Fuori Concorso
DAL NOSTRO INVIATO NEGLI STATI UNITI – L’atteso film di Clint Eastwood sui tre dei sei soldati americani immortalati nella storica foto della battaglia di Iwo Jima. Solito stile impeccabile e crepuscolare del regista californiano, in un film che si inserisce nella scia degli war-movies degli ultimi 25 anni.
John Bradley, Rene Gagnon e Ira Hayes non erano altro che tre semplici soldati americani nella battaglia di Iwo Jima, isola del Giappone, durante la Seconda Guerra Mondiale. Una foto, e il loro destino è segnato: sono gli unici tre sopravvissuti dei sei soldati immortalati mentre innalzavano la bandiera a stelle e strisce sulla cima dell’isola. Lo scatto è, inaspettatamente, entrato nella storia, animando in tutti gli americani la speranza e la fiducia in una vittoria. Ma, finita la guerra, ognuno dei tre reagisce in modo diverso alla gloria che li aspetta in patria: la guerra ha profondamente segnato la loro vita, soprattutto quella di Ira, nativo americano, diventato alcolista ed estremamente traumattizato dall’esperienza. Tutto il trionfo, la gioia, il successo mediatico sembrano essere adombrati dall’indicibile perdita: della giovinezza, degli amici, dell’innocenza.
Molte erano le aspettative per il ritorno di Eastwood alla regia, dopo il grande successo di Million Dollar Baby: il regista premio Oscar torna addirittura con due pellicole che mostrano la battaglia di Iwo Jima da due diverse prospettive, quella americana (in Flags of our Fathers) e quella nipponica (in Letters from Iwo Jima, che uscirà il prossimo anno); operazione ambiziosa. A sceneggiare, oltre a William Broyles Jr., è sempre Paul Haggis (non solo sceneggiatore di Million Dollar Baby, ma anche autore dell’Oscar al miglior film di quest’anno, Crash). Ovviamente il film sviluppa una tematica che trascende la semplice narrazione bellica – che occupa in realtà meno della metà del film, ed è riproposta nei flashback dei tre protagonisti – e condanna la guerra come violenza gratuita e spesso non necessaria, che distrugge l’essere umano e ne segna inevitabilmente l’esistenza. Spesso il cinema eastwoodiano si è confrontato con la presenza della violenza insita nell’uomo, in veri e propri capolavori quali Mystic River e Gli Spietati: qui il regista affronta il tema in modo ancora più totale, raccontando la guerra, la quintessenza della violenza e dell’assurdità del male.
Il film sembrà però essere meno significativo delle opere precedenti, probabilmente perché l’argomento non è certo nuovo al grande schermo, e dopo Apocalypse Now (e dopo l’esperienza del Vietnam) moltissimi registi hanno offerto la propria visione della guerra analizzandone la tragicità e l’insesatezza, tanto che sarebbe impossibile fare una lista delle opere, molte delle quali passate alla storia del cinema, che hanno sviluppato la tematica: una su tutte, La sottile linea rossa di Terrence Malick (The thin red line, 1998).
Flags of our fathers è un’opera impeccabile, girata con il consueto stile, indubbiamente classico e magistrale, del regista americano, ma che poco sembra aggiungere alle soluzioni raggiunte da tutti i film sull’argomento che l’hanno preceduto. La storia, tra l’altro, non sembra sempre reggere le due ore di pellicola – nonostante la foto di Iwo Jima (forse poco nota al pubblico italiano) sia stata davvero un evento mediatico e storico negli Stati Uniti (è anche riprodotta in un monumento a Washington D.C.).
Questo non toglie ovviamente la bellezza e l’unicità del film, che sicuramente offre momenti di grande intensità emotiva, soprattutto negli ultimi 20 minuti, decisamente toccanti, come spesso accade in nelle opere targate Clint. Anche i tre attori protagonisti sono ben diretti, e l’interpretazione di Adam Beach (nel ruolo di Ira Hayes, il soldato nativo americano) lascia davvero il segno e arriva al cuore del pubblico, altro eroe solitario e abbandonato come proprio della cinematografia eastwoodiana. Beach, tra l’altro, era apparso nel ruolo di un altro soldato, il marine navajo di Windtalkers di John Woo. Flags of our fathers, in parte con qualche pecca, è un film che certamente non deluderà i fan di Clint, prendendo anche una posizione netta di denuncia contro l’istituzione bellica, atto significativo in un momento storico in cui il mondo è scosso da molti conflitti.
Titolo originale: Flags of our fathers
Nazione: U.S.A.
Anno: 2006
Genere: Drammatico, Storico, GuerraDurata: 130′
Regia: Clint Eastwood
Sito ufficiale: www.flagsofourfathers.com
Sito italiano: wwws.warnerbros.it/flagsofourfathers/
Cast: Ryan Phillippe, Adam Beach, Jesse Bradford, Jamie Bell, Paul Walker, Neal McDonough, Joseph Cross
Produzione: DreamWorks SKG, Warner Bros., Amblin Entertainment, Malpaso Productions, Warner Bros. Pictures Inc.
Distribuzione: Warner Bros.Data di uscita: 10 Novembre 2006 (cinema)