“FLAGS OF OUR FATHER” di Clint Eastwood

Fuori Concorso
Una foto suggestiva ed evocativa cambia il destino di tre soldati americani catapultati dai campi di battaglia ad una gigantesca opera di propaganda e marketing per il reperimento di fondi. Il film di Clint Eastwood inaugura il Torino Film Festival con il personale tributo del regista a tre soldati che il mondo definì eroi, ma che eroi non hanno mai voluto essere.

“Americani e giapponesi avevano culture diverse ma uno stesso identico desiderio: non morire”. Queste parole, pubblicate sul magazine “Parade” il 15 ottobre 2006, sarebbero sufficienti per descrivere il nuovo impeccabile film di Clint Eastwood. Un film non “di guerra” ma “sulla” guerra: sugli orrori dei campi di battaglia e sulle meschinità della gigantesca operazione di marketing organizzata in pochi giorni dopo la pubblicazione della famosa fotografia che ritrae sei soldati mentre issano la bandiera a stelle e strisce sulla minuscola isola di Iwo Jima nei primi mesi del 1945.

La conquista della piccola isola di Iwo Jima era strategicamente importante per gli Stati Uniti che avrebbero potuto utilizzarla per la partenza dei bombardieri per raggiungere il Giappone. Poco più di uno scoglio in mezzo al Pacifico, circa 40 chilometri quadrati, difeso da 22.000 soldati nipponici, la maggior parte dei quali perse la vita, insieme a quasi 7.000 soldati americani, quasi tutti giovanissimi, mentre altri ventimila circa rimasero feriti.

Eastwood parte dalla famosa foto per raccontare gli orrori della guerra, ma anche le amicizie, il rispetto tra i soldati, il sacrificio e, soprattutto, la paura di morire. Un sentimento che pervade tutto il film, sottolineato nelle scene di battaglia dall’uso del colore grigio/blu, livido e freddo come la morte. La foto, scattata il 23 febbraio 1945 da Joe Rosenthal, divenne un simbolo per il popolo americano. Per Eastwood è il pretesto per raccontare il repentino cambiamento nelle vite dei tre sopravvissuti, che nel giro di pochi giorni si trovarono catapultati negli stadi, ospiti di feste e ricevimenti studiati per convincere gli americani a comprare i buoni di guerra per finanziare le operazioni belliche.

Girato in Islanda, prodotto da Steven Spielberg, sceneggiato da Paul Haggis (già autore dello sreenplay del premio Oscar Million Dollar baby e Oscar per la regia di Crash) questo Flags of our father mostra come Eastwood sia, malgrado i suoi settantesei anni, un regista capace di uno sguardo libero, indipendente e molto attuale sulla guerra. Un film che fa commuovere e riflettere, anche nella delicatezza con cui affronta i drammi personali dei tre soldati nel trovarsi appiccicata addosso, loro malgrado, l’etichetta di eroi. Resta ora la curiosità di vedere il secondo capitolo girato da Eastwood, Letters from Iwo Jima, che racconta lo stesso episodio dal punto di vista giapponese e che uscirà a marzo 2007.

Il racconto, che non scivola mai nel patetico e nel sentimentale, è sottolineato dalla colonna sonora, composta dallo stesso Eastwood e arrangiata dal figlio Kyle. Da non perdere i titoli di coda, con le foto originali della battaglia.

Flags of our fathers
Nazione: U.S.A.
Anno: 2006
Genere: Drammatico, Storico, Guerra
Durata: 130′
Regia: Clint Eastwood
Sito ufficiale: www.flagsofourfathers.com
Sito italiano: wwws.warnerbros.it/flagsofourfathers/
Cast: Ryan Phillippe, Adam Beach, Jesse Bradford, Jamie Bell, Paul Walker, Neal McDonough, Joseph Cross
Produzione: DreamWorks SKG, Warner Bros., Amblin
Entertainment, Malpaso Productions, Warner Bros. Pictures Inc.
Distribuzione: Warner Bros
Data di uscita: Torino Film Festival e nei cinema dal 10 Novembre 2006

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