’Arte, ha proposto quest’anno uno dei testi pirandelliani più rappresentativi, il dramma dove l’autore siciliano denuncia apertamente la terribile sorte che tocca all’arte, uccisa dagli uomini incapaci di comprenderla.
Il testo è il medesimo: una compagnia di attori girovaghi, abbandonato il mondo civile, si imbatte negli Scalognati, un gruppo di strani esseri guidati dal mago Cotrone che disperatamente cercano di ricostruire il mondo, reinventando ogni gesto e ogni cosa. Nonostante gli Scalognati tentino di dissuaderli, gli attori e soprattutto la prima attrice Ilse decidono di recitare il loro dramma davanti ai Giganti, “La favola del figlio cambiato”, per compiere quella che sentono come una missione: portare il teatro, l’arte, in giro per il mondo. Ma i Giganti (gli uomini tutti, compreso il pubblico in sala), con la loro indifferenza, uccideranno Ilse e con lei l’Arte.
Il testo di Pirandello è qui un testo artistico totale, rinsaldato e arricchito da canzoni cantate e suonate dagli stessi attori che hanno il compito di commentare l’andamento della storia. La rappresentazione diventa così quasi un musical che, se a tratti la rende forse troppo frammentata, d’altro lato rende bene l’idea di testo globale e a tutto tondo che la compagnia ha voluto conferire all’opera dal punto di vista artistico: “una serie di songs – scrive Marco Isidori – che hanno il compito di focalizzare quei momenti per i quali la semplice resa recitativa si renderebbe insufficiente, chiedendo, quasi naturalmente, d’essere portata su un piano tutto musicale”. La musica come arte, così fortemente presente, ha qui il compito di scongiurare la profezia pirandelliana dell’avanzamento inesorabile della tecnica e della morte della creatività: un teatro che si eleva all’ennesima potenza per salvare se stesso.
Completa il quadro “operettistico” la recitazione istrionica e quasi clownesca degli attori (tra cui quattro giovani allievi del Laboratorio della Marcido), in grado di catturare l’attenzione e divertire in diversi passaggi della pièce. Anche la scenografia ben rappresenta ciò che nel mondo contemporaneo si è perso e che gli Scalognati cercano in tutti i modi di recuperare, materializzandolo violentemente a livello visivo.
Facciamo nostri questi giganti
da “I giganti della montagna” di L. Pirandello
Compagnia Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa
Con: Marco Isidori, Maria Luisa Abate, Alessandro Curti, Paolo Oricco, Grazia Di Giorgio, Roberta Cavallo, Davide Barbato, Elena Serra, Isadora Pei, Chiara Cardea, Claudio Del Toro
Assistente alla regia: Davide Barbato
Assistente tecnico: Sabina Abate
Aiuto scenografo: Oscar Capriotti
Realizzazione dei costumi: Lauretta Dal Cin e Fosca Piovesan
Scene e costumi: Daniela Dal Cin
Regia di Marco Isidori
In scena a Milano, Teatro dell’Arte, dal 16 al 28 maggio 2006