Uno straniante connubio: una veste acustica prende il posto dell’originaria potenza tipicamente hard rock e risuona melodie già note. Le hits dei Foo Fighters riarrangiate dal vivo provocano una sorprendente sensazione di spiazzamento. Una migrazione verso un territorio già esplorato nel precedente LP.
Forse dai Foo Fighters ci si poteva anche aspettare una raccolta di successi. Dopotutto non ci sarebbe stato niente da ridire: la band dell’ex batterista dei Nirvana, Dave Grohl, ha superato il decimo anno d’età, il quinto album in studio (di cui uno, l’ultimo “In your honor”, doppio), e ha riscontrato un buon successo grazie tanto al suo onesto hard rock, quanto alla popolarità di Grohl, che quando fondava i FF, nel 1995, godeva già dello status di star entrata di diritto nella costellazione del rock. Ma per la celebrazione antologica evidentemente c’è ancora tempo, nonostante l’età non più giovanissima, e allora prende corpo un tour acustico da cui deriva questo album, che permette un maggior grado di relax alla band.
È una inevitabile virata (esigenza?) decisiva verso un nuovo orizzonte stilistico o soltanto un divertissement isolato? Forse la verità sta nel mezzo, visto che già l’ultimo “In your honor” era composto da due dischetti, uno elettrico e uno appunto acustico. E per dirla tutta già negli album precedenti troviamo degli inserti riflessivi, molto efficaci e convincenti perché introdotti, come piacevoli varianti, in contesti hard-oriented, per cui è lecito pensarli come a delle licenze nell’ambito del mood espressivo più consono. Questa constatazione mette anche in evidenza il principale limite di “In your honor”: molto convincente l’elettrico Dr.Jekyll, e molto noioso il suo opposto Mr.Hyde acustico.
Ma qui la faccenda è diversa, si tratta dei vecchi successi, delle canzoni che ai concerti il pubblico già conosce e canta in coro. Ma di nuovo, alla fine, c’è ben poco, perché le ballate presenti sui dischi registrati in studio sono qui riproposte e non aggiungono nulla al “catalogo” (“Walking after you”, “Times like this”, “Friend of a friend”, ecc…). Le versioni “addolcite” d’altra parte risultano sostanzialmente degli ibridi poco riusciti: “My hero” è la brutta copia di una bella canzone; idem per “February star” ed “Everlong”; “Best of you” abbina, non senza uno stridente contrasto, i vocalizzi urlati con la sterile base di una chitarra acustica. I risultati migliori si sentono in “Cold day in the sun”, che ha un bel tiro ed è arricchita dagli interventi di un saxofono; in “Big me”, dove una voce femminile si mischia alla voce di Grohl, un pianoforte fornisce una gradevole variante e il tempo rallentato sembra si adatti meglio alla canzone.
Così ecco evitato il “Greatest hits” a beneficio di un disco live piuttosto deludente. I Foo Fighters non sono mai stati una band che faceva della sperimentazione la sua peculiarità, ma avevano il merito di suonare un buon hard rock, piuttosto conservatore ma divertente e ineccepibile in qualità e cura dei dettagli; ora, nostro malgrado, non fanno più neppure quello.
Tracklist:
1.Razor
2.Over And Out
3.Walking After You
4.Marigold
5.My Hero
6.Next Year
7.Another Round
8.Big Me
9.Cold Day In The Sun
10.Skin And Bones
11.February Stars
12.Times Like These
13.Friend Of A Friend
14.Best Of You
15.Everlong